Tragedia Sansovino, processo ad ottobre per società armatrice e responsabile della sicurezza

Gaetano D’Ambra, Cristian Micalizzi, Santo Parisi. Quel giorno erano saliti sulla Sansovino per lavorare. Sono caduti come mosche, nella sentina, uccisi dal gas tossico formatosi nel locale della cisterna. Era il 29 novembre 2016.

Il processo per stabilire se ci sono responsabilità per la loro morte comincerà il prossimo 28 ottobre davanti al giudice monocratico e sul banco degli imputati Luigi Genchi della società Caronte &Tourist Isole Minori, la sigla creata dal gruppo Franza per acquistare le quote della Siremar; Domenico Cicciò, ispettore tecnico della società responsabile della sicurezza; l’agente marittimo Giosuè Agrillo, il direttore di macchina Fortunato De Falco e la stessa Caronte&Tourist.

Lo ha deciso ieri il giudice Simona Finocchiaro, chiudendo l’udienza preliminare, aperta a giugno dello scorso anno, decidendo il loro rinvio a giudizio per omicidio colposo e lesioni colpose plurime.

Il giudice ha poi convalidato il patteggiamento a 2 anni – pena sospesa – per cui ha optato il comandante della nave, Salvatore Virzì. Anche lui ha rischiato di rimanere intossicato, cercando di salvare i tre marittimi già scesi in sentina.

C’è un primo verdetto, quindi, se pur con pena patteggiata tra accusa e difesa, che sembra confermare che l’ipotesi degli investigatori era fondata la morte dei tre marittimi è stata causata dalla mancanza di condizioni di sicurezza sulla nave. Mancanze che sono da imputare a tutte le società coinvolte nelle operazioni, ai responsabili delegati alla sicurezza, alla società armatrice.