Una dose letale di ecstasy: ecco come è morta Ilaria Boemi

Un semplice sms, preciso, consapevole. Ilaria, quel tragico pomeriggio dello scorso 9 agosto, voleva acquistare la Maddy perché le faceva “provare l’amore per il mondo intero”. La Maddy, la Maddalena. La conoscevano tutti, era l’MDMA, l’ecstasy, quella stessa sostanza stupefacente di tipo sintetico che, qualche ora dopo, le sarebbe stata fatale. Sono stati lunghi mesi di indagini quelli vissuti dai poliziotti della Squadra Mobile di Messina che, oggi, hanno definitivamente chiuso il cerchio su 3 giovanissime messinesi accusate, a vario titolo, di aver ceduto ad Ilaria la dose fatale di droga. Si tratta di Gaia Auteri, 18enne, e di altre due ragazze, tra cui una 16enne ed un’appena 18enne che però, all’epoca dei fatti, era ancora minorenne. La prima, la pusher, si trova adesso ai domiciliari con l’accusa di cessione di droga e morte come conseguenza di altro delitto. Per le altre due giovani, invece, il Gip del Tribunale dei Minori, Michele Saja, ha deciso per il collocamento in comunità. Una di loro, quella appena 18enne, è direttamente coinvolta nei fatti dello scorso 9 agosto e, quindi, nella morte di Ilaria, mentre l’altra (secondo le indagini) sarebbe stata la pusher di Ilaria (e degli amici di Ilaria) in altre occasioni precedenti. Indagando sulla neodiciottenne, inoltre, gli agenti hanno scoperto un passato poco felice. Lei stessa, qualche anno fa, era stata denunciata dalla madre per maltrattamenti e tentata estorsione.

LA RICOSTRUZIONE DI QUELLA NOTTE. E’ il pomeriggio del 9 agosto. Ilaria Boemi, 16 anni, studentessa dell’istituto Jaci, invia un messaggio dal suo cellulare. Vuole dell’ecstasy, la Maddy, che le fa “provare l’amore per il mondo intero”. Sa a chi rivolgersi. La sostanza viene procurata da una minorenne che, oggi, è appena diventata maggiorenne. E’ lei che ha la droga e la cede a Gaia Auteri. Gaia prende la sostanza e, a sua volta, la vende ad Ilaria. E’ la sera del 9 agosto. Ilaria si trova in compagnia di una coetanea e di un ragazzo di 39 anni. Sono in un bar della zona di Sant’Agata. E' qui che Ilaria compra la droga da Gaia. Poi, insieme ai suoi compagni, si reca vicino a Piazza del Popolo. Entra in un bar e prende 3 birre per tutti loro. Apre la sostanza, marroncina, cristallina, solida. Ne versa alcuni cristalli nelle due bottiglie di birra che poi consegna agli amici, mentre il resto (quasi il doppio) la versa nella sua bottiglia. Bevono e si rimettono in macchina. Ilaria inizia subito ad avere effetti deleteri, sta male, è euforica, talvolta delira. Balla, parla velocemente, suda e sbatte la mascella. Il 39enne è alla guida della macchina e, insieme all’altra compagna, decide di fermarsi sul lungomare del Ringo, magari per fare il bagno, magari per far riprendere un po’ Ilaria che, è evidente, non sta bene. A questo punto, lo stesso ragazzo prova ad approcciarsi sessualmente alle altre due. Ilaria continua a stare male. Sono quasi le 23.30. La situazione degenera e, da lontano, un cittadino vede quello che sta accadendo in spiaggia. E’ una guardia giurata, un testimone attendibile. Lui si rende subito conto che serve chiamare qualcuno e, dal suo cellulare, compone il numero del 118. L’ambulanza arriva, i medici tentano di soccorrere Ilaria. Il 39enne sa che potrebbe passare i guai e allora prende il cellulare di Ilaria e lo butta a mare. Quel telefonino non verrà mai più ritrovato. Nel frattempo i medici tentano il possibile e, in quegli attimi concitati, sia l’uomo che la ragazza scappano. Ilaria morirà poco dopo, da sola, per arresto cardiocircolatorio. Qualche mese dopo, il referto del medico legale confermerà che la sua tragica fine è stata determinata dall’assunzione di quella droga, per lei fatale.

IL RUOLO DEL 39ENNE. L’uomo che avrebbe passato con Ilaria le sue ultime ore di vita è indagato e per lui l’accusa è pesantissima: tentativo di atti sessuali e omissione di soccorso. Quella notte, infatti, avrebbe tentato degli approcci espliciti sia nei confronti di Ilaria, sia nei confronti dell’altra amica che era con loro. Il Pm titolare delle indagini, Stefania La Rosa, aveva richiesto per lui la misura cautelare che, però, il Gip Maria Militello ha rigettato. La Procura, che sostiene con fermezza le accuse per il 39enne, ha già annunciato ricorso in Appello.

LE DICHIARAZIONI DEGLI INVESTIGATORI. “Il quadro che si è andato delineando, durante le indagini, era di profondo disagio sociale e morale, nonché di degrado”. Sono queste le parole che il Questore Giuseppe Cucchiara ha voluto utilizzare, in conferenza stampa, per spiegare i passaggi con cui la Squadra Mobile ha ricostruito l’intera vicenda della morte di Ilaria Boemi. “Siamo sicuramente pieni di soddisfazione per il risultato a cui siamo giunti – ha confermato il Dirigente Giuseppe Anzalone – ma non possiamo che ammettere profonda tristezza per aver scoperto un mondo di disagio giovanile che non credevamo potesse esistere in una realtà come la nostra”. “Siamo riusciti a ricostruire, passo dopo passo, tutte le ultime ore di vita di Ilaria Boemi – ha poi aggiunto Rosalba Stramandino, che ha coordinato le indagini della Mobile – grazie alle diverse testimonianze degli amici di Ilaria, della cerchia di conoscenti, ma anche grazie alla comparazione dei tabulati telefonici e dei messaggi che, quel pomeriggio, tutti i protagonisti della vicenda si erano scambiati”. (Veronica Crocitti)