“Curarsi è una necessità, non un lusso”. L’appello di Martina

Martina ha 28 anni. Soffre di epilessia parziale dall’età di un anno. Al momento della sua nascita le è stato lesionato l’emisfero sinistro del cervello, l’ippocampo. Da allora ha dovuto combattere con il “grande male”, così viene definita l’epilessia quando si presenta con sintomi forti e improvvisi, perdita di conoscenza, respiro bloccato, fino alla fase di recupero, che non è così veloce come la si descrive, né veloce né indolore. La prima crisi a un anno. La seconda a sette anni. La terza a nove. Martina è stata visitata da diversi medici che le hanno prescritto numerosi medicinali. Niente da fare, Martina resiste ai farmaci. L’unico che va bene, alla fine, è il Keppra.
Martina non è un caso, è una persona. Come Giuseppe, il ragazzo che ha scritto al Ministero della Salute, perché dopo la spending review il Keppra costa troppo e “la salute è un diritto”.
“Se voglio il Keppra 1000mg lo devo acquistare al prezzo di 46 euro, altrimenti devo prendere un altro farmaco generale sostitutivo”. Così è stato detto a Martina, l’ultima volta che è andata in farmacia a comprare i medicinali per la sua salute. Ma il Keppra non si può sostituire, non vale il principio attivo in questo caso. Questo lo abbiamo già detto. E questo significa uscire quei soldi, trovarli se non ci sono, fare sacrifici.
“E’ una necessita non un lusso – ci scrive Martina -. Mi rivolgo alla mia regione, la Sicilia, chiedendo di prendere attentamente in esame la medesima questione, nella speranza che possa assumere una condotta che sia d’esempio per le altre regioni, tutelando il cittadino che ha bisogno di essere sostenuto”.
Discriminati due volte. Prima dalla vita, e quello non lo puoi evitare. Poi da un sistema che prosegue inerme di fronte all’appello di speranza, e mai disperato, di un coro di voci bianche che gridano “vogliamo normalità, ce la state togliendo”.