Specchio, specchio delle mie brame chi è il più antimafia del reame?

La politica dell’antimafia si sta trasformando in una sorta di gara a chi è più antimafia di tutti, con tanto di podio e di classifica da aggiornare di anno in anno, non si sa mai qualcuno migliora o peggiora la performance. E quel che è peggio è che si tratta di una “gara” riservata a pochissimi, con il mondo diviso in bianchi e neri, ed i bianchi visti come i dogmi, indiscutibili.

La vicenda della lista Pd per le Europee è la cartina di tornasole della strana evoluzione della politica dell’antimafia e lascia sbigottiti. Il Pd di Renzi, alle prese con le liste per le Europee, non può, pena la gogna mediatica, non candidare nel collegio Sicilia-Sardegna almeno due o tre simboli antimafia. Altrimenti che Pd siciliano sarebbe? Acqua di rosa? Attualmente ci sono due simboli antimafia uscenti: Rita Borsellino e Sonia Alfano ( che è anche Presidente della Commissione Europea antimafia). Quanto accaduto nel Pd in sede di formazione delle liste è stupefacente. Crocetta dava per scontato che il suo candidato, Beppe Lumia, il più antimafia dell’antimafia possibile nel mondo, non sarebbe stato escluso dalla lista. Il segretario regionale Fausto Raciti, però, per bloccare Lumia, ha uscito dal cilindro un altro simbolo indiscutibile: Caterina Chinnici. La figlia del giudice Rocco Chinnici ucciso dalla mafia, è magistrato, capo del Dipartimento per la giustizia minorile ed è anche donna, il che non guasta. Raciti la sceglie in chiave anti-Lumia e con un colpo piazza un simbolo intoccabile, un capolista donna come vuole Renzi e toglie di mezzo il candidato di Crocetta. Scoppia così la guerra della top ten antimafia con Crocetta che attacca: “Caterina Chinnici è stata assessore della giunta Lombardo”, come dire che si era macchiata di una colpa indelebile, scordando però che quel governo ha avuto un padre putativo, proprio Lumia. Alla fine, Chinnici capolista, fuori Lumia con la scusa che è al terzo mandato (per la verità il senatore ha una carriera da onorevole che sfiora i 20 anni) e, per ripicca dei crocettiani fuori anche Cracolici. Quest’ultimo twetta al veleno: “Sono vittima della rappresaglia del circo Barnum della pseudo antimafia”. E poi rincara la dose: “La lotta per la legalità non può diventare uno strumento per costruire i propri destini personali”.

Nel frattempo era scoppiato anche il caso sulla ricandidatura di Sonia Alfano, eletta con Idv ma pronta a schierarsi con il Pd sostenuta da parte dei renziani. Raciti, lo stesso che poi ha sostenuto la Chinnici, ha spiegato: “Non sono in cerca di cognomi ma di persone e personalità”.

Nella lista Tsipras la polemica ha riguardato un altro simbolo, l’imprenditrice antiracket Valeria Grasso, finita nel vortice per aver partecipato ad una manifestazione dei Fratelli d’Italia. “Invitata” a rinunciare alla candidatura ha dichiarato: “C’è chi fa a gara a chi rappresenta l’unica antimafia giusta”.

Ormai nelle liste e nelle giunte ci devono essere gli antimafia e i magistrati altrimenti la squadra zoppica, ha un non so che di mafioso, puzza. La ricetta magica per non essere attaccati è inserire un magistrato, o anche più di uno, ed un simbolo antimafia. In alcuni casi le due figure coincidono. Fino a pochi giorni fa, tra i papabili neo assessori del Crocetta bis c’era Ingroia, che il governatore considera l’uomo giusto “a prescindere”, indipendentemente dal ruolo da affidargli. Lo ha indicato come commissario della provincia di Trapani, commissario della Sicilia Servizi ed ora lo avrebbe visto bene come assessore al posto di Nicolò Marino, il Pm che il governatore ha voluto al suo fianco con la delega all’energia. Insomma un magistrato assessore al posto del magistrato uscente. Non ho nulla contro i magistrati ma li vedo meglio quando combattono la mafia e il malaffare nei tribunali. Essere magistrato ed essere un buon amministratore (o un buon politico) non è sempre e necessariamente un’equazione perfetta o infallibile. Intervistarli poi è un incubo perché non si “spogliano mai della toga” e l’intervista si tramuta in un interrogatorio nel quale tu sei la persona informata sui fatti ( e non informata in senso giornalistico). A differenza dei politici puri poi non tollerano critiche. Né poi si può dire che mettere uno o più magistrati in giunta equivalga a renderla “impermeabile” ai guai giudiziari, prova ne sia che Lombardo, che in giunta ha messo un magistrato di ferro come Massimo Russo, è stato indagato per concorso esterno alla mafia. Se metti in giunta papa Francesco non è automatico che tutti i peccati passati vengono condonati oppure tramuti l’acqua in vino. Ormai n Sicilia siamo combinati talmente male che prima di fare una qualsiasi giunta, una qualsiasi lista, i leader dicono: “ Allora, abbiamo messo quello che porta i voti, quello che sa parlare bene in tv e fa audience, quello che ha gli agganci giusti, ci manca un magistrato, un simbolo antimafia e una donna. Voi chi proponete?” e si esce dal cassetto l’albo da consultare.

Le stelle brillano per sempre, ma avvitarci sulla guerra a chi è il detentore assoluto della lotta alla mafia è un errore anche agli occhi degli elettori. Perché la Chinnici è meno antimafia di Lumia solo per essere stata in quel governo Lombardo che lo stesso Lumia ha sponsorizzato? E perché una persona perbene, impegnata nella lotta alla mafia, dovrebbe smettere di esserlo solo per aver preso parte ad una giunta di un colore politico piuttosto che di un altro? Chi decide quale macchia sporca di più? Quale giunta sporca in modo indelebile e quando invece basta un lavaggio con la candeggina? L’antimafia non è una classifica, dovrebbe riguardare tutti in ugual misura ed essere una categoria dell’anima.

Non voglio entrare in merito alla dolorosa vicenda dei familiari delle vittime della mafia che hanno memoria nella pelle cosa significhi lottare contro le bestie. Ma non mi piace come vengono strumentalizzati quei familiari che hanno deciso di fare politica e combattere nel ricordo dei loro cari assassinati. Conosco da anni i fratelli Campagna e continuano a combattere la mafia con i loro gesti quotidiani nelle scuole, nel loro posto di lavoro, tra i giovani, in silenzio. Piero è rimasto carabiniere e non ha fatto alcun salto di carriera. Pasquale è impiegato al Comune di Saponara. Nessuno strumentalizza il loro nome. Sono simboli silenziosi e ricchi di dignità.

La politica antimafia non può essere ridotta alla lite sul chi è il più antimafioso di tutti, non possiamo parlare esclusivamente di questo. Non possiamo limitare la battaglia al “ singolo politico dell’antimafia”, è una lotta che va oltre il singolo e non riguarda solo i luoghi della politica ma anche gli altri luoghi, quelli della vita vera, là dove il confine tra il bianco e il nero si fa talmente sottile che non te ne accorgi e non c’è nessuno, nella ferocia della penombra, che ti innalza sul podio come il migliore di tutti.

Rosaria Brancato