Società

Terremoto 1908. La travagliata storia dell’epigrafe e l’appello: “Va modificata”

I cittadini messinesi scrivono una lettera aperta al loro Sindaco, Cateno De Luca, in occasione del centenario della morte di Tommaso Cannizzaro (25 agosto 2021), per modificare l’epigrafe che gli venne commissionata nel 1909 in ricordo delle vittime del Terremoto. Ma perchè? È un pezzo di storia che, secondo i firmatari, deve tornare alla sua verità.

Il terremoto

28 dicembre 1908, il terremoto di Messina distrugge la città e toglie tragicamente la vita a metà della popolazione.

Nel 1909 si costituisce a Messina un Comitato, con presidente Ludovico Fulci, per ricordare il primo anniversario del terremoto e si decide di murare una lapide sul viale S. Martino. La sua epigrafe fu commissionata a Tommaso Cannizzaro.

La travagliata vicenda dell’epigrafe

La famosa epigrafe avrebbe dovuto riportare, secondo il volere di Cannizzaro, anche la frase: “tra la maggior desolazione ed il colpevole abbandono”, come testimoniato dalla Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 27-28 dicembre 1909. Chiara espressione di un giudizio negativo sul governo del re e del presidente del Consiglio.

All’affissione della lapide, la frase, però, non era presente. Cannizzaro raccontò di essere stato fortemente invitato a rimuoverla. Convinto, in ogni caso, del suo giudizio, sostituì la frase incriminata con un’altra: “solo da città sorelle e da stranieri soccorsa”. Ma anche a quella fu imposta la rimozione.

Arresosi, allora, modificò ancora una volta l’epigrafe, togliendosene ogni responsabilità, come “semplice incaricato del Comitato malgrado la protesta della propria coscienza”.

L’appello al Sindaco

La lapide si trova adesso sul frontespizio del palazzo comunale, ed è una riproduzione risalente al 1958, dopo che quella del Viale S.Martino fu distrutta per eventi bellici.

In occasione del centenario della morte del poeta, a firmare la lettera aperta al Sindaco sono Pippo Pracanica, Enzo Palumbo, Dario Caroniti, Aldo Di Blasi, Piero Chillè, Nino Arcoraci, Nino Quartarone, Angela Rizzo, Domenico Interdonato, Roberto Sciarrone, Pippo Previti, Antonio Morreale, Antonio Artemisia, Emanuele Castrianni, Giuseppe Restifo, Rosaria Landro, Dino Smedile, Michele Alvaro, Marco Bonanno.

Non potendo organizzare una manifestazione ai piedi della lapide, a causa dell’attuale situazione sanitaria, chiedono al Sindaco di sostituire l’epigrafe “con altra che riporti il più fedelmente quanto da Cannizzaro vergato” per poter “onorare le vittime e ristabilire la verità storica”.