Spese pazze a Messinambiente, 4 indagati tra i dirigenti

Spese pazze a Messinambiente, quattro indagati tra gli ex quadri dirigenti. Trasferte gonfiate, straordinari maggiorati, assunzioni di figli dei dirigenti. Proprio mentre in Consiglio Comunale si discute della sorte di Messinambiente, dalla Procura arriva un’altra tegola giudiziaria.

I sostituti procuratore Stefania La Rosa e Roberta La Speme hanno spiccato quattro avvisi di garanzia, notificati in queste ore ai vertici della società mista, per reati che vanno dalla truffa all'abuso d'ufficio, passanto per il falso.

Cinque le ipotesi di reato, contestate a vario titolo all’attuale direttore tecnico Roberto Lisi, il responsabile dell’autoparco Filippo Marguccio, Claudio Sindoni – oggi in pensione – e Antonio Giovanni Magazzù, che cristallizzano una gestione “pro domo propria” delle casse della società, tra il 2013 e il 2014, poi un episodio risalente al 2011.

Lisi avrebbe incassato l’equivalente di 27 trasferte di servizio, tra il febbraio e il dicembre 2013, che in realtà sarebbero state di durata minore rispetto a quanto certificato dal direttore tecnico. Lisi ne avrebbe innalzate alcune sotto le 12 ore, incassando così lo straordinario, altre oltre le 12, incassando la diaria di trasferta.

Stessa contestazione per Marguccio, che da responsabile dell’autocentro nel 2013 avrebbe incassato 719 euro in più di quanto effettivamente gli spettava a titolo di trasferte. Sei le “missioni di servizio” sospette, secondo gli investigatori. Ad entrambi viene contestato il falso in atto pubblico, per l’attestazioni delle missioni nei fogli di autorizzazione, poi siglati dal dirigente tecnico Antonino Miloro.

Abuso d’ufficio il reato contestato a Sindoni, ex responsabile del settore servizi. Nel 2011 ha chiesto ed ottenuto dal liquidatore Armando Di Maria un incentivo economico a favore del figlio Cesare Sindoni, ancora oggi in servizio, di 150 euro mensili in più, col risultato che il figlio avrebbe incassato ingiustamente oltre 5 mila euro.

Più recentemente, nel marzo 2014, Magazzù è stato “beccato” a firmare il foglio presenze del giorno precedente, quando invece era assente, portandosi a casa 68 euro non dovuti. Anche per lui l’ipotesi di reato è di truffa.

Gli indagati saranno ora ascoltati dai magistrati e dagli investigatori, a lavoro da tempo sul calderone Messinambiente. Un lavoro enorme, condotto dalla sezione di Polizia giudiziaria della Questura, ai comandi del dirigente Fabio Ettaro, già sfociata nel processo a carico dei vertici, e che oggi implica altre quattro persone. Un lavoro certosino che va dallo spulciare carte e bilanci all’accertare cosa effettivamente succedeva, giorno per giorno, sia dentro che fuori le mura della società. Parallelamente, a lavoro c’è anche i Nucleo Investigativo dei Carabinieri, ai comandi del Maggiore Ivan Boracchia.

Alessandra Serio