Tirreno

Torna il Mish Mash, la mortificazione del Castello di Milazzo

Sia chiaro, l’ennesima edizione del Mish Mash conferma ormai un trend positivo per gli organizzatori barcellonesi, un festival in crescita che, nel merito, può o meno piacere ma che è divenuto un must estivo.

L’organizzazione è stata sin qui sicuramente ottima così come la selezione dei cantanti indie e non solo. Il problema non saranno sicuramente i due giorni del festival musicale e artistico del Mish Mash in agosto, o il suo alter ego versione disco dance al Tono, come l’anno precedente. Il problema è che a parte il Mish Mash, al Castello, non si è riusciti a produrre altro in termini proprio culturali (escludendo il Dragon Fest di settembre).

Un magro bottino quindi per il castello più grande di Sicilia e tra i più grandi d’Europa per estensione. In quattro anni ormai di amministrazione, l’unica cosa prodotta al Castello che siamo stati in grado di esportare fuori da Milazzo – vista anche l’organizzazione non più milazzese, manco a dirlo – è un festival di musica rock e indie promosso da ragazzi di Barcellona.

Uno scenario spettrale, forse anche mortificante per il bene più prezioso della città di Milazzo, con centinaia di anni di storia sul groppone. Senza nulla togliere al festival in sé che avrebbe comunque trovato lustro anche nello stadio comunale, una città come Milazzo non può però permettersi questo tipo di “magra” consolazione.