Fermati 7 scafisti: ad incastrarli le testimonianze dei sopravvissuti

Sono state le atroci testimonianze dei 236 migranti sbarcati ieri al Porto di Messina ad indirizzare le indagini della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza che, nel giro di pochissimo, hanno chiuso il cerchio su ben sette scafisti accusati di aver guidato il barcone malandato dalle coste libiche fino in mare aperto.
Si tratta di Mahammed Mahammed Ali Gomma, 41 anni, Ismail Chaben Darouch Hidaia, 40 anni, Mansout Awad Walid, 24 anni, Selim Houssine, 27 anni, ed altri 3 minorenni, di cui un 16enne ed un 17enne, tutti egiziani.

I profughi hanno raccontato a poliziotti e finanziari del loro lunghissimo viaggio durato sette giorni, prima di essere soccorsi nel Canale di Sicilia dalla nave croata Mohorovic e dal pattugliatore della Gdf Denaro.
Uomini e donne hanno ricordato di esser partiti da diverse spiagge dell’Egitto e da lì di esser stati spostati da un’imbarcazione all’altra, fino a quella definitiva che potesse contenerli tutti.
Senza documenti o effetti personali, senza più nulla ormai, sono stati costretti da scafisti violenti a bere acqua di mare ed hanno rischiato tutto pur di raggiungere l’Europa e fuggire da situazioni disperate.
Un viaggio costato dai 3 ai 4mila euro, pagato in valuta egiziana, di cui una parte data subito all’imbarco, mentre il resto sarebbe stato consegnato dai parenti rimasti in patria solo nel momento in cui avessero avuto la certezza che i loro cari fossero giunti sani e salvi.

Scappavano da storie terribili di fame, guerra e persecuzione ed al Molo di Messina hanno trovato, ad attenderli, medici, associazioni di volontariato e tutta la macchina organizzativa coordinata dalla Prefettura. Alcuni di loro sono rimasti nei centri di prima accoglienza cittadini, altri sono già stati trasferiti in altre strutture italiane. (Veronica Crocitti)