Area popolare: “Dimettiamoci tutti, consiglio e giunta. Se Accorinti non vuole c’è la sfiducia”

Alle 10.30 i consiglieri comunali di Sicilia Futura varcavano la soglia della prefettura per chiedere di accendere i riflettori su quello che chiamano il caso Messina, ed accendere i riflettori su questione morale e cooperative. Allo stesso orario, alle 10.30, a Palazzo Zanca i consiglieri di Area Popolare (Udc-Ncd) presentavano la richiesta di una seduta urgente per invitare tutti a dimettersi, Consiglio comunale e amministrazione Accorinti.

E’ questa l’immagine che meglio rappresenta la deflagrazione dell’Aula dopo l’operazione Matassa, diventato una sorta di spartiacque tra il “prima” ed il “dopo” e che nessuno può ignorare che sia passato come un tornado sul Palazzo.

Se Nina Lo Presti e Gino Sturniolo hanno detto basta e si sono dimessi, i centristi, insieme agli ex Pdl ora Ncd alzano il tiro e dicono: dimettiamoci tutti, arriviamo almeno a 21, numero necessario per sciogliere il consiglio comunale e commissariare l’Aula, ma prima di farlo invitiamo anche l’amministrazione a dimettersi. Facciamo un gesto congiunto nell’interesse della città e che la città ci chiede.

“Il consiglio comunale non è più quello del 2013, la geografica politica dopo i cambi di partito è totalmente cambiata- spiega il capogruppo Udc Mario Rizzo- E questo pone un problema politico e la necessità di restituire la parola agli elettori. D’altra parte però c’è un’amministrazione che non ha portato a termine neanche uno degli obiettivi del programma, e questo è un problema di tipo gestionale. Se anche nei prossimi 2 anni riuscisse ad invertire la rotta non arriverebbe al 15% dei punti del programma. Anche per l’amministrazione quindi si pone la necessità di ritornare alle urne e ammettere quel fallimento che i messinesi toccano con mano ogni giorno”.

L’idea è quindi quella di portare in Aula il dibattito e che sia l’amministrazione a dire pubblicamente ed ufficialmente di non sentirsi inadeguata. Se Accorinti e i suoi non dovessero essere disposti a dimettersi insieme ai 40 (o ai 21 disposti a farlo), come chiedono gli Udc-Ncd, ecco che tornerebbe in primo piano la mozione di sfiducia.

In conferenza stampa i consiglieri si sono presentati “armati” di due documenti, uno molto corposo, e cioè il programma di Accorinti, ed uno di gran lunga più scarno, ovvero le cose fatte in questi 3 anni rispetto alle promesse e agli impegni presi in campagna elettorale.

“Non possiamo più temporeggiare- tuona la capogruppo Ncd Daniela Faranda- In questi anni siamo stati propositivi in ogni modo, presentando progetti, ordini del giorno, idee, ma quest’amministrazione preferisce “ballare da sola” come ha fatto Signorino con il Masterplan. E’il loro stile. Noi no ci sentiamo delegittimati come consiglio, io mi sento delegittimata da una giunta che è incapace sotto il profilo gestionale”.

La quota 21 è matematicamente impossibile da raggiungere, così come altrettanto impossibile è che l’amministrazione ammetta di aver fallito, pertanto il dibattito rischia di essere soltanto un ripercorrere copioni già visti. L’alternativa in teoria potrebbe essere la mozione di sfiducia e le contestuali dimissioni, ma l’ostacolo continua ad essere quello numerico (16 per presentarla e 27 per approvarla in Aula).

“Noi abbiamo lo strumento, che è quello della mozione di sfiducia- spiega Franco Mondello- Ma prima riteniamo indispensabile che sia il sindaco a dirci quel che vuole fare per i prossimi anni, se vuol andare avanti con questo disastro o meno. La mozione è l’ultima spiaggia, prima diciamo: discutiamone tutti insieme. Accorinti ha il dovere di dirci che fine ha fatto il Piano di riequilibrio e che intenzioni ha per il futuro”.

La paradossale barzelletta del bilancio di previsione 2015 presentato nella sua quinta versione 1 anno e mezzo dopo è solo l’esempio più emblematico utilizzato dai consiglieri Nicola Crisafi, Libero Gioveni, Andrea Consolo, Mariella Perrone, per ribadire l’impossibilità di andare avanti con un’amministrazione che non porta atti in Aula e che quando li porta lo fa sempre all’ultimo minuto (anche se a dir la verità per più di 2 anni i centristi sono stati più che benevoli con l’amministrazione, votandogli di tutto).

“E’ l’amministrazione delegittimata nella forma e nella sostanza- spiega Crisafi- Ma non ha l’umiltà di ammettere che dopo 3 anni non ha fatto nulla”.

L’ormai fantomatico bilancio che approderà in Aula stasera non avrà comunque il sì dell’Area Popolare, che negli ultimi mesi è salita sull’Aventino, dopo la presa di posizione del presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia.

“Non aveva alcun senso dimetterci singolarmente- ha concluso Libero Gioveni- perché il nostro posto sarebbe stato preso dal primo dei non eletti. Altra cosa sono le dimissioni collettive, ma di tutti, consiglio e amministrazione. Ce lo chiede la città, noi lo abbiamo compreso, Accorinti no”.

Il gruppo di Area Popolare ha escluso categoricamente che alla base della decisione ci sia la questione morale: “la nostra è una motivazione esclusivamente politica”,

sottolineano in coro.

La richiesta di dedicare una seduta consiliare alle dimissioni collettive è stata firmata anche dai consiglieri Daniele Zuccarello e Nicola Cucinotta.

Rosaria Brancato