Quando la ricerca scientifica viene fatta a spese proprie…

Sono un professore dell'Ateneo di Messina e quando mi inserisco in un dibattito, firmo con nome e cognome i miei interventi. Amo l'istituzione presso la quale opero. Amo anche la chiarezza, fuori da ogni equivoco e fuori da ogni demagogia, specie quando in gioco vi è la sopravvivenza della nostra Università e dunque vorrei contribuire con il mio punto di vista alla discussione in merito alla raccolta degli esiti della valutazione individuale dei ricercatori promossa dal Rettore Prof. Navarra.

Sono un ricercatore attivo, nel senso che continuo a fare attività di ricerca (cosa che chiunque può verificare adoperando "google scholar search"). Questo nonostante la mia ricerca di carattere sperimentale, che necessita di fondi per il funzionamento e la acquisizione di strumentazione, da anni non riceva alcun tipo di finanziamento. Naturalmente, essendo tenuta non a fare ricerca, bensì ad insegnare, al contempo sono titolare di due corsi che costituiscono il mio carico didattico ed un corso aggiuntivo lo tengo per supplenza non retribuita. Posso dimostrare, dati alla mano, che per quanto possibile provvedo di tasca mia ai bisogni del mio laboratorio di ricerca. I pc con i quali lavoro ad esempio, sono tutti stati comprati a mie spese, così come le stampanti, le risme di carta per le prove scritte d'esame, le cartucce per la stampante, le spese per la pubblicazione degli articoli di ricerca, i piccoli strumenti ed utensili necessari per il mio laboratorio didattico e quanto altro.

Sono a conoscenza di un certo numero di colleghi che si trovano nella mia stessa situazione ed agiscono esattamente come me e dunque mi sentirei di respingere al mittente il cortese invito a "cominciare a lavorare" da parte di chi ritiene di detenere il primato dei sacrifici e dello spirito di servizio.

NON intendo conferire i miei dati VQR al Magnifico Rettore, perché oltre a non condividere i criteri di valutazione e l'operazione politica che essi sottintendono da parte dell'ANVUR (una operazione che io reputo punitiva nei confronti delle Università meridionali), ritengo che, specie in un contesto nel quale mi sembra non sia esattamente percepito il limite tra ciò che è legale e ciò che non lo è, tra ciò che è eticamente condivisibile e ciò che non lo è, la Pubblica Amministrazione non possa permettersi di disattendere le chiarissime indicazioni che provengono dalla Autorità Garante. Sullo specifico della questione mi piacerebbe molto sentire il parere del Pro-Rettore con delega alla trasparenza dei procedimenti amministrativi e alla legalità.

Negando l'accesso ai miei dati personali ritengo, posto che i dati relativi alla attività di tutti i ricercatori sono già nella disponibilità della amministrazione, di non nuocere in alcun modo all'auspicabile processo di avanzamento della qualità della ricerca nel nostro Ateneo. Se è infatti vero, come sostiene il Pro-Rettore Prof. Cuzzocrea, che una certa percentuale di ricercatori è risultata inattiva, i dati ai quali egli si riferisce riguardano il periodo 2004-2010 e dunque non rivestono alcun rilievo ai fini delle valutazioni a venire, sulle quali dovremmo concentrarci per evitare una seconda sonora bocciatura. Concordo sul fatto che un censimento delle attività di ricerca vada avviato da subito, ma non certo quello in relazione al periodo per il quale siamo già stati valutati. Ad una indagine conoscitiva e condotta con cognizione di causa sul triennio 2010-2013 e sugli anni a venire, credo nessuno di noi, a partire dalla sottoscritta, vorrà sottrarsi.

Per quanto riguarda la trasparenza, invito la amministrazione a rendere disponibile e consultabile il quadro complessivo ed il dettaglio della distribuzione dei finanziamenti alla ricerca, inclusi i fondi che avrebbero dovuto costituire il tesoretto della fondazione che si intendeva istituire ed inclusi i copiosi fondi pon e per il rafforzamento strutturale arrivati ed in arrivo, in modo tale da mettere in relazione la produttività di ciascuno con l'entità dei finanziamenti percepiti.
A quel genitore che si interrogava sulla opportunità di iscrivere i propri figli all'Università di Messina, mi sentirei di consigliarla, come farei nei confronti di chiunque, perché mi reputo parte integrante di essa e ad essa, insieme a pochi ma motivatissimi colleghi, cerco di dare il mio contributo al meglio delle mie possibilità. Senza trionfalismi, ma molto nel concreto, rivendico con orgoglio la preparazione dei ragazzi ai quali abbiamo conferito e continuiamo a conferire il titolo di studi.

Antonella Arena

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