Ennesimo appello dei dipendenti della Fiera: “Offesi nella nostra dignità di uomini e di lavoratori”

Hanno apprezzato molto l’interessamento del presidente dell’Autorità Portuale, Antonio De Simone, e sperano che l’appello dallo stesso lanciato, affinché la vicenda venga affrontata in modo serio e costruttivo, possa trovare riscontro dove necessario. A ringraziare il “numero uno” dell’ente portuale sono i 13 dipendenti della Fiera di Messina, ancora in balia dei venti della politica, che sotto elezioni diventano ancora più impetuosi. In occasione della riunione del Comitato Portuale, tenutasi ieri pomeriggio anche per discutere dei beni immobili di proprietà dell’Authority, tra cui rientra anche lo spazio fieristico, De Simone si è fatto portavoce di una nota sottoscritta dai lavoratori, che attendono ancora di conoscere quale sarà il loro futuro in caso di scioglimento dell’Ente.

Una procedura quest’ultima, su cui ancora una volta i dipendenti, come scritto nel documento, si mostrano in totale disaccordo: “La messa in liquidazione dell’Ente fiera, è da considerare l’estrema ratio. Noi crediamo – scrivono – in una realtà produttiva trasformata, che modernamente si apre alle innovazioni del lavoro, del mercato, alle interazioni con le realtà fertili della città. Di contro non abbiamo potuto rilevare la volontà politica per la realizzazione di quanto appena detto”. E’ nei palazzi istituzionali, infatti,. che il futuro della Fiera, e con esso quello di chi ci lavora ormai da anni, è stato bloccato. “Negli anni – continuano i lavoratori – si sono susseguiti sindaci, presidenti della provincia, commissari, assessori regionali, che non hanno mai avuto, né singolarmente, né collettivamente, la volontà di stabilire un percorso di vero rilancio e di risoluzione definitiva dei problemi”.

“I tredici” della Fiera, ricordano i problemi e per ciascuno propongono una soluzione. Sulla questione degli spazi, occorre stabilire una nuova sede che possa ospitare un quartiere moderno ed efficiente; per risolvere definitivamente la questione debitoria è necessario attivare una garanzia fideiussoria; una volta risanata la situazione finanziaria, è necessario puntare sulle vere realtà produttive del territorio; e poi ancora trasformare l’ente in una New-Co e ristrutturare la pianta organica.

Tutto questo potrebbe essere, e invece non è: “Siamo ormai allo stremo – concludono i dipendenti – senza stipendi da febbraio, senza alcuna prospettiva di cambiamento. Pretendiamo risposte da chi ha delegato al nulla le sue responsabilità. Per la nostra dignità di essere umani, ancor prima che di lavoratori, non permetteremo più a nessuno di usarci come alibi perché si continui a trascinare un feticcio”. (EDP.)