Se i 108 sindaci fanno come Romolo, prendono l’aratro e costruiscono la vera Città Metropolitana

Quando Romolo prese l’aratro e segnò il confine di certo non pensava che stava per creare quella che un giorno altri avrebbero chiamato Caput mundi , ma in quel momento aveva sicuramente in testa un sogno, un’idea. Aveva scelto il luogo ed aveva iniziato a segnare centimetro per centimetro il territorio del suo sogno. Ho pensato spesso a Romolo in questi giorni di dibattito sulla Città Metropolitana e sul Masterplan, perché temo che nessuno ha capito fino a che punto siamo Romolo e non Remo. Rischiamo di comportarci come un capo condomino ignorando il fatto che invece siamo Romolo e che dobbiamo segnare i confini non del villaggio, del nostro orticello, della nostra piazza, ma di una Città Metropolitana. L’occasione per capirlo è il Masterplan, che, a dispetto del nome, non è un aereo ma può diventare la navicella spaziale che ci farà volare alto. Il dibattito, che non c’è stato, (ed è proprio questo il punto) sul Piano del sud che entro fine dicembre anche Messina dovrà firmare, ha fatto emergere la mancata comprensione di uno strumento che è solo uno dei tanti che avremo a disposizione se la smettiamo di pensare come un capo condomino. Non mi dilungo oltre sulla stucchevole discussione sul perché Messina non era nell’elenco del Masterplan e su chi ha il merito di avercela messa, perché quello che più conta non è “esserci”, ma “saperci stare”.

La Città Metropolitana non è Messina, e non è neanche una fotocopia dell’ex Provincia di Messina. E’ molto di più, è quell’idea che era nella testa di Romolo e che ha tradotto in realtà con un aratro ed un bue. Siamo arrivati a ridosso del primo “Freccia Rossa per le città metropolitane” senza uno straccio di dibattito onnicomprensivo, senza essersi guardati in faccia per capire cosa vogliamo fare da grandi, salvo poi stracciarci le vesti se non troviamo il nostro nome dell’elenco e poi, peggio ancora, limitarci a uscire dai cassetti ognuno il progetto per il proprio spicchio di sole. Da ben 2 anni e mezzo si parla alla Regione della riforma delle ex Province ma noi messinesi siamo arrivati ai nastri di partenza impreparati all’unica vera rivoluzione sul piano delle risorse e dello sviluppo: la Città Metropolitana. Con l’aggravante che Messina è diventata sorella di Catania e Palermo non per diritto divino ma perché la nostra deputazione regionale si è impegnata. Sarà tutta fatica sprecata visto che in questi anni, a parte sporadici incontri di facciata rimasti solo parole, nessuno ha preso l’aratro per porre le basi di una Città Metropolitana che sappia guardare oltre il naso della stele della Madonnina. Il Masterplan fino al 2023 equivale ad una pioggia di miliardi di euro che arriveranno solo se hai una visione strategica e sarà solo una delle occasioni che la Città Metropolitana potrà cogliere. Non sono somme destinate a tappare falle o per arredare il balcone di casa. Il guaio è che non pensiamo Città Metropolitana. Abbiamo finalmente l’occasione per “pensare in grande” per pensare come una top model e ci limitiamo a fare una sfilata nel pianerottolo di casa. Invece dovremmo guardare la Città Metropolitana come si guardano i bambini, che ereditano gli occhi dal bisnonno, l’allegria da un lontano zio, la bellezza della mamma, l’ambizione dal cugino che sta in America. Dovremmo imparare a guardare Messina- Città Metropolitana così, gli occhi azzurri sono del mare di Giardini Naxos e Capo d’Orlando, il sorriso è di Milazzo, le braccia dei Comuni operosi dei Nebrodi, le gambe snelle e svelte dei comuni tirrenici, l’allegria di Taormina, la tenacia di Rometta, Villafranca. Non possiamo ragionare per “periferie”, altrimenti siamo destinati a perderla questa partita. E’ impensabile ipotizzare di presentarci a Roma con un elenco di piccoli e medi progetti per “single”, ognuno studiato per dare risposte ad un piccolo pezzo di necessità.

E’ un errore madornale pensare che la Città Metropolitana abbia confine tra Tremestieri e Ganzirri e che parli un solo dialetto, quello del comune capoluogo. Il governo Renzi ci sta dando la possibilità di agire come Romolo. Invece di decidere a priori, ad esempio, che a Milazzo servono gli alberi di mandarini, a Taormina i turisti nei Nebrodi gli agriturismo perché non sedersi tutti insieme ed ascoltarli? Perché finora nessuno ha messo insieme i sindaci, i consiglieri comunali, Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, sindacati, ordini degli architetti, ordine degli ingegneri, sovrintendenza, genio civile, università, poeti, sognatori, muratori, per capire come “muovere l’aratro e dove prendere il bue”? Non si tratta di fare un’addizione e dire “tu che vuoi, una strada, una piazza, una chiesa”, ma per dire: “noi che possiamo fare? Noi chi siamo?” La nostra identità nasce dal campanile ma crea un insieme di suoni ed è su questa musica che dobbiamo basarci. E’ mai possibile che dalla primavera del 2013 nessuno abbia iniziato a scrivere questo spartito musicale?

Accorinti, come emerso più volte, non ha l’ambizione di guidare questo percorso, ha delegato al vicesindaco gli aspetti squisitamente tecnici e non è mai parso interessato a quel cammino che potrebbe essere la grande forza di Messina intesa da Furci a Tusa, da Roccafiorita a Mirto. Il commissario Romano ha fatto quel che ha potuto ed è di sua competenza in quanto commissario, ma è rimasto solo in questo percorso, ha uscito dal cassetto quel che l’eredità di Leonardi ha lasciato e sta provando a riunire le forze. Ma spetta alla Politica prendere l’aratro e indicare il solco anche perché il quanto, il quando e il dove verranno decisi a Roma, dove è importante “contare”. E’ molto interessante l’Area Integrata dello Stretto e spendersi per questa comunione d’intenti con Reggio Calabria, ma la Città Metropolitana prima ancora di guardare oltre deve saper guardare sé stessa. Prima che con Reggio iniziamo ad integrarci con noi stessi, da Sant’Alessio a Brolo passando per Mongiuffi Melia. E poi, più forti, guardiamo a testa alta di fronte.

La testata giornalistica Tempostretto, senza nessuna pretesa, senza voler sostituirsi a nessuno vuole dare un piccolo contributo a questo percorso. Nel mese di dicembre metteremo a disposizione dei 108 sindaci una “tribuna”, un’agorà, un luogo per guardarsi in faccia e parlare. E per incontrare gli ordini professionali, l’università, i portatori d’interesse che metteranno a disposizione idee, competenze, capacità, supporti, per chi amministra ma non ha i soldi. I primi due incontri saranno la prossima settimana, mercoledì 2 dicembre alle 17 nella sala consiliare di Giardini Naxos (per i comuni della zona jonica) e giovedì 3 alle 10 nella sala consiliare del Palazzo municipale di Milazzo (per i comuni della zona tirrenica). Successivamente sarà la volta della zona dei Nebrodi e infine il comune capoluogo.

Ringraziamo sin da ora sia le amministrazioni e le presidenze dei consigli comunali di Milazzo e Giardini Naxos che ci hanno messo a disposizione “l’agorà”, sia quanti hanno messo a disposizione o vorranno mettere a disposizione le loro competenze ed il loro entusiasmo, dal professore Limosani, all’Università, Confindustria, Confcommercio, agli Ordini professionali di ingegneri e architetti, alla Fondazione architetti, ai sindacati, sindaci, consiglieri comunali, associazioni, movimenti, alla deputazione che vorrà ascoltare e raccogliere in rete le istanze da portare nelle sedi opportune. L’invito è rivolto a tutti. Non è un tavolo tecnico né una conferenza di servizi e non potrebbe esserlo, è semplicemente un tentativo di capire se si può fare rete e camminare insieme. I tempi sono strettissimi perché finora se ne è perso fin troppo. Non sappiamo quanto peso specifico abbiamo a Roma, ma non interessa quellocheceraprima, a noi interessa contare adesso.

Perché è adesso che sta passando il Freccia Rossa della Città Metropolitana.

Cerchiamo di non perdere pure questo treno.

Rosaria Brancato