“La Traviata delle camelie”, dalla tragedia alla farsa

La triste storia della cortigiana Marguerite e del suo disperato amore per Armand: gioco di seduzione all’ombra di una tragedia incombente, vertigine della purezza travolta dall’inesorabile onorabilità borghese. “Un’eccezione degna di essere raccontata”: due volte e con esiti diversi. Dalla “Signora delle camelie”, capolavoro di Alexandre Dumas figlio, alla “Traviata” musicata da Giuseppe Verdi dal libretto di Francesco Maria Piave: Marguerite-Violetta e l’irridente sfida alla convenzioni in una Parigi febbrile e decadente, lo spettro di una morte prematura ad innalzare il tono della tragedia a linguaggio universale di eros e tanathos, mappa geografica dei sentimenti umani ad uso e consumo di un mondo sordo e indifferente.

Dall’espediente quasi manzoniano di una circolare ministeriale che impone ai comici televisivi l’adozione di un classico ottocentesco, Dario Vergassola e David Riondino imbastiscono “La Traviata delle camelie”, passeggiata pop tra opera lirica e letteratura, nobile scappatoia per esplorare vizi e paradossi del presente. Con l’attore fiorentino nei panni di un attento e compito narratore, il sodale si appropria della parte della fastidiosa zanzara, dell’uomo comune trafitto da mille pregiudizi sul reale valore dell’opera lirica: da qui le interruzioni, le battute, i parallelismi con il presente in un contrappunto che innesta nella narrazione i nomi di Renzi, Brunetta, Salvini, Berlusconi e affini. Inevitabili i giochi con l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele diretta dal maestro Augusto Vismara, le domande del curioso o il tenero sberleffo per i musicisti apparentemente meno impegnati: repertorio classico in molti casi destinato ad un doveroso aggiornamento. Lo sparuto pubblico presente apprezza a più riprese, con le note di “Libiamo ne’ lieti calici” o “Amami Alfredo” a restituire solennità allo spettacolo. Fondamentale, in questo senso, l’apporto dell’ensemble International Chamber Players composto dalla soprano cinese Beibei Li con Fabrizio Battistelli al clarinetto e Riviera Lazeri al violoncello.

Per lunghi tratti gradevole al di là di un gioco delle parti espresso in modo quasi caricaturale, “La Traviata delle camelie” si rivela talvolta monocorde nell’esposizione e ripetitivo nel lavoro di disturbo messo in atto da Vergassola: tra il bignami e lo sketch televisivo, la storia di Marguerite-Violetta raramente diviene reale spunto per una feroce satira nei confronti nel presente, con un comicità che procede spesso spedita su lidi già battuti e di sicuro affidamento.

Domenico Colosi