Politica

Tram, isole pedonali e piste ciclabili. Messina lontana dagli obiettivi europei

Ridurre inquinamento, congestione e incidentalità e mortalità sulle strade, decarbonizzazione e città a zero emissioni. Sono gli obiettivi europei da raggiungere tra il 2030 e il 2050. Nonostante i recenti miglioramenti, questi dati registrano ancora in Italia livelli nettamente superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della sanità per tutelare la salute umana.

Il 6° Rapporto Mobilitaria 2023 è stato elaborato, come di consueto, da Kyoto Club insieme al Cnr – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico e presenta valutazioni e dati disponibili per le Città Metropolitane italiane relativi all’anno 2022 o precedenti, condizionati dalla pandemia.

La mobilità urbana è ripresa in larga misura, ma il trasporto pubblico ancora registra difficoltà a riprendersi, dopo la drastica riduzione dei passeggeri trasportati a causa delle limitazioni introdotte per contenere il contagio. L’auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani, anche se non ha ancora raggiunto in modo esteso i livelli 2019 a causa del lavoro agile.

QUALITA’ DELL’ARIA E INQUINANTI

Nel 2022 le concentrazioni di NO2 (biossido di azoto) sono incrementate in maggior misura rispetto al 2021 nelle città di Palermo (24%), Bari e Catania (10%), Messina (9%), Napoli (8%), Firenze (6%). In controtendenza sono le città di Reggio Calabria (-25%), Cagliari (-18%), Bologna (-4%) e Milano (-3%). Tra queste, solo Napoli fa registrare concentrazioni di NO2 maggiori al limite annuale per la protezione della salute umana (40 µg/m3).

A Messina in calo le concentrazioni di pm10, stabili quelle di pm2,5. Il biossido di azoto subisce un aumento generale, ma in particolare nella stazione di fondo di Villa Dante (+18% passando da 17 a 20 μg/m3 ), zero i superamenti del limite orario. Al contrario, per il particolato atmosferico, rimangono stabili i valori del PM2,5 e scendono quelli del PM10 in media del 13%, così come i superamenti del limite giornaliero che da 22 passano a 15 (stazione Boccetta).

Nonostante non disponibili tutti i dati del periodo 2006-2022 le concentrazioni di NO2 sono inferiori al limite attuale dal 2015, ma non ai valori limite per la protezione della salute umana da raggiungere entro il 1º gennaio 2030 previsti dalla proposta di direttiva europea, né a quelli indicati dalle linee guida Oms 2021. Diversamente, i superamenti di NO2 sono inferiori al limite dei 18. Le concentrazioni di Pm10 sono particolarmente vicine al limite dei 20 µg/m3, come anche i superamenti sono quasi sempre inferiori sia ai 35 che ai 18 (limite definito dalla proposta della nuova normativa). Per il PM2,5 non ci sono dati sufficienti per una valutazione.

Confrontando i valori medi annui registrati nelle città metropolitane nel 2022 con i valori proposti dalla Commissione per il 2030, risulta che “quasi tutte le città si trovano esposte a concentrazioni ben superiori a quelle attese… per ridurre ancora le concentrazioni e assicurare una maggiore protezione dei cittadini. Riduzioni così significative delle concentrazioni potranno essere raggiunte solo tramite l’adozione e l’attuazione di politiche lungimiranti che, tramite interventi strutturali, siano in grado di indurre cambiamenti consistenti delle abitudini dei cittadini e della regolare gestione delle aree urbane”.

BUS NON INQUINANTI, MESSINA CASO POSITIVO

Per quanto riguarda le flotte di autobus, nel complesso dei 14 comuni capoluogo delle città metropolitane sono composte per il 62% di mezzi più inquinanti, considerando tali quelli omologati fino a Euro 5 (classificazione obbligatoria da fine 2007). Cagliari, Napoli, Roma e Catania hanno una situazione ampiamente peggiore della media, mentre positiva è la realtà di Messina e Palermo con meno del 30% di autobus più inquinanti, anche se il numero complessivo di autobus presenti nelle flotte è minore.

Nel 2020, infatti, Messina aveva una flotta di 93 bus (nel 2023 sono circa 150), di cui 22 considerati più inquinanti, 2 euro 5 e 69 euro 6 ed era prima per percentuale di bus elettrici, il 17.2 %, cioè 16 su 93.

TRAM ESSENZIALE

Per quelli che “togliamo il tram che ha rovinato le strade di Messina”, le linee guida europee impongono l’aumento del trasporto su ferro.

Bari, Reggio Calabria, Genova, Palermo Bologna, Messina, Catania e Cagliari sono i comuni capoluogo di città metropolitana con una quota di trasporto pubblico locale inquinante maggiore, addirittura superiore ai tre quarti dell’offerta totale. A Messina 81.5 % bus e solo 18.5 % tram.

“Per le città di medie e medio-piccole dimensioni – si legge nel rapporto – diventa essenziale la presenza di un sistema tranviario che costituisca l’infrastruttura portante del trasporto collettivo di massa, come sta progressivamente avvenendo a Firenze e nel prossimo futuro a Bologna.

5 OBIETTIVI PER LA DECARBONIZZAZIONE

Per la decarbonizzazione nel 2030 stabiliti cinque obiettivi: 1) trasporto pubblico a emissioni zero o su ferro o con bus tutti elettrici; 2) nuove piste ciclabili; 3) mobilità condivisa (car/bike sharing); 4) favorire aree solo per mezzi privati elettrici; 5) ripartizione modale, cioè la media dei valori d’insieme delle precedenti.

1) Messina è lontana il 67 % dall’obiettivo perché offre una rete non inquinante (la linea tranviaria) per il 33 % del servizio. A Reggio Calabria, ad esempio, è del 100 % perché il trasporto pubblico è operato solo con bus.

2) Il dossier “Non è un Paese per bici” indica le soglie minime di infrastruttura ciclabile. Nel 2020 Messina ha appena 7 km di piste ciclabili, il 2 % rispetto all’obiettivo. Percentuali uguali a Catania e Napoli, mentre Reggio Calabria arriva al 4 %, Genova al 5 %, Bari al 7 %, Palermo all’8 %, via via fino a Bologna al 26 % e Venezia al 42 %. Non ci sono iniziative di piedibus, sono poche le aree pedonali (41 metri quadri ogni 10mila abitanti).

3) La mobilità condivisa a Messina è inesistente, anche se proprio a brevissimo dovrebbe partire il primo servizio di bike sharing. Per le città con meno di 500mila abitanti l’obiettivo dovrebbe essere di 150 veicoli ogni 10mila abitanti, quindi a Messina 3.300 veicoli. In alcune città europee l’obiettivo è già stato superato, ad esempio Helsinki ha a disposizione più di 300 veicoli condivisi ogni 10mila abitanti.

4) Messina non ha una zona a traffico limitato, unica città italiana tra le prime 73. Nel 2020 c’erano 2,3 auto elettriche ogni 1.000 abitanti, in valore assoluto circa 500. Le colonnine elettriche sono 298.

5) Prendendo a riferimento uno studio sul tema dell’Isfort, nel quale sono indicati i dati relativi al «tasso di mobilità sostenibile» nelle principali città europee (calcolato come somma della quota di spostamenti a piedi + bici+ mezzi pubblici sul totale), si individua come standard obiettivo per la ripartizione modale, una quota del 65% che comprenda gli spostamenti con il trasporto pubblico, la mobilità attiva e quella condivisa. Livello già raggiunto o superato in città come Madrid (65%), Amsterdam e Berlino (68%), Stoccolma (69%). Messina è al 34 % (dunque manca un 31 % all’obiettivo), Catania all’8 % (manca il 57 %).