La storia si ripete: Accorinti deve dire grazie al centro-destra e a una parte del Pd

Il sindaco Renato Accorinti è salvo e potrà continuare ad occupare lo scranno più importante di Palazzo Zanca sino al 2018. Il primo cittadino deve dire grazie soprattutto ai genovesiani che astenendosi hanno agevolato la bocciatura della mozione di sfiducia (Emilia Barrile, Benedetto Vaccarino, Carmelina David e Francesco Pagano, a cui si aggiunge il forzista della prima ora Pierluigi Parisi); e ai tre consiglieri comunali del partito democratico (Gaetano Gennaro, Claudio Cardile e Pietro Iannello) che si sono espressi con voto contrario, sconfessando del tutto la capogruppo Antonella Russo e riproponendo uno scenario già visto nel 2013.

Tornando indietro nel tempo, infatti, furono le defezioni all’interno del Pd ad impedire a Felice Calabrò di essere eletto sindaco di Messina al primo turno, per soli 59 voti. A remare contro l’elezione dell’ex consigliere comunale, vincitore delle primarie, furono i suoi colleghi di partito: Francesco Palano Quero (sceso in piazza a festeggiare l’lezione di Renato Accorinti), Alessandro Russo, Giuseppe Grioli ed Emilio Fragale, quest'ultimo passato adesso a Forza Italia insieme a tutti genovesiani.

Anche nel centro-destra è una storia che si ripete: non è un mistero che al ballottaggio tra Accorinti e Calabrò l’allora Pdl, che sino a quel momento aveva amministrato la città con la sindacatura di Giuseppe Buzzanca, decise di far convergere i propri voti sul candidato “di rottura”.

Tre anni dopo, gli attori sono diversi, perché i salti della quaglia da una parte e dall'altra hanno completamente mischiato le carte – chi adesso è in Forza Italia nel 2013 era nel partito democratico e chi era nel centro-destra oggi è nel centro-sinistra (vedi qui) ma resta il fatto che per Accorinti, oggi come ieri, sono stati determinanti i voti del partito di Berlusconi, attualmente dominato a livello locale da Francantonio Genovese, e di una parte del partito democratico. Tre anni fa per essere eletto sindaco, oggi per non decadere.

Come ampiamente previsto, la seduta fiume dedicata alla sfiducia consegna un Consiglio Comunale spaccato in due, con più di metà consiglieri (23 su 40) che avrebbero voluto mandare Accorinti a casa e l’altra metà che gli ha lanciato un salvagente, consentendogli di non annegare.

A conclusione dei giochi, la non sfiducia è un lieto fine per tutti, anche per quelli – con pochissime eccezioni – che hanno votato per sì. Il mancato raggiungimento del quorum previsto dalla legge salva infatti non solo la poltrona al sindaco e degli assessori ma anche quella di tutti e 40 consiglieri comunali.

Tuttavia, dopo il voto frammentato dei gruppi consiliari, la resa dei conti sarà inevitabile. Non tanto dentro Forza Italia – dove la strategia genovesiana “liberi tutti” ha dato i suoi frutti, cioè non decadere e non dare alibi al sindaco Accorinti – quanto in casa Pd e in generale nella coalizione di centro-sinistra, che su questa sfiducia aveva provato a ricompattarsi rinnovando l’alleanza stretta nel 2013.

Alla luce di quanto successo in Aula, è evidente che le prove generali di sinergia hanno avuto un esito disastroso e di questa situazione tutta messinese i partiti di centro-sinistra dovranno comunque tenere conto in vista dei prossimi numerosi appuntamenti elettorali, che inizieranno nella seconda metà del 2017 con le regionali e proseguiranno sino al 2018 con le politiche (salvo elezioni anticipate) e le amministrative.

Danila La Torre