Università: crediti formativi per chi è iscritto al sindacato

Lunedì scorso Sergio Rizzo ha denunciato un caso per lui sintomatico del panorama universitario italiano. Un motivo, probabilmente uno dei tanti che non fanno brillare il nostro mondo accademico, recentemente declassato anche da graduatorie internazionali. A finire sotto i riflettori è stato l’accordo stipulato tra l’Università Pathenope di Napoli e la Uil, che permette a chi ha la tessera del sindacato di Angeletti di avere riconosciuti fino a 60 crediti formativi unitari per il corso di laurea triennale in Giurisprudenza. Quella che viene considerata una vera e propria anomalia è la possibilità da parte del sindacato di individuare, in collaborazione con l’ateneo, i requisiti necessari per avere lo sconto sul piano di studi, e la facoltà concessa sempre al sindacato di riconoscere eventuali esami dati precedentemente.

Nell’articolo trova spazio anche l’Università di Messina: “chi si stupisce forse non sa che a metà 2007 l’Università Statale di Messina ha fatto una convenzione simile con la Cisl, anche in quel caso 60 crediti. Bastava avere un diploma di scuola media superiore e un posto di lavoro alla regione, o in una Asl, oppure in una altro ente pubblico. Ma soprattutto essere iscritti al sindacato di Raffaele Bonanni, dettaglio essenziale per accedere direttamente al secondo anno di Scienze Politiche, Giurisprudenza, Statistica, Economia”.

Abbiamo chiesto qualche spiegazione a Vincenzo Santoro, Responsabile della Direzione dei Servizi Didattici dell’Università di Messina. A Messina il meccanismo risulta essere ben diverso, poiché, secondo quanto ci è stato dichiarato, i criteri per riconoscere i crediti sono stabiliti e fatti rispettare dai consigli dei corsi di laurea, che dunque tutelano maggiormente il valore didattico dei suddetti.

Il fenomeno delle convenzioni tra università e sindacati è nato alla fine degli anni novanta con l’istituzione delle lauree triennali, poiché si decise di riconoscere crediti formativi accumulati con l’esperienza lavorativa. Idea virtuosa ma che non è mancata di cadere nel malcostume italico proponendo casi di convenzioni che consentivano di vedersi riconoscere tutti i crediti e laurearsi facilmente, in modo da poter iniziare la scalata ai gradi della pubblica amministrazione. Fabio Mussi tre anni fa decise di porre il tetto dei 60 crediti cercando di introdurre delle regole rigorose per riconoscerli. Fatta la legge trovato l’inganno, in quanto come suggerisce Rizzo, andrebbe analizzato a fondo anche il pianeta delle università “telematiche”, ennesima riprova della svalutazione del titolo di laurea.

Rettifica: conattatti dal segretario generale della Cgil Lillo Oceano, precisiamo che il sindacato non ha mai aderito al suddetto accordo