Messina: una città al collasso. IL VIDEO

Questa città si può chiamare con diversi appellativi: la porta della Sicilia, la città dello Stretto, quella del terremoto del 1908, la vecchia Zancle. Oggi, però, sono due le cose che caratterizzano, più di ogni altra, la sua situazione: la crisi economica e l'emergenza lavoro. Messina è diventata, nel corso di anni di cattiva amministrazione, di clientelismo, la città del dissesto. Un nuovo Sulcis che ancora non è esploso in tutta la sua drammaticità: vuoi per il carattere indolente dei siciliani, che qui assume toni esasperati; vuoi per la rassegnazione di chi non ha mai vissuto una condizione di benessere prima di sprofondare nuovamente nella disperazione.

Il dissesto messinese riguarda soprattutto i conti del Comune, che influenzano la situazione finanziaria delle società partecipate e, a cascata, il mondo del lavoro. Dopo dibattiti, relazioni, conferenze stampa, non è ancora chiaro di quanto Palazzo Zanca sia in debito: un documento inviato dall’Area coordinamento economico finanziaria del Comune alla Corte dei Conti e datato 5 novembre 2012 stima l'ammontare del deficit a 60 milioni di euro. Ma i tre esperti nominati dal commissario straordinario Luigi Croce (che è subentrato a Giuseppe Buzzanca del Pdl, dimissionario con nove mesi di anticipo per correre all'Assemblea regionale) parlano di cifre decisamente più alte: 259 milioni di euro di debito che la città si deve accollare per non rischiare il fallimento.

Sotto il palazzo del Comune ogni giorno protestano i lavoratori di una società diversa. Sabato 10 novembre si sono uniti tutti insieme e sono scesi in piazza per rivendicare il loro diritto ad essere pagati. Sono lavoratori delle cooperative di servizi sociali, del teatro, dell'Azienda dei trasporti pubblici, del Comune, dello stabilimento di birra Triscele, delle case di cura private, dell'Ente fiera. È un elenco impressionante, si può dire che ciascun messinese conosca almeno un lavoratore la cui società è in crisi. Da mesi sono senza stipendio o rischiano il licenziamento quasi 4mila famiglie, in una città di 250mila abitanti.

A scuotere le istituzioni cittadine a sette mesi dalle prossime elezioni amministrative, c'è l'interessamento alle finanze del Comune da parte della Corte dei Conti di Palermo. Già lo scorso 9 novembre il commissario Luigi Croce era stato convocato dai giudici per relazionare sullo stato delle casse comunali e sulla capacità dell'Ente di garantire i servizi essenziali alla cittadinanza. Come conseguenza di quell'audizione, i messinesi si erano sentiti promettere lacrime e sangue. Ieri, un altro ultimatum della Corte dei Conti sembra riavvicinare drammaticamente l'ipotesi dissesto, con richieste pressanti per risanare i conti da mettere in atto entro 30 giorni. Intanto, per ridurre le spese del Comune, il commissario Croce ha già stabilito la fine delle attività di quattro Centri Servizio Circoscrizionali, lo stop alle mense scolastiche e ai servizi non essenziali. E dal 31 dicembre non saranno più rinnovati i contratti dei precari delle cooperative e delle società partecipate. Per la città, insomma, si prevedono tempi di magra degni di un dopoguerra. (Ilaria Raffaele)