Dr e Pdl fanno fuori l’Udc… con la complicità di Pd e “Cambiamo Messina dal Basso”

Prima seduta del Consiglio comunale, prima spaccatura nella coalizione di centro-sinistra. A farne le spese l’Udc, che esce letteralmente massacrato dai lunghi lavori d’Aula, iniziati con tre casi di ineleggibilità ed incompatibilità riguardanti tre dei suoi sei consiglieri (Perrone, Consolo e David, la cui elezione è stata comunque convalidata dai colleghi ) e finiti con la mancata elezione all’Ufficio di Presidenza di Libero Gioveni, scavalcato dal giovanissimo Nino Interdonato dei Dr e dall’outsider Nicola Crisafi del Pdl. L’accordo siglato nelle segrete stanze delle segreterie prevedeva infatti l’elezione di Gioveni a vicario della Barrile e quella di Interdonato a vice, ma qualcosa è andato storto.

Interdonato ha ottenuto 27 preferenze, Crisafi 21, Gioveni 20 e la Lo Presti di “Cambiamo Messina dal basso” 4, un voto ciascuno è andato anche ad Amata e Mondello. Lo spoglio delle schede ha reso palese l’accordo tra i Democratici riformisti di Picciolo e Greco ed il Popolo delle Libertà di Germanà e Garofalo (in mattinata Garofalo, Germanà e Picciolo si erano presentati insieme in Aula consiliare quasi a lanciare un monito): Dr e Pdl hanno infatti votato compatti l’accoppiata inedita Interdonato –Crisafi. Lo scrutinio ha palesato in maniera chiara anche lo strano accordo tra Pdl e “Cambiamo Messina dal basso”, due forze politiche tra loro lontanissime: in tutte le quattro schede con su scritto Lo Presti compariva anche il nome di Crisafi.

Dr (6 consiglieri) + Pdl (7 consiglieri)+ Cambiamo Messina (4 consiglieri) danno un totale di 17 voti, pertanto è evidente che l’esponente del Pdl ha pescato 4 voti anche nel partito democratico o nelle liste collegate (“Progressisti democratici”, “Felice per Messina” o “Il Megafono”). Allo stesso modo, è fin troppo evidente che a Gioveni sono mancati in massa i voti dei Dr e quelli di tre o quattro franchi tiratori del Pd, impossibili da individuare.

L’accordo a tavolino tra Genovese, D’Alia e Picciolo, dunque, è saltato sul finire, ma con un’unica vittima: l’Udc, che ha mantenuto gli impegni presi con gli alleati ma è rimasto a bocca asciutta ed in evidente stato di “shock” a conclusione della seduta. Apprezzabile la decisa presa di posizione di Libero Gioveni, che ha interrotto una contestazione fatta in sua difesa per precisare: «Anche se la verifica andasse a mio favore, dico subito che rinuncerei al ruolo di vice-presidente , perché è ovvio che gli accordi non sono stati rispettati e non c’è stata l’ampia convergenza sul mio nome che mi aspettavo da una maggioranza di 29 consiglieri comunali».

Senza mezzi termini e sottolineando di parlare «a titolo personale», l’ex consigliere della terza circoscrizione ha aggiunto: «In questo momento viene sancita la rottura della coalizione e degli equilibri in quest’Aula. La maggioranza del centro-sinistra è partita col piede sbagliato».

Ed in effetti , alla prima uscita pubblica, la colazione di centro-sinistra è scivolata o meglio ha messo una buccia di banana sotto i piedi degli amici dell’Udc, che generalmente le trappole le tendono agli altri e questa volta invece ci sono finiti dentro. Qalcuno parla di vendetta studiata ad arte nei confronti di D'Alia e dei suoi uomini, sulla cui fedeltà elettorale alle ultime amministrative molti hanno più di qualche dubbio.

Sull’elezione di Crisafi e sul modo in cui è stata conseguita esprime soddisfazione il capogruppo del Pdl Pippo Trischitta. «La nomina di Nicola Crisafi – si legge testualmente – è stato un grande successo per il gruppo del PDL, che ha dimostrato una compattezza granitica tale da scardinare un accordo di cartello del centrosinistra inspirato a logiche spartitorie ormai superate che hanno fatto una vittima illustre come l'UDC».

«Pertanto – continua Trischitta – mi sento di ringraziare quei 14 consiglieri, che, assieme ai sette del PDL, hanno determinato questa "vittoria" certamente storica, in quanto è la prima volta, da quando è stato istituito l'ufficio di presidenza, che l'accordo della maggioranza salta».

Il capogruppo di “Felice per Messina” Giuseppe Santalco augura «un buon lavoro ai colleghi » ed auspica «una collaborazione fattiva, leale e sempre protesa verso il bene della città, nella speranza che la dialettica maggioranza/opposizione non sia mai motivo di discordia ma, piuttosto, di crescita proficua».

Con l’elezione dell’Ufficio di presidenza, il Consiglio comunale può finalmente lavorare per la città. Sarebbe bello se anche nei prossimi giorni, nei prossimi mesi e nei prossimi cinque anni i banchi fossero tutti occupati, come in occasione dell’insediamento. Ma da domani non ci saranno più poltrone da salvaguardare da “attacchi esterni” o poltrone da spartire, ci saranno solo i problemi da affrontare e risolvere. Solo chi avrà veramente a cuore la città garantirà la sua presenza in Aula, per gli altri sarà solo passerella. (Danila La Torre)