Yacht di lusso con fondi regionali, a giudizio Blandina e Giordano

Il gup Salvatore Mastroeni ha rinviato a giudizio al prossimo 12 marzo
l’ex presidente di Confindustria Messina, Ivo Blandina con l’accusa di truffa alla Regione. Il giudice Mastroeni ha rinviato a giudizio anche l’imprenditore Nino Giordano, amministratore della Blue Dream srl, il fratello, Giacomo, che attraverso un’altra azienda, la Gioim, detiene parte delle quote della stessa società. A giudizio anche i loro soci, Martino Bianco e Stefano Costa. Il gup ha stralciato la posizione del funzionario di Mediocredito Italiano, Antonino Leanza, che ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato il 15 gennaio. La Blue Dream srl, società di Alcamo, aveva ottenuto un finanziamento regionale di 552.000 euro per l’acquisto di 24 imbarcazioni il cui attracco era previsto nel porto di Terrasini. Si tratta va di unità da diporto da utilizzare per il noleggio ai turisti. Secondo l’accusa della Procura però le quote della Blue Dream furono acquistate da una “società di comodo”, che faceva capo a Nino Giordano l’imprenditore che ha fatto affari nei più svariati settori, dall’edilizia, alla grande distribuzione e anche in una compagnia aerea la Alpi Eagles. Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, Giordano però avrebbe utilizzato il finanziamento della Regione Siciliana per acquistare lo yacht di lusso che poi avrebbe utilizzato a fini personali. Non solo ma Giordano avrebbe presentato una falsa dichiarazione nella quale attestava di essere esente da carichi pendenti. Inoltre per poter accedere al finanziamento, avrebbe innalzato fittiziamente il numero dei dipendenti della Blue Dream, portandolo a 15, dirottandoli da altre società del gruppo Giordano. Nell’inchiesta della Procura è indagato anche il presidente di Confindustria Messina, Ivo Blandina. In qualità di amministratore della Comet srl avrebbe fatto figurare il porto di Messina quale porto di ormeggio dello Yacht “Cinzia” mentre in realtà era quello di Milazzo. Blandina, infatti, avrebbe stipulato con Giordano un falso contratto del posto barca alla Marina del Nettuno per la durata di 5 anni. Il funzionario di Mediocredito Italiano, Antonino Leanza, nella relazione sullo stato finale del programma d’investimento avrebbe confermato l’inesistenza di variazioni ai dati rispetto all’istruttoria iniziale, dando via libera al finanziamento. Con questa relazione avrebbe indotto in errore i funzionari della Regione che hanno concesso il finanziamento. Infine i fratelli Giordano, Bianco e Costa sono accusati di aver sottratto al pagamento dell’accisa oltre 12.000 chili di gasolio, destinandoli ad usi invece soggetti ad imposta