La difesa del prorettore Scribano: “Il malaffare non è un sistema all’Università di Messina”

Truccare un concorso all’Università è un fatto gravissimo ma sostenere che questa sia la normalità a Messina è inaccettabile ed offensivo. E’ indignato il pro rettore vicario, professor Emanuele Scribano, il giorno dopo gli arresti della Guardia di Finanza per il concorso pilotato alla facoltà di Medicina. Ben vengano, in sostanza, le inchieste della magistratura purchè non venga infangato il nome dell’Ateneo che sta compiendo uno sforzo enorme in favore della legalità: “Subito dopo gli arresti –spiega il professor Scribano- l’Ateneo ha avuto una reazione determinata, ha voluto dare un segnale forte. Consiglio d’Amministrazione e Senato Accademico si sono riuniti congiuntamente perché abbiamo subito avvertito posizioni e commenti ingenerosi. Sostenere che l’Università possa fare di un sistema delittuoso il suo modello è una cosa che respingiamo con forza. Ritengo che in qualunque ambiente, università o ente pubblico in cui si effettuino dei concorsi possano accadere certe cose. Però generalizzare è profondamente ingiusto. Del resto la nuova gestione dell’Ateneo ha messo in atto una serie di provvedimenti per mettere a disposizione di studenti, professori, tecnici trasparenza e legalità”. E su questo punto il professor Scribano si sofferma elencando le iniziative del nuovo corso dell’Università targato Pietro Navarra, il rettore eletto nel maggio scorso: “In questi due mesi abbiamo assunto alcuni accorgimenti come l’assegnazione di concorsi solo ai settori meritevoli scientificamente. Le nuove regole sugli assegni di ricerca e sull’assegnazione di ricercatori sono segnali che vanno nella direzione della trasparenza così come i nuovi criteri per la formazione delle commissioni. Stiamo facendo molto per dare segnali importanti sia all’esterno che all’interno dell’Università ecco perché ritengo ingiusto parlare di modello sistematico quando si tratta di sistemi delittuosi”.