Vincolo sullo stabilimento, per i lavoratori si inizia a fare giustizia

Una presa di posizione forte, un provvedimento che scompiglia di nuovo le carte in tavola e che riapre in modo prepotente la discussione sul futuro dello stabilimento Triscele. Il Presidente Crocetta lo aveva detto. Tra le ipotesi per restituire speranza ai 41 lavoratori licenziati c’era anche l’idea di porre un vincolo sullo stabilimento ex Birra Messina considerato bene di alto pregio storico ed etnoantropologico. Adesso pare che l’iter sia stato avviato dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, la notizia ai lavoratori è arrivata ieri in tarda serata mentre, come tutti i giorni, erano nel gazebo in presidio davanti i cancelli dello stabilimento. In pratica il vincolo della Soprintendenza, una volta effettivo, bloccherebbe inevitabilmente la costruzione del complesso residenziale per cui la famiglia Faranda aveva ottenuto il cambio di destinazione d’uso dell’area, trasformata da industriale a residenziale, ratificato poche settimane fa dalla Gazzetta Ufficiale della Regione. Una notizia che è piaciuta molto ai lavoratori in presidio che credono fortemente nell’aiuto del Presidente Crocetta e che aspettavano questo segnale dopo gli incontri avuti con il governatore, l’ultimo domenica scorsa durante la visita messinese di Crocetta. “In questo modo si rende giustizia a 41 lavoratori che hanno creduto nelle promesse di chi invece ha puntato su quest’area solo per i propri interessi” dice Mimmo Sorrenti insieme ai colleghi che anche oggi erano sotto il gazebo nonostante il freddo e la pioggia. “Siamo certi che questo può essere il primo passo per convincere la famiglia Faranda a farsi vedere e sentire, vista la loro assoluta chiusura di questi mesi”. Mimmo ricorda il giorno in cui si arrampicò su uno dei muri di cinta dello stabilimento con una bottiglia di benzina in mano minacciando di darsi fuoco dicendo che neanche quello servì per smuovere i proprietari della Triscele. “Forse adesso finalmente saranno loro a chiedere un incontro al Presidente Crocetta per ricominciare a parlare del futuro di quest’area e del nostro lavoro”. Inevitabile sarà la battaglia legale a suon di carte e ricorsi, soprattutto alla luce di quel cambio di destinazione d’uso ormai effettivo. Ma i 41 ex Triscele non si sentono a rischio. Non temono che questo possa in alcun modo penalizzarli, anzi credono fermamente che questo atto può essere il primo passo verso un percorso che guarda davvero ad un futuro fuori da quel gazebo. Del resto, continuano a ripeterlo, l’unico obiettivo e ricominciare a lavorare. Dove non importa, se in quello o in un altro stabilimento e se a proprie spese o con un nuovo imprenditore. L’importante è tornare a produrre birra e questa, per loro, è la strada giusta. Nel frattempo aspettano notizie sui licenziamenti. Tutti sono stati licenziati presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro, ma ancora nessuno di loro ha ricevuto l’atto formale che sblocca l’accesso alla mobilità e dunque agli ammortizzatori sociali. Morale della favola: da gennaio sono senza soldi, la cassa integrazione è scaduta il 31 dicembre, non sanno ancora quando potranno intascare le prime somme. Anche su questo fronte aspettano notizie. (Francesca Stornante)