Società

Un messinese esausto ma non rassegnato: «Milano celebra Antonello. E Messina?»

«Sono un vostro lettore, vi scrivo in qualità di messinese esausto ma non rassegnato.

Faccio parte di quella moltitudine di giovani che lascia la propria terra natia per diversi motivi, ma senza mai dimenticare la mia città e le mie origini. Vivo a Milano da ormai 4 anni, ma non ho mai dimenticato Messina, anzi la distanza non ha fatto altro che aumentare la mia sensibilità verso la mia città.

Aspetto con impazienza i programmi Rai, quale Mare nostrum o Linea verde per far vedere a tutti i miei conoscenti lombardi la città positiva (un tempo anche fiera) da cui provengo. Oggi tuttavia, per la prima volta, mi son vergognato, anzi rammaricato.

Tornando da lavoro vedo una fila cospicua incamminarsi verso Palazzo Reale, sapendo dell’esposizione del nostro Antonello, da buon messinese incallito decido di entrare. Il mio senso di curiosità si tramuta in senso di orgoglio, ma subito dopo in malinconia e rabbia.

Dentro di me non mi capacito di come sia possibile che Messina, la città natale di Antonello, non abbia mai organizzato un evento sul talento dello Stretto, delle mostre espositive, dei percorsi turistici (la famosa Tomba di Antonello, mi chiedo come mai non sia fruibile alla città e ai turisti). Ma soprattutto mi chiedo come mai non esiste una fondazione che promuova nel territorio il genio di Antonello (stiamo parlando del genio assoluto del 400).

Mi chiedo: perché nella nostra città non accade nulla di tutto questo e dobbiamo aspettare eventi come quello di Palermo o Milano? Messina è una città che è stata privata di tutto, soprattutto della memoria, ci viene inculcato fin da piccoli il terribile terremoto del 1908 iniettandoci una dose nefasta di rassegnazione, costringendoci a pensare che è tutto finito, che non abbiamo più niente.

Mi chiedo allora perché non viene detto che nonostante i terremoti e la mala politica, Messina un tempo guidava fiera la Sicilia, non temeva l’impero spagnolo. Era tra i porti più grossi e protetti del Mediterraneo, ha dato i natali ad Antonello, Filippo Juvarra, Giuseppe La Farina, Francesco Maurolico.

Perché non si dice che, nonostante il terremoto, Messina ha un impianto urbano complesso e moderno a differenza di Palermo e Catania? Perché non si dice che se esiste la Comunità europea è soprattutto merito nostro? Non mi sembrano eventi tipici di una città “aunni nun c’è nenti” come direbbe qualcuno. Abbiamo avuto la capacità di dimenticare che siamo la città natale di Antonello, il messinese che tutto il mondo ci invidia».

Francesco Maria La Fauci