Università Libera tuona: “Abolire i test d’ingresso. Limitano il diritto allo studio”

Mai come quest’anno i test d’accesso ai vari corsi di laurea universitari sono stati discussi. Mai come quest’anno in particolare alla facoltà di Medicina, dove è stato adottato un criterio nuovo, una graduatoria unica per le sedi di Messina, Palermo, Catania e Catanzaro. Ne abbiamo già scritto, ben 434 catanesi hanno passato la selezione, solo 134 messinesi. Diversa bravura o falle del nuovo sistema? Se lo chiede anche il dottor Alfredo Catarsini, di Università Libera, associazione nata da genitori di ragazzi che si sono apprestati a sostenere gli esami di ammissione ai vari corsi di laurea messinesi. Secondo Catarsini, in generale, i test d’ingresso limitano il diritto allo studio ed andrebbero aboliti. Pubblichiamo la sua lettera integralmente.

“La UL (università libera) non ha scopo di lucro e, sempre che non ve ne siano i motivi, non mira a organizzare ricorsi per quei giovani studenti che non sono stati ammessi a frequentare il corso universitario da loro scelto. La UL si ripropone di indurre al ragionamento chi passivamente accetta quella che è definibile come la corsa al massacro del futuro della gioventù italiana.

Premetto che chi scrive, ma sia ben inteso non scrivo a titolo personale, non sa ancora se sua figlia ha passato il test che la separa dai suoi sogni, ma credetemi non è questo il punto, probabilmente anche se lo avesse passato mi accingerei, ci accingeremmo, lo stesso a condurre questa, piccola o grande che sia, battaglia che vediamo come una battaglia di civiltà, per poter affermare che non ci vogliamo arrendere “perché tanto è così”, perché è rinunciando a far sentire la propria voce che si muore giorno dopo giorno, perché è delegando sempre agli altri che si perde quel senso di partecipazione che è alla base della vera democrazia (citazione di Giorgio Gaber).

Ci rivolgiamo quindi a tutti quei parlamentari che possono dare voce a questo pensiero, tutti quegli uomini liberi che in barba ai propri capi gruppo sono capaci di esprimersi liberamente, senza uniformarsi al capo, che ha deciso così e così deve essere. Si è andato a instaurare in Italia negli ultimi anni un circolo tragico che ha portato e continua a portare il vero futuro della nostra nazione, i giovani, a rinunciare in massima parte ai propri sogni. Che futuro deve avere un paese che rinuncia alle proprie ambizioni? Che futuro deve avere un paese che nel migliore dei casi vede fare il biologo o il farmacista a chi voleva fare il medico, il veterinario o viceversa? Stiamo creando persone infelici e questo non va bene. Dall’infelicità cosa volete che nasca se non apatia, lavoro privo di quell’ interesse, di quella curiosità che ha sempre portato a qualcosa di buono. Rinunciamo a trovare nella massa quei quid, quelle scintille di cui abbiamo bisogno credendo di aver già creato quella selezione che porta all’ eccellenza.

Ma davvero credete che quaranta domande di logica creino la vera selezione? Davvero credete che il valido professionista del futuro stia in due ore di compito e in ottanta domande a risposta singola? E davvero credete di poter garantire che tutte le valutazioni dei “compiti“ siano scevre da certamente improbabili ma ahimè possibili esecrabili manipolazioni? Oppure credete che il nostro futuro nasca dal rendere possibile il poter far coltivare ai nostri giovani i loro entusiasmi, il poter dar loro modo di ricercare quelle risposte a quelle domande che scaturiscono dalla loro fame di sapere. Ci sono occhi nati per guardare più lontano di altri, che magari si svegliano più tardi, dopo un curriculum scolastico non brillantissimo, oppure vi sono occhi che sono già pronti ma che non posseggono quelle disponibilità, spesso importanti, per prepararsi adeguatamente ai test. Qualcuno potrà obbiettare che corsi appositi sono stati creati per i meno abbienti, ma ci chiediamo chi si farebbe difendere da un difensore di ufficio in una causa dove la posta in palio è così alta (non ce ne vogliano i difensori di ufficio) .

Perché la vera selezione deve essere determinata da fattori che ogni uomo di buon intelletto vede più come fattori iniqui e inutili? Se le università private, con rette sicuramente non alla portata di tutti, vogliono fare i loro bravi test di ammissione ben vengano, ne hanno tutti i diritti, ma lo Stato è cosa ben più alta e importante di una qualsiasi università privata, lo Stato deve garantire a ogni cittadino la possibilità di perseguire la sua felicità e se questa passa attraverso un diritto allo studio sacro e inalienabile, garantito da una costituzione repubblicana per la quale tanto sangue è stato versato, ebbene questo Stato per ritrovare coerenza con se stesso, con quello che è il suo mandato, deve avere il coraggio di fare un passo indietro e riconoscere che il sistema in atto non solo è profondamente iniquo, ma è propedeutico a quella fuga di cervelli verso l’estero della quale tanto si “preoccupano“ i nostri politicanti.

Per il bene dell’Italia chiediamo che si trovi il coraggio di fare un passo indietro, che si rigarantiscano certi diritti allo studio che oggi appaiono solo ad appannaggio di pochi, che si aboliscano i test di ammissione e si restituiscano ai nostri giovani i mezzi per potersi esprimere più liberamente. Uomini che hanno dato un significato alla vita di tutti noi sono provenuti da tutti i ceti sociali, immaginate come sarebbe claudicante il mondo se se ne eliminassero il cinquanta per cento, immaginate come saremmo tutti più poveri”.