Università. Il Tar di Catania mette in discussione l’accesso a “numero chiuso”

Puntuale come un orologio svizzero, la vicenda dei test di ammissione ai corsi programmati sbarca al Tar. Quest’anno, però, sembra essere accaduto qualcosa di diverso e, forse, di definitivamente epocale. Dopo gli scandali delle ultime due anni edizioni e gli annullamenti ministeriali di diverse domande già somministrate ai concorrenti (nel 2007 a medicina e nel 2008 ad odontoiatria) quest’anno, al di là delle sempre ricorrenti lamentele degli studenti su un sistema che sembra non funzionare, sembra proprio che a vacillare sia il sistema del numero chiuso in se.

Sull’onda delle indicazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, appena qualche mese fa (21 aprile 2009), aveva duramente criticato il sistema di stima del contingente degli aspiranti medici ed odontoiatri a livello nazionale, il Tribunale Amministrativo Regionale di Catania, accogliendo le istanze cautelari degli Avvocati Santi Delia del Foro di Messina e Michele Bonetti del Foro di Roma, ha ammesso a seguire i corsi accademici cui aspiravano, numerosi candidati esclusi da vari Atenei (tra questi, Messina, Catania, Palermo, Roma, Napoli, Parma, Modena, Pavia, Genova, Cagliari).

I due legali, da anni schierati al fianco di diverse associazioni studentesche impegnate nella lotta al numero chiuso, hanno provato a dimostrare le carenze istruttorie nella formazione del contingente tanto da parte dei singoli Atenei quanto a livello ministeriale evidenziando, numeri strutturali e stima del fabbisogno alla mano che, al momento, gli Atenei avrebbero la possibilità e il mercato del lavoro comunitario la necessità, di formare ben più medici e odontoiatri di quanto dicano le stime delle Amministrazioni coinvolte nel procedimento di formazione del contingente. Secondo il Tar in maniera convincente.

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