Viadotto Ritiro e nuovo svincolo, in sintesi: “Noi speriamo che ce la caviamo”

La buona notizia è che il viadotto non è crollato. Finora. Nonostante due anni di inerzia, incapacità di dare risposte e nonostante la presenza costante, per ore ed ore, per giorni e giorni e per mesi, di migliaia di auto immobili sulla stessa corsia unica, imbottigliate lì per sfidare la sorte, le leggi della fisica e della statistica.

La cattiva notizia è che nonostante la buona volontà dei Democratici riformisti, “capeggiati” da Beppe Picciolo che è riuscito nell’impresa titanica di mettere finalmente insieme tutti i protagonisti della “farsa viadotto Ritiro”, i disagi continueranno almeno, nella migliore delle ipotesi e con il più sfrenato ottimismo per tutto il 2014 e per metà del 2015. Successivamente è probabile che grazie ad un bypass il viadotto resterà chiuso per altri due anni per i lavori di messa in sicurezza e quindi affronteremo altri 24 mesi di disagi, ma di genere diverso rispetto a questi. Quindi cambieremo tipologia di disagi e di lamentele. Ma ripetiamo, questa è solo la migliore delle ipotesi, perché, in base a quanto abbiamo visto finora, è più che probabile che per almeno un anno finiremo con il dover utilizzare la strada statale da Ortoliuzzo a Messina che quanto a pericolo e a “vecchiaia” se la gioca con quella che fece San Paolo a Damasco.

Sono state due ore surreali quelle del dibattito che si è tenuto a Palazzo Zanca, organizzato dai Democratici Riformisti che sono però riusciti nell’obiettivo di far parlare Cas, Protezione civile, Anas, Comune, Genio civile nonché direttori dei lavori, ingegneri, dirigenti, addetti ai lavori e politici. E non è un risultato da poco, visto che dopo che l’ingegnere capo del genio civile Gaetano Sciacca, ha rinnovato l’allarme sullo stato di pericolo e di rischio crollo del viadotto Ritiro, richiamando lo studio dell’Università che è proprio all’origine della corsia unica, i rappresentanti di Anas, Cas e Protezione civile, lo hanno guardato come se fosse un marziano, perché loro, quello studio non l’hanno letto. Insomma, sembrava di essere tornati indietro nel tempo a due anni fa, quando è iniziata la telenovela dello svincolo di Giostra e del giunto più bello del mondo, quello che solo noi potevamo scegliere, un giunto talmente raro che pare vi sia un pool di esperti in giro per il globo alla ricerca di eventuali pezzi di ricambio. Poiché i lettori di Tempostretto conoscono bene, anche per testimonianza diretta, il calvario della Messina-Palermo, nel tratto Villafranca-Boccetta, non li tedierò con il resoconto del dibattito, a tratti molto teso, soprattutto quando si è scoperto che dopo due anni stavamo tornando a discutere di nuovo le premesse. Farò la sintesi di quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi. Ovviamente l’assunto è che le file continueranno, quindi non cercate tra queste righe il miracolo perché non lo troverete. L’unico miracolo riuscito a Picciolo e ai Dr è fare parlare i vertici delle istituzioni interessate, che già da lunedì si incontreranno. Ed è già tanto.

L’amministrazione comunale, come spiegato dall’assessore De Cola che la sua parte l’ha fatta e l’ha fatta nei tempi giusti, ha pronto il progetto per la realizzazione del by pass poggiato su terrapieno con lo svincolo, soluzione questa che potrebbe servire anche da “via di fuga” per il viadotto e, soprattutto, da svincolo durante i lavori di messa in sicurezza. Soltanto dopo si potrebbe procedere con l’apposizione del giunto ed alla soluzione ufficiale, ma è probabile a questo punto che una soluzione normale e rapida diventi quella definitiva. I lavori potrebbero durare sei sette mesi ed essere eseguiti dalla Ricciardello, che è pronta a fissare anche ritmi europei ai cantieri.

“Noi siamo a disposizione per tutto- ha chiarito De Cola- e se riusciamo ad avviare l’iter subito in sette mesi saremo pronti con il by pass”. C’è solo un dettaglio, il Comune non ha le risorse e se si dovesse affidare il progetto ad un soggetto terzo il rischio è che dovrà bandire una nuova gara d’appalto e quindi dovremmo aggiungere a questi sette mesi quelli necessari per il bando, con annessi e connessi, quindi ricorsi etc etc. (vedi articolo a parte).

La Protezione civile, come spiegato dal dirigente regionale Calogero Foti “non ha la possibilità di mettere da subito le risorse, a meno che non vengano inserite nei finanziamenti 2014-2020, ma cercheremo di trovare insieme una soluzione”. Attingere ai fondi 2014-2020 equivarrebbe a vedere l’inizio dei lavori nel 2016. L’unico modo per avere subito le risorse “d’emergenza” sarebbe, paradossalmente, il crollo del viadotto, fatto che nessuno si augura. Il problema quindi resta tutto e tutto nella sua difficoltà burocratica da risolvere.

Il nuovo svincolo di Giostra e la messa in sicurezza del viadotto Ritiro hanno un destino ormai legato indissolubilmente ed i guai della prima struttura sono incatenati a quelli della seconda. Quindi, per la cosiddetta “bretella”di Giostra, è tutto pronto, ma c’è il nodo (e che nodo) delle risorse, mentre per la messa in sicurezza del viadotto Ritiro il problema è duplice: chiuderlo subito o attendere il by pass? Ed è davvero grave la situazione da rendere indispensabile la chiusura?

Su questo punto il presidente del Cas Faraci ha annunciato che darà disposizioni già da oggi per una verifica tecnica sul rischio crollo del viadotto.

Se lo studio dovesse verificare che quotidianamente sfidiamo la sorte e le leggi della fisica il viadotto verrà chiuso e l’intera Sicilia orientale moderna si fermerà a Rometta-Villafranca, costringendo il popolo dell’autostrada Messina-Palermo, tir compresi, a usare la strada statale fino al Boccetta. Il tutto per almeno due anni, a meno che non venga realizzata in tempo la “bretella di salvataggio” progettata dal Comune che potrebbe fungere da “svincolo” in attesa che il Cas possa poi provvedere al famoso giunto di collegamento tra autostrada e rampa d’accesso per chi viene da Palermo. Del resto, come chiarito dal Cas il bando per la messa in sicurezza è pronto e si può procedere celermente.

La situazione continua quindi ad essere drammatica, ma l’unico spiraglio è che sono tutti intorno ad un tavolo per trovare non una soluzione, perché quella c’è, ma il modo per accelerare i tempi e diminuire i disagi.

“E’ assurdo che nel 2014 non riusciamo a stabilire la vita media di una struttura e rischiamo di dover chiudere la Messina-Palermo costringendo tutti a dovere usare ponti e strade del dopoguerra- ha tuonato Picciolo- I documenti o sono bianchi o sono neri. Noi vogliamo certezze, perché non è così che si può andare avanti. La politica ha un ruolo solo se dà risposte, ma qui ci troviamo di fronte a soggetti che non si parlavano o non si parlavano nel modo giusto”.

Morale della favola, dal punto di vista tecnico e dei disagi siamo allo stesso punto di due anni fa. In più ci sono solo due novità: da un lato lo spiraglio del by pass del Comune, che però non ha i soldi, e dall’altro la nube scura del rischio crollo del viadotto. Nel bel mezzo restano le file che continueranno.

Insomma, parafrasando il film con Paolo Villaggio “Noi speriamo che ce la caviamo”

Rosaria Brancato