Renzi è il segretario del Pd: “Ora tocca a noi”. A Messina vince con il 63,91%

Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico.

Andando oltre le aspettative e le previsioni, anche sui votanti, lo sconfitto delle primarie del 2012, il rottamatore visto dall’apparato come un corpo estraneo, un anno dopo si prende una rivincita e incassa una vittoria tonda che lascia a venti punti di distanza il candidato dell’apparato, Gianni Cuperlo.

Matteo Renzi, un anno dopo. La prima vittoria è stata l’affluenza, quasi 3 milioni di elettori, di gran lunga più di quanto il partito si aspettasse, più dell’affluenza del ballottaggio dello scorso anno con Bersani e quasi quanti nel 2009.

Il sindaco di Firenze sbaraglia le previsioni ed a livello nazionale sfiora il 68% dei consensi, lasciando indietro Gianni Cuperlo con il 18% e Civati, che si attesta al 14%.

La Sicilia va in leggera controtendenza, per la presenza di roccaforti cuperliane come Enna e vede restringersi la forbice tra i candidati: Renzi 60% (quasi 60 mila voti), seguito da Cuperlo con il 28,3% e Civati 11,6%.

Messina diventa Renziana. Alla chiusura delle urne nella provincia di Messina l’affluenza è stata di 16.044 votanti, di cui 3.534 nel capoluogo.

Il vincitore nei 79 seggi di città e provincia è Matteo Renzi con 10.235 voti, pari al 63,91% del totale. Seguono Gianni Cuperlo con 3.405 (21,27%%) e Pippo Civati con 2.372 (14,81%).

Negli otto seggi di Messina la percentuale per il sindaco di Firenze si abbassa: Renzi ha conquistato 1.985 voti (56,71%), mentre le distanze tra gli altri due sfidanti si fanno sottilissime appena 34 voti, con Cuperlo al 22, 14% (774voti) e Civati al 21, 14% (740 voti). Se si considera che i civatiani a Messina non avevano alle spalle alcun deputato, arrivare terzi con questa percentuale è un ottimo risultato. Per il gruppo Panarello invece il 22,14% di Cuperlo è deludente. In base alle percentuali riscontrate i nove seggi spettanti alla provincia di Messina e quindi i delegati per l’Assemblea nazionale potrebbero essere così ripartiti: Renzi 6, Cuperlo 2, Civati 1.

I nove componenti dell’Assemblea saranno tutti nuovi tranne Laccoto che ne faceva già parte. Tutti gli altri candidati nelle tre liste sono infatti nuovi rispetto agli uscenti.

«Da qui riparte il Pd- dichiara il segretario provinciale Basilio Ridolfo -. I risultati confermano la necessità di investire su una nuova classe dirigente. Un particolare ringraziamento, ci tengo a ribadirlo, va agli oltre 350 volontari impegnati per oltre 13 ore nei nostri circoli e gazebo per garantire il regolare svolgimento di questo straordinario esercizio di democrazia».

Nelle prossime ore fioccheranno analisi e commenti al voto messinese. Non si sono registrate le percentuali dell’anno scorso ed appare chiaro che le truppe genovesiane non si sono mosse in massa né tutte nella stessa direzione, come attesta l’unico dato in controtendenza, quel 56,71% di Renzi a Messina città rispetto anche al dato provinciale, 63,91% più in linea con quello regionale e nazionale. Non è buono il risultato registrato da Cuperlo,del resto come in tutta Italia, mentre Civati ha “rischiato” di arrivare secondo in città.

Nel frattempo, a metà spoglio in corso quando è apparsa chiara la vittoria il sindaco-rottamatore che l’anno scorso l’apparato aveva indicato come “il corpo estraneo” ha voluto ringraziare elettori,volontari, sostenitori:

“Grazie ai cittadini che hanno dato una prova commovente. Gli italiani hanno dimostrato un grande coraggio, perché hanno deciso di fidarsi. Ci vuol coraggio oggi ad affidarsi alla politica. Lo hanno fatto, adesso non ci sono più alibi, dobbiamo cambiare subito. Non ci hanno dato solo 2 euro, ma ci hanno dato l’idea che la passione e il coinvolgimento fanno cambiare le cose. Io non sono orgoglioso di me né per me, ma di voi. Se mi avete dato la fascia di capitano di questa squadra non mi tirerò indietro. Sono orgoglioso di voi per ogni volantino che avete dato, per ogni chilometro che avete fatto, per ogni ora di sonno che avete perso per discutere con gli altri delle altre mozioni. Conosco i sorrisi e le lacrime di chi si dedica alla politica e a volte perde. L’anno scorso quando abbiamo perso vi ho chiesto di andare il giorno dopo al lavoro con il sorriso. Ve lo ripeto. Oggi, che abbiamo vinto, pensiamo a tutte le volte che abbiamo perso. Pensiamo a chi non ce la fa, a chi non sta bene, a chi cade e pensa di non farcela a rialzarsi. Oggi che abbiamo vinto dobbiamo pensare a questo. Adesso tocca a una nuova generazione di persone che non farà a meno dell’esperienza degli altri, ma tocca a noi guidare la macchina. Tocca a noi che eravamo alle medie quando cadeva il muro di Berlino, che ci iscrivevamo a giurisprudenza quando massacravano Falcone e Borsellino. Ora tocca a noi. Abbiamo i migliori ricercatori, i più grandi giovani, i migliori saggi, ma abbiamo la peggiore classe dirigente d’Europa”.

Il messaggio poi al governo Letta, perché queste primarie sono state un segnale che va in direzione opposta ad un tuffo nel passato “Il bipolarismo è vivo, chi stava brindando dopo la sentenza della Consulta, può richiudere la bottiglia. Stiamo cambiando i giocatori, non stiamo cambiando il campo. Sono state vinte tante sfide, ma ora è il momento di scrivere la nostra storia, dopo aver ascoltato le storie degli altri. Da domani c’è una sfida che ci riguarda. In un paese civile non basta essere in un sindacato per chi vuole fare carriera, non può bastare l’appartenenza al club di amici degli amici per avere dei ruoli. Noi non rimpiazziamo i loro con i nostri, abbiamo scardinato un sistema. Il gruppo dirigente di domani non deve dire di sì al capo, quindi da stasera la corrente dei renziani è sciolta….”

E se il rottamatore incassa un’altissima percentuale ad essere sconfitto è l’apparato, Gianni Cuperlo, cresciuto nella Fgci, appoggiato da D’Alema e simbolo di quel partito che evidentemente il popolo del centro-sinistra non vuole più nei ruoli chiave.

“Oggi è stata scritta una bella pagina di politica- ha detto Cuperlo- Dobbiamo ringraziare il popolo del centro-sinistra che si è messo in fila per votare e i volontari che hanno consentito questo risultato. Il Pd esce più forte e più sereno. Noi ci saremo, perché l’unità si fonda sulla trasparenza e sulla forza delle idee”.

La differenza tra Renzi e gli sfidanti è ampia, ma per Civati, “il terzo incomodo” che in molti casi si è piazzato secondo scalzando Cuperlo, il risultato è comunque positivo: “Così non vale, troppa distanza. Ma oggi è un momento importante, è finalmente il giorno fondativo del Pd, con due candidati che sono nati nel ’75, un segnale fortissimo”.

Rosaria Brancato