Messina: al Duomo l’addio a Mauro Amendolia, l’uomo dei rally

Sono stati il rombo delle macchine da rally, il clacson delle autobotti dei Vigili del Fuoco, l'applauso scrosciante dei presenti e i palloncini bianchi, rosso e blu a salutare a Mauro Amendolia, il pilota morto una settimana fa durante la prima tappa della Targa Florio di Palermo.

A celebrare le esequie, al Duomo, è stato padre Alessandro Di Gregorio, che alla fine della cerimonia ha chiesto ai presenti di lasciare libera la famiglia, all'uscita, così che la moglie Silvana e la sorella Valentina potessero correre a Palermo, in ospedale, dove Gemma è ancora ricoverata in gravi condizioni.

Il celebrante è parente degli Amendolia, ed a nome di tutta la famiglia ha ringraziato tutti coloro i quali stamane hanno voluto essere presenti per ricordare Mauro e abbracciare la moglie e le figlie, due splendide ragazze con gli occhi scuri animati dalla stessa passione del padre per il mondo delle corse.

"Continuate ad amare questo sport, ad organizzare i rally – ha detto Valentina dall'altare – perché ovunque ci sarà una macchina da rally, lì ci sarà mio padre. Lui è stato un punto di riferimento, mi ha insegnato a non avere paura, lottare sempre, e che le uniche cose veramente importanti sono l'amore, la famiglia e l'amicizia."– Di Mauro come punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto, e per i giovani in particolare, hanno raccontato tutti quelli che hanno voluto intervenire, rotti dalle lacrime, per ricordarlo.

"Grazie presidente – ha detto un ragazzo del team –per noi tutti sei stato importantissimo, a tutti dicevi, prima di una gara: "se hai bisogno sono qui".

"Amava i giovani, voleva sempre lavorare per loro, diceva scherzando che bisognava insegnare loro cosa è una macchina vera e come si guida, trasmetteva la passione per questo sport", ha ricordato Valentina. Perito assicurativo, pilota di rally, presidente della scuderia di famiglia, ma anche vigile "discontinuo", una sorta di riservista del corpo.

Mauro ha vestito tante divise e frequentato molti mondi, durante i suoi poco più di 50 anni di vita. In tutti gli ambienti ha lasciato la sua impronta di guida, padre e compagno e così è stato ricordato oggi, da tutti.

Accanto al feretro, per tutta la messa, c'è stato il picchetto dei Vigili del Fuoco in divisa. Gli altri colleghi erano da un lato, accanto all'altare, mentre di fronte c'erano i ragazzi del suo team, in maglia bianca scudata dal simbolo del gruppo.

In prima fila Silvana, Valentina e gli altri parenti e, in mezzo alla folla e i banchi, i tanti colleghi di lavoro e gli appassionati delle corse, i componenti di diversi team di rally con la propria pettorina di appartenenza.

Anche il presidente dell'ACI, pur non presente, ha voluto partecipare, mandando un messaggio letto alla famiglia: "Mauro Amendolia amava profondamente la Targa Florio, lo ricordo come un uomo che è stato in grado di trasmettere il grande amore per le gare e le corse anche alla famiglia. Può sembrare assurdo parlare delle corse ora, che lui non c'è più e Gemma lotta tra la vita e la morte, ma mi sembra comunque il modo migliore per ricordare un uomo e il suo modo di vivere, con coraggio e passione, sempre e fino in fondo. Dobbiamo essere capaci di ricordare sempre questi piccoli grandi eroi".

Alessandra Serio