Cronaca

Troppo caldo sull’Artico: si va verso un nuovo minimo d’estensione dei ghiacci

Le eccezionali ondate di calore che in queste settimane stanno colpendo, a ripetizione, l’ovest del nord America, l’Europa e la Siberia, stanno accumulando una notevole quantità di calore verso il Polo Nord, con conseguenze veramente disastrose per la tenuta dei ghiacci marini. Il forte riscaldamento riscontrato in queste ultime settimane è da attribuire alla presenza di vasti tratti di acque libere dai ghiacci. Le acque libere riescono ad assorbire una maggior quantità di calore dai raggi solari, calore che una volta immagazzinato dall’acqua viene gradualmente trasferito all’atmosfera sovrastante, incentivando un progressivo aumento dei valori termici.

L’estensione media del ghiaccio marino nel mese di luglio sta precipitando su valori simili a quelli osservati nella terribile estate del 2012, quando si registrò il minimo assoluto di estensione dei ghiacci marini. Solo che stavolta l’accelerazione della fusione del ghiaccio, lungo la banchisa, sta avvenendo con un mese di anticipo, rischiando di aggravarsi ulteriormente nel mese di agosto, quando si potrebbe scendere al di sotto dei valori riscontrati nel 2012. Con pesanti conseguenze sull’andamento della circolazione atmosferica su scala planetaria, e quindi anche alle nostre latitudini.

Registrati valori di oltre +34°C sotto il Circolo Polare Artico

Va anche detto che l’assenza di ghiaccio per vasti tratti di mare, durante il passaggio delle tempeste, facilità lo sviluppo di onde sempre più grandi e potenti, in grado quindi di facilitare la rapida fusione dei ghiacci marini, per l’azione meccanica esercitata dallo stesso moto ondoso. Generalmente la presenza di una copertura di ghiaccio compatta smorza le onde dell’oceano assorbendo e disperdendo l’energia delle stesse. Una copertura di ghiaccio denso agisce come uno scudo tra l’oceano e il vento di superficie, impedendo così la formazione delle onde. Oggi con meno ghiaccio marino sul mar Glaciale Artico aumenta il “Fetch” (lo spazio di mare su cui soffia il vento), ciò consente alle onde di diventare sempre più grandi e potenti, in base all’estensione e alla durata di quest’ultimo.

Il grafico evidenzia come la linea azzurra, che rappresenta l’anno corrente, abbia già intersecato la linea tratteggiata, relativa al 2012, anno in cui si registrò la minima estensione dei ghiacci marini dell’Artico. Questo trend rischia di peggiorare ulteriormente, portando ad un nuovo minimo d’estensione dei ghiacci entro la prima settimana di Settembre

L’impatto del moto ondoso sulla banchina negli ultimi anni ha agevolato il rapido ritiro dei ghiacci, con una larga fetta dei ghiacci che viene letteralmente mangiata dalle grandi onde dell’oceano Artico. Quando queste ondate sbattono con grande impeto lungo il margine della banchisa, contribuiscono a sgretolarla, aprendo enormi squarci su di essa. L’area che ha perso la maggiore quantità di ghiaccio è quella che va dal settore più orientale del mare della Siberia orientale al settore occidentale del mare di Beaufort. Un ciclone che si formo nell’oceano Artico, nell’agosto del 2012, l’anno del minimo storico artico, ha portato a effetti che hanno aumentato il declino in quell’anno.