Performance di Virginia Raffaele: un fatato gioco di specchi

Performance di Virginia Raffaele: un fatato gioco di specchi

Tosi Siragusa

Performance di Virginia Raffaele: un fatato gioco di specchi

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sabato 11 Novembre 2017 - 07:46

Non solo sketch ma sapiente fotografia di uno spaccato di costume e società

Per quasi due ore Virginia Raffaele, anche sul palcoscenico del teatro cittadino, con il suo ultimo spettacolo in programmazione dal 9 all’11 novembre, organizzato da Euphonya Management, avvince gli spettatori accorsi numerosi. E la sua Performance già dall’intitolazione essenziale – “Performance è metafora umana”, come dirà a ripetizione Marina Abramovic, feticcio dell’intera serata – contiene in nuce il carattere dell’evento, retto con maestria anche nei ritmi sostenuti e nei frequenti cambi d’abito, il tutto condito dalla estrema versatilità di Virginia Raffaele, che agisce praticamente da solista.

L’artista è altresì coautrice dello spettacolo, che ha l’intento, brillantemente riuscito, di rendere non solo una carrellata di imitazioni (mettendo insieme quelle migliori del suo repertorio) ma di consegnare al suo pubblico i tratti salienti che a suo dire connotano i comportamenti e il costume dell’attuale società, passando attraverso la resa di diversificate espressioni attinte in vari campi. Così le varie personalità divengono oggetto di “autentica” interpretazione, con l’obiettivo di coglierne l’anima, oltre che le caratteristiche – gestuali, espressive e vocali – che l’artista sempre riesce a fotografare, da eccellente “ladra di facce”. Una buona regia contribuisce in gran misura alla egregia resa di uno spettacolo e così è nel caso di specie,ove il nome di Giampiero Solari non è di certo sconosciuto. Il maestro Teo Ciavarella si esibisce dal vivo con accompagnamento al pianoforte durante le esibizioni e le puntuali video proiezioni di Dino Sturiale scandiscono i cambi di scena e personaggio. I personaggi migliori sono apparsi quelli trattati con maggiore irriverenza, a cominciare dall’imitazione di Belen Rodriquez, rappresentata attraverso tentativi, niente affatto mascherati, di attrarre e imporre la sua esibita fisicità, dimentica anche del perché delle sue esibizioni – “Non so che lavoro faccio e sto sempre a chiedermelo”- intatta nelle sue fattezze nonostante il passare del tempo, mentre la copertina di “Chi” invecchia al posto suo, in una parodia de Il ritratto di Dorian Gray. Anche l’etoile storica Carla Fracci viene proposta nella sua grazia alquanto evanescente e compassata mentre si muove attraverso improbabili passi di danza; si passa poi alla smemoratezza e ai borbottii della splendida artista Ornella Vanoni, che rievoca il passato artistico (ad esempio le serate canore con ”la Patti”, definita nel suo aspetto attuale quale “Fantomas” o prototipo di avatar) interloquendo con l’attonito pianista, che invano tenta di riportarla alla realtà. Il “catalogo” ricomprende poi la criminologa parecchio ossigenata Roberta Bruzzone, riproposta nella sua ossessiva lettura degli assunti più dark della cronaca rappresentata, il personaggio della performer Marina Abramovic, in spezzoni di foto e poi dal vivo, mentre impartisce una lezione di arte contemporanea, in cui si compendia il suo voler essere sempre protagonista dell’effimero , eternamente al centro della scena. Poi ancora, la ragazzina scaricata dai talent che predica il suo esser incompresa, e risponde al nome di Giorgia Maura, fino alla fantomatica ”poetessa” brasiliana, il transessuale Paula Gilberto Do Mar, che ritiene di essere “altra cosa, e poesia”, resa con fantasiosa personalizzazione, e la resa di un gran fascino. Francesca Pascale non è poi tralasciata, anche per il suo prevedibile ritorno in scena,nei panni di soubrette dell’avanspettacolo napoletano, nell’esuberante ruolo comprimario dell’onnipresente capo comico, l’ex cavaliere Silvio Berlusconi, del quale rievoca le eroiche gesta. L’interpretazione parodistica di Maria Elena Boschi, a mezzo video ripetuti, quasi una bamboleggiante apparizione, completa il mosaico.

Serata frizzante e godibile che scivola via leggera, lasciandosi dietro una scia di buon umore e positività, e l’ovvia considerazione che la Raffaele cattura il pubblico anche per l’amore che, come si intuisce, nutre per le sue creature-che non la ricambiano definendola “quella” – e per la bravura anche in ambito canoro, ove le sue sorprendenti doti non sono passate certo inosservate. In conclusione, della performer Virginia Raffaele si continuerà a parlare ancora per molto e i personaggi che riesce a inanellare rimangono nell’immaginario collettivo, apparendo quasi più veri di quelli reali, in un gioco di specchi ove ci si perde e confonde come in un universo fatato.

Tosi Siragusa

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