L’ex sovrintendente Saija: “La mancata approvazione del bilancio è la madre di tutti i problemi”

Tutte le volte che ho concluso una esperienza professionale ed istituzionale ho sempre ritenuto che fosse necessario un doveroso distacco e grande rispetto, formale e sostanziale, nei confronti dei soggetti esistenti e nuovi che quella esperienza continuano ed intraprendono e della loro attività e delle modalità con cui intendono condurla.

Così come grande rispetto ho sempre riservato a chi mi aveva preceduto nelle mie esperienze professionali ed istituzionali, non partecipando alla diffusa e, spesso meschina, prassi di aggredire il passato per trovare alibi alle difficoltà, ed a volte all'incapacità di affrontare i problemi del presente.

Non mi meraviglio, certo, dopo l'esperienza di quasi cinquanta anni nel mondo della PA, che altri si comportino diversamente. Anzi considero tali comportamenti prevalenti e sempre più diffusi, e ciò avvalora un contesto delle istituzioni e della società sempre più degradato e privo, eticamente, della cultura del rispetto, cultura che richiede dignità e interesse per il bene delle istituzioni che si amministrano e non dei propri, siano essi di immagine, economici, di consenso politico, di rivalsa di rivincita, di vendetta etc.

Avverto l'esigenza di intervenire, pertanto, non per replicare ad alcune affermazioni o per partecipare al rituale delle accuse e delle difese, ma per l'esigenza di alcune precisazioni che possano consentire di cogliere quali siano gli effettivi problemi del Teatro, problemi, indubbiamente grandi e complessi, senza correre il rischio di eluderli per inseguire prospettazioni destituite di fondamento e che risultano lesive degli interessi dell'importante istituzione cittadina.

Mi riferisco, principalmente, al tentativo, non nuovo, ma che in questo ultimo periodo ha assunto toni non accettabili, di volere accreditare una situazione economico-finanziaria e amministrativa del Teatro allo sbando e di un Ente in dissesto finanziario. Tale configurazione è falsa, distorce la realtà, crea gravi danni all'immagine dell'Ente e impedisce di affrontare i veri complessi nodi del Teatro.

Abbiamo, fin dall'inizio, prestato attenzione alla situazione ed agli strumenti economico-finanziari..

Come risulta dalle deliberazioni del CDA, entro i primi mesi di attività ed entro il 2014, sono stati approntati ed approvati conti consuntivi e preventivi fermi al 2012, sino al bilancio di previsione del 2015 ed il consuntivo del 2014.Con tale intensa attività si è delineato un quadro chiaro della situazione economico-finanziaria che ha consentito di approvare, con consapevolezza, un piano pluriennale industriale di sviluppo. Piano che ha consentito: la riapertura del Teatro con la stagione 2014/2015, la ripresa delle produzioni, il processo di consolidamento dell'attività degli orchestrali, l'avvio delle circuitazioni, l'estensione temporale dell'attività del Teatro a tutto l'anno, l'estensione dell'attività del Teatro su altre strutture e territori, l'avvio organico delle attività espositive, l'avvio dell'attività di sperimentazione e ricerca della Laudano, lo sviluppo dell'attività di danza, la programmazione della stagione 2015/2016, con la ripresa della lirica e con la prima stagionalizzazione di orchestrali. Il tutto in un quadro di assoluta compatibilità economico-finanziaria. La riprova sono le inequivocabili risultanze della chiusura del conto consuntivo 2015, documento formalizzato da mesi ed agli atti del CDA ed a tutti noto. A dispetto di quanto si intende a tutti costi veicolare il conto chiude con un avanzo di amministrazione di circa 4.000.000 di E. Da cui dedotte le somme vincolate e non distraibili, risulta una massa finanziaria di circa 1.100.000, di cui circa 300.000 destinate ad incrementare il fondo investimenti e le altre in fondi vincolati a vario tritoli, autonomamente definiti dall'Ente ed il cui utilizzo, nel rispetto delle regole contabili, è rimesso all'autonomia dell'Ente. La tecnica contabile della creazione dei fondi, attuata nel rispetto della legge, ha consentito di mantenere al Teatro circa 1.000.000 di E, che dovevano, altrimenti, essere restituiti alla Regione. Tale massa finanziaria era ed è un volano di sostegno e sviluppo dell'attività del Teatro, se, opportunamente utilizzata con competenza e professionalità, e se utilizzata, con i necessari strumenti contabili, senza relegarla al ruolo di mero accantonamento contabile.

Sfido chiunque all'interno ed all'esterno dell'Ente a dimostrare che la realtà sia diversa da quello che qui ho rappresentato.

Se, pertanto, il Teatro ha una situazione economico-finanziaria, quale quella da me esposta, da dove derivano i problemi?

I problemi per sintetizzare derivano, per un verso dagli ingiustificati ritardi con cui la Regione ha erogato i flussi finanziari spettanti e dovuti al Teatro e dall'altro, e con effetti prevalenti dalla mancata approvazione del bilancio di previsione 2016. Su tale questione si ritornerà in seguito per sottolineare, preliminarmente, che la mancata approvazione crea gravi danni all'Ente ed è il motivo per cui spese programmate ed ineludibili, come quelle degli spettacoli della stagione conclusa 2015/2016, assunte nell'ambito di una assoluta compatibilità economico-finanziaria, non hanno consentito ai competenti uffici di assumere i relativi formali impegni di spesa.

Le spese di cui tanto si discute, secondo alcuni di oltre 1.000.000 di E non sono, pertanto spese prive di copertura finanziaria, ma "orfane di bilancio".

Mi perdoneranno, pertanto, i revisori se manifesto in questa sede forti perplessità sulla configurabilità di tali spese come debiti fuori bilancio, istituto che ha una specifica e vincolante disciplina quanto a procedure di riconoscimento ed accertamento, requisiti che non sembrano rinvenibili in tale fattispecie.

E' indubbio che se il bilancio non viene approvato in tempo, qualcuno dovrà assumersene la responsabilità. Per contribuire al tema posso solo dire che pochi hanno prestato attenzione al fatto che su mia sollecitazione il CDA del Teatro si è riunito in data 29 dicembre ed ha adottato il bilancio di previsione 2016 con deliberazione n 56 . A tale atto gli uffici ed i revisori una volta insediati hanno ritenuto non si dovesse procedere alla trasmissione alla Regione per il necessario adeguamento alla L. 118 di armonizzazione degli strumenti finanziari. Adeguamento impossibile sino al momento in cui la Regione non avesse fornito le necessarie istruzioni ed indicazioni, tra cui la missione di riferimento; elementi forniti solo qualche mese fa. In tale quadro già ad aprile avevo presentato al CDA con una articolata relazione lo schema di un bilancio di previsione nel quadro della pianificazione strategica pluriennale. Tale schema prevedeva entrate e spese con adeguate ed ampie motivazioni . In quella sede il CDA ritenne legittimamente, anche se con il mio evidente dissenso, di abbandonare il terreno di un bilancio di sviluppo per uno di contenimento. Anche questo schema è stato predisposto con una mia relazione critica agli atti e trasmesso al CDA.

Da questo momento la storia non mi appartiene più, ma riguarda la responsabilità di coloro che hanno competenza, a partire dagli uffici, ai revisori che devono rendere il parere, a chi il bilancio lo deve presentare, a chi lo deve adottare, a chi deve approvarlo.

Un dato è certo, la mancata approvazione del bilancio è la madre di tutti i problemi e di tutte le difficoltà, anche per il fatto che la sua mancata approvazione impedisce l'avvio delle attività necessarie al reperimento di autonome risorse finanziarie che sono il presupposto ineludibile per la vita futura del Teatro, in un contesto in cui il contributo regionale si riduce al punto da non consentire la coperture delle spese di personale e funzionamento.

Credo di aver dato un piccolo contributo all'operazione verità che qualcuno intende condurre, operazione che ritengo possa essere agevolata dal fatto che per la prima volta nella storia del Teatro sono stati attuate su precisa scelta regole e criteri di trasparenza su tutti gli atti e i provvedimenti dell'Ente e che consentono, ad esempio a tutti di visionare i verbali dei revisori dei conti cui mi sia consentito un encomio per la loro intensa attività e per il loro impegno.

Chiudo con una notazione, questa sì di carattere personale: un sincero invito a chi come consigliere del CDA inventa banali motivazioni delle mie dimissioni di astenersi da simili esercitazioni. Le motivazioni delle mie dimissioni attengono a miei valori etici e professionali di ben altra matrice e sono, sostanzialmente l'espressione della mia libertà.

Antonino Saija