L’operazione Amam non convince, saltano fuori dubbi e quesiti sull’effettiva solidità

L’operazione Amam inizia a destare qualche seria preoccupazione. Mentre si attende il passaggio dell’imponente pacchetto dei servizi di igiene ambientale che porterà all’Amam quasi 600 nuovi lavoratori e una mole di servizi pubblici fondamentali, c’è chi comincia a guardare con sospetto ad un’operazione di cui, sul piano economico-finanziario, ancora poco o nulla si sa. Dopo i giorni frenetici che a luglio hanno scandito l’iter che ha portato alla modifica dello statuto Amam, passaggio fondamentale e propedeutico per trasformare l’Amam in una Multiservizi, sembra essere ripiombati in una fase di stallo. L’amministrazione Accorinti in realtà aveva provato a bruciare le tappe con un’ordinanza urgente che avrebbe garantito immediatamente il passaggio di una parte di lavoratori, ordinanza che aveva destato anche molte critiche e polemiche e che alla fine è stata stoppata per ricorrere a strumenti ordinari che non mettano in dubbio la bontà degli atti assunti dall’amministrazione. Dunque al momento è tutto in standby. Serviranno gli affidamenti dei servizi, i contratti di servizio, i provvedimenti di mobilità per il passaggio del personale. Un’operazione di cui il viccesindaco parlò dettagliatamente durante le commissioni di inizio luglio, evidenziando i notevoli vantaggi economici, gestionali e sociali che derivano dall’attuazione di detta operazione. In una relazione tecnica, si sottolinea ancora oggi, economie di gestione sinteticamente stimate in €. 600.000 che secondo le previsioni possono già essere realizzate a partire dal secondo semestre 2015 intervenendo in particolare nei seguenti centri di costo: energia elettrica, servizi di manutenzione e riparazione, compensi amministratori e sindaci, spese legali, recupero crediti, personale. Tra aumento dei ricavi e diminuzione dei costi di gestione l’amministrazione prevede che dal 2° semestre 2015 i benefici derivanti dall’accorpamento dei servizi saranno evidenti ed a favore delle maggiori risorse per la copertura dei costi. I soli costi generali delle aziende che saranno avviate alla liquidazione definitiva ridurranno considerevolmente lo squilibrio finanziario attuale, senza dimenticare il mancato effetto delle sanzioni ed interessi passivi (circa 3.000.000) che annualmente gravano su Messinambiente.

E’ ovvio che questi tempi non saranno rispettati, anzi ormai è praticamente certo che tutto slitterà a otrobre. E’ vero che il 30 settembre scade l’affidamento a Messinambiente, ma con ogni buona probabilità si procederà ad una nuova proroga per “tirare” fino a dicembre e unificare le energie, in modo da far un unico pacchetto.

Intanto però i dubbi restano e a sollevarli sono Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil che non possono rimanere in silenzio di fronte ad alcuni interrogativi nati dalle recente notizie saltate fuori soprattutto durante la commissione bilancio dedicata a Tari e rifiuti. “Apprendiamo che le risorse che l’amministrazione comunale di Messina ha individuato per il servizio rifiuti non coprirebbero il costo totale del personale impegnato nello svolgimento di questa attività. Si parla di un disavanzo notevole, aggravato anche dall’inadeguatezza dei mezzi in uso e da quant’altro è necessario per l’effettuazione del servizio, che al di là dei motivi che lo determinerebbero, se alla fine restasse tale, rischierebbe inevitabilmente di aggravare la già difficile condizione dell’Amam, pregiudicando così l’esistenza dell’azienda che, secondo i programmi della giunta, dovrebbe assorbire questi ed anche gli altri lavoratori per la creazione di una Multiservizi”.

Per Foti, Caruso e Trimboli sono tante sono le incognite che pesano sulla sostenibilità di una operazione che dovrebbe riassumere i servizi indispensabili alla cittadinanza, tutti a carico delle casse comunali, in capo ad una sola azienda. Ed altrettanti sono i dubbi che ha suscitato, fin dall’inizio, la confusionale prassi scelta dalla giunta per avviare questo percorso: trattative separate, mancato confronto su progetto organico, assenza di un piano industriale, estemporanee delibere emanate e poi modificate. “Una marcia a tappe forzate, insomma, suffragate da una ipotetica convenienza e che ancora oggi, però, non chiarisce nel dettaglio le garanzie per tutti i lavoratori interessati, la finale corrispondenza delle tariffe a carico dell’utenza e, non ultimo, la sostenibilità della stessa azienda”.

I sindacati ricordano poi che tra meno di un anno, secondo quanto dispone la legge, il controllo sui bilanci dell’Amam, in conseguenza alla sua trasformazione, non saranno più affidati ai sindaci revisori aziendali ma alla Corte dei Conti che sarà perciò chiamata a verificare la corrispondenza o meno di quel contributo di 30 milioni che l’Amam è chiamata, inderogabilmente, a corrispondere al Comune di Messina secondo il Piano di Riequilibrio votato dal Consiglio Comunale per scongiurare il dissesto.

“A quell’appuntamento, per i risvolti non solo legali ma anche e soprattutto per quanto attiene all’equilibrio dei bilanci del comune e dell’Amam, al costo delle tariffe per l’utenza ed alla garanzia dei servizi e dell’occupazione, è bene che le amministrazioni comunali e quelle dell’ente interessato ci arrivino evitando ogni prevedibile ostacolo e scongiurando da subito ogni condizione di possibile rischio. Chiediamo pertanto di disporre un immediato, preventivo e chiarificatore confronto di merito”.

F.St.