Inchiesta Veterinaria, definitive le condanne per i vertici della facoltà e d’Ateneo

Reggono anche in Cassazione le sentenze di condanna sul così detto caso Lipin, la gestione dei fondi della facoltà di Veterinaria all'inizio del decennio scorso e il concorso pilotato a favore del figlio dell'allora preside.

Erano le 21 ieri quando la Suprema Corte ha deciso, dichiarando inammissibili i ricorsi dell'ex Rettore Franco Tomasello e l'ex preside Battesimo Consolato Macrì. Ricorso rigettato invece per Stefano Augliera, Giuseppe Piedimonte e Ivana Saccà. Prescrizione, infine, per Antonio Pugliese.

Diventano così definitive le condanne, decise in primo grado nel 2013 e in appello il 3 febbraio dello scorso anno, quando i giudici di secondo grado, salvo qualche lieve "sconto", avevano sostanzialmente confermato il verdetto iniziale. nel 2013 alla fine del processo sul concorso alla facoltà di Veterinaria. I giudici di secondo grado si sono espressi oggi, disponendo qualche assoluzione ma confermando in gran parte il verdetto di primo grado. La sentenza era stata di 2 anni e mezzo per Tomasello, 3 anni per Macrì, 2 anni e mezzo per Antonio Pugliese, Capodicasa e la Saccà, 4 anni per Giuseppe Piedimonte, 2 anni e 7 mesi per Stefano Augliera. In appello, lo scorso anno, erano usciti dal processo altri cinque professori, per prescrizione.

L'indagine era partita alla metà degli anni 2000, dopo la denuncia del professore di Veterinaria, Giovanni Cucinotta, su più di una vicenda relativa all'andazzo in facoltà, dalle pressioni ricevute perché un concorso a cattedra andasse al figlio di Macrì passando per i dottorandi – in mezzo finì anche un caso di mobbing ai danni di una ricercatrice; infine la gestione dei fondi del progetto di ricerca Lipin.

Clamorosi gli arresti, nel 2007, e la sospensione dell'allora Magnifico.

Inizialmente il processo contava oltre una ventina di persone coinvolte. Molti imputati uscirono dalla vicenda alla fine del primo grado di giudizio, in particolare i componenti del consiglio di facoltà che avevano partecipato a sedute e votazioni finite nel mirino della Procura.

In Cassazione sono stati impegnati gli avvocati Bonni Candido, Nino Favazzo, Carmelo Scillia, Alberto Gullino, Tommaso Autru e Giuseppe Grasso.

Alessandra Serio