Sfiducia sì, sfiducia no: Accorinti “prigioniero politico” di Genovese e D’Alia

Oggi più che mai il destino della città è nelle mani dei deputati nazionali Francantonio Genovese e Gianpiero D’Alia. Cosa sarà della mozione di sfiducia, affannosamente inseguita da Pd e Sicilia Futura, dipende soprattutto dalle loro decisioni. A dirlo sono i numeri che il leader dell’Udc ed il nuovo capopopolo di Forza Italia vantano in Consiglio comunale.

Il partito azzurro può contare ufficialmente su 14 consiglieri e sotto sotto su almeno altri due o tre esponenti; il partito centrista, dal canto suo, di consiglieri ne ha cinque. Se Forza Italia e Udc decidessero, quindi, improvvisamente che la sfiducia “s’ha da fare”, la presentazione della mozione da portare in Aula diventerebbe un gioco da ragazzi. A quel punto, con i Dr ed il Pd sempre più determinati a staccare la spina ed Ncd favorevole all’opzione sfiducia, diventerebbe tutt’altro che proibitivo anche raggiungere il quorum di 27 consiglieri comunali, necessario per far approvare il documento che manderebbe a casa in un solo colpo sindaco, assessori e consiglio comunale.

Ma D’Alia e Genovese vogliono la sfiducia? Il punto è proprio questo. I due deputati, che alle prossime tornate elettorali (amministrative e regionali) potrebbero trovarsi ancora alleati – nonostante Genovese da esponente forzista militi adesso nel centrodestra – vogliono la sfiducia, ma non adesso (VEDI QUI) .

Analizzando le dinamiche in atto a Palazzo Zanca, l’immagine che ne viene fuori è, quindi, quella di uno strano triangolo composto da Genovese, D’Alia e dal sindaco Renato Accorinti, in cui quest’ultimo gioca – suo malgrado – il ruolo di “prigioniero politico”, costretto a subire scelte che soprattutto l’ex sindaco ed il leader centrista faranno per lui.

Se e quanto tempo ancora Accorinti resterà sindaco lo decideranno Genovese e D’Alia, che tuttavia prendono tempo e non hanno alcuna fretta di “sfrattare” Accorinti ed i suoi assessori dalla casa comunale. Non a caso, il presidente nazionale dell’Udc ha deciso di tenere a “bagnomaria” gli attuali alleati del centrosinistra che invocano la sfiducia, mostrandosi sordo alle richieste di dare via libera alla mozione che metterebbe fine all’era Accorinti alla soglia del terzo anno di mandato; mentre il deputato forzista fa sapere per bocca dei sui fedelissimi che il momento non è quello giusto, perché la città non può permettersi un nuovo commissariamento. Soprattutto un commissariamento targato Picciolo- Crocetta, tandem che con tutta probabilità sceglierebbe il nome del commissario che dovrebbe traghettare il Comune sino alle prossime amministrative.

L’obiettivo non dichiarato di D’Alia e Genovese è quello di scongiurare nuove elezioni amministrative prima di ottobre 2016 (si tratterebbe di sessione straordinaria) o ancora meglio di farle slittare alla primavera 2017. Se la mozione di sfiducia si votasse adesso, il Comune di Messina potrebbe, invece, agganciarsi alle amministrative di maggio/giugno prossimo. E questo è un rischio che né Genovese né D’Alia vogliono correre, trovandosi oggi in una fase in cui ci sono ancora alleanze, progetti per la città e posizionamenti personali da definire.

Se passasse la linea Pd-Dr-Ncd ed il documento sulla sfiducia si concretizzasse nei prossimi giorni, dovrebbe andare in discussione, così come stabilisce la legge, non prima di 10 giorni e non oltre 30 giorni dalla sua presentazione. Una volta approvata dall’Aula scatterebbe l’immediata cessazione dalla carica degli organi elettivi, vale a dire sindaco e consiglio comunale, e l’Assessorato regionale agli Enti locali dovrebbe nominare il commissario.

Calendario alla mano, per D’Alia e Genovese la mozione di sfiducia potrà essere votata in estate, se si avranno garanzie che la Regione istituirà la sessione straordinaria di ottobre per le amministrative, altrimenti i due deputati faranno in modo di tirare avanti sino a fine anno. A meno di colpi di scena a Roma o a Palermo.

In questo scenario, la figura del sindaco appare sempre più in balia di eventi che altri determineranno per lui. Un quadro sconfortante e politicamente poco edificante per il primo cittadino, che ha indotto persino l’ex candidato a sindaco, Gianfranco Scoglio, ad invocare, tramite un post su Fb, uno scatto d’orgoglio da parte di Accorinti, iconograficamente imprigionato in una torre sotto la stretta sorveglianza di Genovese e D’Alia: «Se veramente hai a cuore le sorti della ns città- scrive Scoglio – ti prego dimettiti e rompi questo disegno foriero di nuove sciagure e ridai voce agli elettori i quali se riterranno che hai operato bene ti riconfermeranno».

Ma Accorinti, come ha dichiarato ai nostri microfoni (vedi intervista video), non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e a chi vuole sfiduciarlo manda il seguente messaggio: «Bisognerebbe proporre la sfiducia solo per fatti gravissimi».

A smentire questa affermazione c’è però una sentenza del Tar Sicilia – Catania del maggio 2011, che mette tre punti fermi: 1) la mozione di sfiducia al sindaco è caratterizzata da una elevatissima discrezionalità, sindacabile soltanto in casi di manifesta illogicità o evidente travisamento dei fatti; 2) l' articolo 10, comma 2, della legge 35/1997 della Regione Siciliana prevede sì come condizione di legittimità della mozione di sfiducia al sindaco, che essa sia «motivata», ma non contiene ulteriori precisazioni sulle modalità di questa motivazione; 3) in conseguenza, la motivazione della sfiducia al sindaco può essere non soltanto di tipo politico-giuridico-amministrativo, ma di carattere politico, e può legittimamente basarsi sulla diversità di orientamento politico tra sindaco e maggioranza consiliare.

La sentenza 1170 – emessa in seguito al ricorso di un sindaco sfiduciato, secondo cui la mozione avrebbe dovuto riferirsi a circostanze e fatti effettivamente accaduti ed esistenti, riconducibili ad una responsabilità del sindaco stesso – stabilisce, in sintesi, che la mozione di sfiducia può avere come motivazione semplicemente la diversità di orientamento politico tra il sindaco stesso e la maggioranza consiliare.

Una diversità di orientamento politico tra giunta e consiglio che, nel caso del Comune di Messina, il sindaco Accorinti, i suoi assessori ed i loro sostenitori rivendicano con forza dal primo giorno.

Danila La Torre