Al nord la Freccia rossa, al sud le frecce al cuore:l’arretratezza infrastrutturale è una strategia

La tragedia ferroviaria di Corato non è frutto di un errore umano. E’ invece frutto di un “perseverare diabolico”. Mi hanno colpito molte cose del disastro in Puglia. Prima fra tutte il fatto che una tragedia simile non sarebbe mai potuta accedere in Lombardia, Veneto,Liguria, Emilia Romagna. Questa è una tragedia tutta meridionale. Non mi riferisco al binario unico. Più dell’80% delle tratte ferroviarie siciliane è a binario unico ma nella nostra isola si è lavorato molto sulla sicurezza,quindi viaggiamo su vecchi convogli e arriviamo tardi ma sani e salvi. Quel che sgomenta del disastro pugliese è che utilizzavano lo stesso sistema di circolazione che si usava negli anni ’50 e ’60, quando Totò vestiva i panni del capostazione nel film con Tina Pica “Destinazione Piovarolo”. Nel 2016 in quel tratto che Ferrovie Italiane ha dato in concessione ai privati, la Ferrotranviaria, si usano gli stessi mezzi comunicativi di quando ancora la tv era in bianco e nero, non c’erano i computer e il forno a micro-onde. Sulla sicurezza il pubblico ha delegato al privato che ha ben altre logiche. In Sicilia i sistemi di sicurezza fanno sì che i convogli si bloccano quando c’è un treno che sta arrivando dalla direzione opposta. Rfi investe in sicurezza. Ma il tema non è questo.

La domanda che mi pongo dal 12 luglio è “perché questa tragedia è potuta accadere solo al Sud?” Oppure vogliamo fare finta di credere che le responsabilità dei 23 morti e dei feriti sia esclusivamente di un capostazione che ha alzato la paletta perché costretto a lavorare in un contesto da paleolitico? Lui, costretto ad usare i fonogrammi come negli anni ’50, mentre ai piani alti c’è chi incassa in un anno più di tutti gli abitanti di Corato e Andria messi assieme? Al Sud le ferrovie si sono fermate a mezzo secolo fa. Altrove c’è la Freccia Rossa, l’alta velocità. Poi c’è quella linea rossa che divide il mondo delle infrastrutture del nord da quelle del sud. Non mi piacciono i piagnistei ma un dato di fatto è evidente. Siamo ancora sud. E serve al Nord lasciarci così. Serve lasciarci con le ferrovie a pezzi, con le autostrade che crollano,con le opere pubbliche elefantiache che ingrassano le tasche dei Cda, degli imprenditori e dei politici che fanno affari con gli uni e con gli altri. Giova lasciarci morti di fame, costretti ad emigrare per fornire braccia, cervelli a metà prezzo, lasciarci straccioni, costretti ad elemosinare persino per attraversare lo Stretto su un treno a bordo di una nave, o le proroghe per Metromare. Appena due settimane fa Rfi ha decretato che i disabili dovessero scendere dai treni durante la traversata nello Stretto. Parliamo di area integrata ma per prendere un treno a Villa devi percorrere dalla Caronte alla stazione un tratto a piedi da Camel Trophy.

Ho letto un bellissimo articolo di Roberto Saviano dal titolo “Perché hanno dimenticato il sud”. Il perché sta nelle premesse che hanno portato alla tragedia: investire sul mezzogiorno equivarrebbe ad accendere lo start dello sviluppo. Investire su autostrade, porti, ferrovie,ponti, infrastrutture equivarrebbe a farci crescere e renderci autonomi. Far sì che chi investe in Sicilia paghi le tasse qui equivarrebbe a renderci un’isola meno assistita e quindi “libera”. L’arretratezza infrastrutturale è una precisa strategia politica, è un programma condiviso da tutti i partiti e da tutta la classe dirigente,compresa la nostra.

Al Sud non si investe sui trasporti perché non porta vantaggio politico– scrive Saviano- perché si tratta di aree da cui l'emorragia di giovani è tale che lavorare sulle infrastrutture significherebbe fare una scommessa senza un immediato riscontro di consenso. Si è scelto di dare impulso al Nord dove un tessuto imprenditoriale esiste. In Campania, in Calabria, in Puglia, in Basilicata, in Molise, in Sicilia investire su trasporti e infrastrutture significherebbe dare inizio allo sviluppo di quei territori. Non impulso, non una spintarella, no: sarebbe un vero e proprio inizio. La tragedia ferroviaria in Puglia ci racconta una parte di Paese che se ancora esiste è solo per la strenua volontà di chi ci vive. Se e dove le cose funzionano al Sud è perché ci sono persone che non ci stanno a lasciare andare in malora la terra in cui sono nati, cresciuti e dove, da eroi, hanno deciso di vivere. Ciò che va bene al Sud lo si deve alle individualità. Ma lo sforzo che si richiede a queste persone è sovrumano”.

Venerdì mattina sulla Messina-Palermo, tra Rometta e Villafranca sono morte due persone. Pochi giorni prima, lunedì, un altro incidente ha triplicato le file sul viadotto Ritiro. Siamo al quinto anniversario di una vergogna tutta nostra e ce ne saranno altri per almeno altri 3-4 anni. Quel lunedì il Cas ha diffuso un comunicato paradossale con il quale annunciava che i lavori previsti a LUGLIO in quel budello infernale saranno avviati a settembre. Qualcuno, ai vertici del Cas fino a lunedì ha quindi pensato di avviare cantieri estivi e chiudere il Boccetta. Un dirigente che evidentemente vive in un altro pianeta e non ha mai percorso il viadotto Ritiro in estate negli ultimi 5 anni. Eppure viene pagato per prendere decisioni che hanno conseguenze sulle nostre vite. Nonostante la vergogna del viadotto Ritiro continuiamo imperterriti a pagare il pedaggio. Paghiamo così indennità, consulenze, affidamenti diretti, incarichi, parcelle, a chi gestisce un’autostrada che dovrebbe far arrossire di vergogna l’intera classe dirigente.

Subiamo passivamente, ogni tanto crolla un viadotto, frana una collina, si viaggia su un corsia per anni, ogni tanto si guasta un acquedotto e restiamo senz’acqua per un mese. Noi siciliani subiamo, al massimo borbottiamo un po’.

Paghiamo tariffe aeree quasi dovessimo attraversare l’atlantico. Ogni tanto qualche politico (che non le paga…) ne propone la riduzione, lancia l’idea dell’Air Sicily. E finisce lì. L’importante è che il Sud resti così: MANOVALANZA.

Le prerogative dello Statuto speciale sono state barattate dalla classe politica in cambio di piccoli privilegi ed equilibri interni ai partiti.

L’ultimo accordo, quello con il quale Crocetta ha svenduto a Renzi la Sicilia per 500 milioni per far quadrare un bilancio e arrivare alle elezioni regionali, è stato votato da 43 deputati. La metà dei nostri deputati è d’accordo con la svendita della Sicilia a Renzi per un piatto di lenticchie. In cambio i nostri figli pagheranno debiti.

Ecco perché la tragedia di Corato poteva avvenire solo al Sud. Perché noi a loro piacciamo così, con le ferrovie da far west, le incompiute, le opere fantasma, le autostrade-trazzere, gli acquedotti dell’epoca romana, la gestione dei rifiuti affidata agli umori del momento.

Noi siamo il macchinista morto ma anche il collega che per colpe anche di altri ha alzato la paletta del via libera, siamo lo studente che per andare a scuola deve viaggiare su treni vecchissimi, siamo il papà che dopo aver sgobbato una vita altrove rientra per vedere il figlio al paese natio, siamo i pendolari che aspettano ore ed ore nelle stazioni dimenticate, siamo quelli che stanno zitti per ore in fila e pagano il pedaggio contando ogni anno morti e feriti in autostrade vergognose. Ecco perchè la tragedia pugliese è frutto non di un errore umano ma di un perseverare diabolico negli errori.

E lo faremo ancora. Domani, tra un mese, tra un anno.

Rosaria Brancato