Tusa, il Consiglio approva il regolamento del Registro delle Coppie di fatto

Il Consiglio comunale di Tusa ha approvato nei giorni scorsi il Regolamento per l’istituzione del Registro delle Unioni Civili.

La proposta dell’assessore Domenico Grillo, arrivata sul tavolo dell’Assise comunale con il favore della Commissione consiliare Regolamenti, è stata votata con il consenso unanime dei consiglieri presenti, ben 13 su 15.

Anche se l’argomento relativo alle coppie di fatto non era tra i punti programmatici dell’Amministrazione del Sindaco Angelo Tudisca, il primo cittadino ha sottolineato che: “come amministrazione abbiamo ritenuto opportuno vedere riconosciute tutte quelle forme di legami affettivi che non si concretano o non si possono concretare nell’Istituto del matrimonio ma che si palesano per una convivenza stabile e duratura. Siamo consapevoli – continua Tudisca – che si tratta di un’iniziativa simbolica ma ci auspichiamo che venga colmata la lacuna legislativa. Con questo atto – conclude – Tusa dimostra, ancora una volta di essere inclusiva rispetto a tutti i componenti della sua Comunità. Tusa si avvicina all’Europa prima di quanto fatto dal Governo centrale”.

I Comuni – si legge in una nota – possono deliberare in tale materia, nell'ambito dei principi e delle regole fissate dalla legislazione statale, per i poteri ad essi attribuiti dal Decreto Legislativo 267/2000, che recita: “al fine di promuovere pari opportunità per le unioni di fatto, favorendone l'integrazione sociale e prevenendo ogni forma di disagio nonché di discriminazione fondata sull’orientamento sessuale”. “Il profilo giuridico delle unioni civili – si legge nella nota – è incerto e poco chiaro, perché i due partner condividono un progetto di vita, e quindi affetti e solidarietà, ma rischiano di vedersi negati diritti fondamentali, quali ad esempio: il mancato riconoscimento dello status di parente nei casi di urgente necessità di tipo sanitario; il mancato accesso al sistema dei congedi dal lavoro per assistenza al partner; l'impossibilità di accedere alle prerogative previste dall'istituto della “famiglia”; in caso di maltrattamenti di un convivente nei confronti del partner non si configura il reato di maltrattamenti in famiglia; se cessa la convivenza, solo il proprietario o l'intestatario del contratto d'affitto ha diritto a restare nell'abitazione”. (Salvatore Famularo)