Kostoris: “Da qui riparte una formazione universitaria competitiva per l’Ateneo”

L’università degli studi di Messina, a partire dall’anno accademico in corso, si allinea ai parametri europei in materia di valutazione dell’apprendimento per laureandi, introducendo in via sperimentale i test di valutazione.
Sono dodici complessivamente le istituzioni universitarie in Italia ad aver adottato, sino ad oggi, i programmi di verifica degli esiti dell’apprendimento per quanti si apprestano a concludere la carriera universitaria.
Al fine di illustrare natura e finalità del nuovo sistema di autovalutazione questa mattina, presso l’aula Magna del Rettorato, si è svolto il seminario “La verifica degli esiti degli apprendimenti effettivi dei laureandi”, ospite la professoressa Fiorella Kostoris Padoa Schioppa economista e componente Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca).
“L’adozione di test di verifica per coloro che abbiano completato corsi base e caratterizzanti del proprio percorso di studi – spiega l’esperta – nasce dall’esigenza per le università italiane di tornare ad essere competitive in una società globalizzata e sempre più specializzata.
Occorre investire sul futuro della formazione – invita la componente dell’Anvur – potenziando l’offerta didattica, verificando gli obiettivi raggiunti ed individuando i passaggi migliorativi”.
Si tratta di una procedura con cadenza periodica il cui esito verrà reso noto il prossimo aprile: “I test utilizzati – spiega la professoressa Kostoris – vengono elaborati da autorevoli istituzioni internazionali e sono ampiamente utilizzati nelle più importanti e prestigiose università del nord Europa, dell’America Latina e dell’Asia”.
I test prevedono una serie di domande a risposta aperta ed a risposta chiusa da svolgere in un tempo complessivo pari a 90 minuti.
Ma è sul connubio università e mondo del lavoro che i test di valutazione sembrano giocare un ruolo fondamentale: “Aziende ed imprese siano queste pubbliche o private riescono facilmente ad individuare capacità specialistiche. Nel mercato del lavoro, ad esempio, è facile trovare ingegneri, biologi, architetti; le maggiori difficoltà invece – spiega la componente dell’Anvur – risiedono nella ricerca delle così dette competenze trasversali e generaliste”.
Centrale diviene dunque la ricerca di una buona padronanza linguistica, della capacità di comunicare ed esprimere in maniera corretta il proprio pensiero, di analisi critica e di elaborazione di risposte risolutive di fronte al verificarsi di problemi nuovi ed imprevisti sino alla capacità di saper lavorare in un gruppo: “E’ del tutto evidente – spiega ancora la componente Anvur -che intorno alle capacità comportamentali degli studenti che si formano all’interno dei nostri atenei, l’università potrà incidere poco, mentre sul miglioramento e sul potenziamento delle capacità comunicative le università dovranno far convergere i propri sforzi”.
L’economista cita poi i dati Ocse che vedono l’Italia ancora una volta fanalino di coda e conclude: “Si tratta di un dato tra i più significativi il quale evidenzia come gli studenti italiani siano carenti, rispetto alla media europea, in competenze generaliste: il risultato di uno studio improntato per anni su uno sterile nozionismo incapace di esaltare potenzialità cognitive ed analitiche”.
Emma De Maria