Edipo re/Edipo a Colono. La fine è nota

Una tragedia ad orologeria. La fine è nota, la suspense legata sola alla raccolta di voci sparse che ridisegna la verità frammento dopo frammento: Edipo danza con i propri spettri, il fato incombe sul suo regno. La maledizione predetta dagli oracoli si compie con geometrica precisione: ucciso il padre e sposata la madre, poi l’impossibilità di lavare a propria colpa, legata alle sorti di un’intera città. Solo e ramingo, accompagnato da figlie nate da un amore impuro, il vecchio protagonista avrà modo di lasciare un’eredità di pace, bestemmiando gli dei per quel destino che lo ha designato vittima inerme di una macchinazione celeste.

Atmosfere da Blade Runner per l’Edipo re sofocleo allestito dalla compagnia Mauri Sturno: una vasca colma di acqua ristagnante al centro del palco, atmosfere distopiche (quasi un’eco dell’opprimente inquietudine del Tarkovskij di Stalker), guardaroba in comune con la serie di Matrix. Il geniale adattamento di Andrea Baracco non tradisce parole e fatti: un monumentale Roberto Sturno agita le mille versioni della stessa storia con angosciosa grazia, Barbara Giordano è una sublime e sensuale Giocasta, Mauro Conte un raffinato Creonte. Poi Tiresia, ovviamente, un maestoso Glauco Mauri di stampo quasi fantasy, brillante, arguto e luminoso su uno straniante tappeto di musica industrial. Sullo sfondo, in slow-motion, la tragedia prende corpo grazie alle intuizioni sceniche di Marta Crisolini Malatesta, un piano inclinato che regge impiccagioni e accecamenti con sfolgorante visionarietà.

Dopo l’intervallo è Mauri a vestire i panni di Edipo a Colono in una messinscena più tradizionale firmata dallo stesso attore protagonista. Maturato il dolore, ancora gli oracoli intervengono per riportare lo sventurato al centro delle mille comuni battaglie per il potere. La pietà delle figlie (Laura Garofoli e ancora Barbara Giordano) conduce il vecchio cieco alla corte di Teseo (Laurence Mazzoni), mentre nuove rivelazioni sono pronte a scuotere la Grecia. Sul palco del Teatro Vittorio Emanuele anche le efficaci interpretazioni di Woody Neri, Mauro Mandolini e Paolo Benvenuto Vezzoso, voci di speranza e condanna in un mondo lordato dalla violenza.

Domenico Colosi