Palazzo Zanca è una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere. Croce fa quel che può

Cresce la tensione a palazzo Zanca, che assomiglia sempre più ad una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere. La crisi finanziaria del Comune rischia di far sfociare le singole proteste in una vera e propria emergenza sociale. L’ente non ha soldi e, purtroppo, non è solo un modo sbrigativo per descrivere la realtà. Mai così nera, mai come adesso con pochissime soluzioni all’orizzonte. Lo sanno bene i dipendenti di Messinambiente e quelli dell’Atm, abituati a rivendicare o meglio ad elemosinare i loro stipendi; lo sanno anche gli oltre 300 precari del Comune, che per anni, in alcuni casi anche più di venti, hanno creduto nella stabilizzazione e adesso si ritrovano con l’orario contrattuale minimo e quel che è peggio anche ad un passo dalla disoccupazione perché i primi a pagare per lo sforamento del patto di stabilità così come per il dissesto sarebbero loro. Ma adesso, ed è questa forse la vera novità , lo sanno persino i 1650 dipendenti comunali, che cominciano a sentire sulla loro pelle i problemi di un Comune sull’orlo del default. Da sempre considerati lavoratori “privilegiati”, perché -pur se non strapagati – comunque tutelati dalla normativa vigente e con uno stipendio sicuro e puntuale a fine mese, oggi si ritrovano a vivere le stesse paure ed angosce di quei colleghi considerati -anche inconsciamente – di serie B. Il loro stipendio non è più sicuro e, bene che vada, di puntuale ha solo il ritardo.

Il malcontento dilaga in quel di Palazzo Zanca ed il commissario Luigi Croce fa quel che può per non far degenerare la situazione, ad esempio adottando provvedimenti ispirati ai principi della buona amministrazione , che deve guardare all’interesse di molti e non di pochi. Porta la sua firma la determina n.102 firmata ieri mattina con cui dispone di «bloccare immediatamente tutti i mandati di pagamento che non riguardano servizi essenziali o, comunque, che possano determinare danno erariale per il Comune». E tra i servizi essenziali rientrano gli stipendi di dipendenti comunali, come previsto dalla delibera di giunta n.746 del 27 agosto scorso, perché se si fermano loro si ferma la macchina amministrativa. Con lo stesso atto, Croce ha, inoltre, bloccato il «pagamento delle indennità di risultato per i dirigenti», e deciso di «dare atto che ogni pagamento dovrà essere sottoposto preventivamente all’attenzione del commissario». Nessuno pensa che la determina 102 cambierà le sorti del Comune di Messina, ma è quantomeno un segnale positivo, che dimostra da parte di Croce sensibilità ma anche autorevolezza.

Tuttavia, per disinnescare la bomba ad orologeria serve altro, servono soprattutto le risorse finanziarie. Le stesse andate sciupate in questi anni, non riscosse o anticipate senza certezze di rientro da chi ha preceduto Croce. Perché se oggi il Comune è in queste condizioni non è per un caso del destino. La bomba è stata programmata da chi avrebbe potuto fare e non ha fatto. Oppure, a conti fatti, ha fatto male. Non va dimenticato che, nel 2011, il Comune ha violato il patto di stabilità perché l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca ha deciso di prelevare ben 23 milioni di euro dal bilancio comunale per pagare i lavori di completamento dello svincolo di Giostra, senza avere certezze che quelle somme sarebbero rientrate in cassa. Lo sforamento complessivo si aggira intorno ai 28 milioni di euro (con una sanzione imposta dal Ministero dell'interno di 7 milioni di euro) , ma qualche dirigente dice, anzi sussurra che se il buco fosse stato di 5 milioni di euro la situazione non sarebbe irrimediabilmente compromessa come sostanzialmente è oggi.

Cosa si è fatto, poi, negli ultimi quattro anni, ma anche prima, per riscuotere i milioni e milioni di euro di crediti che il Comune vanta ? Vedi proventi Tarsu, concessione pubblicità, per non parlare dei crediti dell’Amam. C’è poi il “nodo” del patrimonio comunale. Proprio, in queste ore l’ex sindaco inneggia su Twitter alla vendita di un immobile comunale, gli ex Magazzini generali, quando la Corte dei Conti -solo l’altro ieri – ha puntato il dito contro il fallimento del piano di alienazione comunale, fallimento che ha contribuito a rendere asfittiche le casse di Palazzo Zanca. E cosa si è fatto durante l’amministrazione Buzzanca, ma anche prima, per allineare i bilanci delle partecipate con quello del Comune e ridurre la massa debitoria? Certo, in questi quattro anni – nessuno lo può negare – si sino registrati ingenti tagli ai fondi regionali e statali e le difficoltà economiche potevano essere messe in preventivo, ma il disastro – perché di questo si tratta – no. Oggi preghiamo affinché la bomba non esploda, ma la verità è che se il timer non fosse stato attivato oggi non saremmo a questo punto. (Danila La Torre)