L’ing. Sciacca e le sue battaglie a difesa del territorio. Viene trasferito all’Urega

Pro e contro. Strenui difensori e accaniti detrattori. L’ing. Gaetano Sciacca è uno di quegli uomini che si fa amare o odiare, spesso in prima linea quando si tratta di intervenire sul territorio. Un territorio spesso maltrattato senza alcuna remora, con l’unica logica del profitto e col pensiero che tutto sia lecito. Non tutto, però, lo è. E quando a ribellarsi sono gli uomini, si possono combattere. Ma quando a ribellarsi è la natura, c’è poco da fare.

Lo sanno bene a Giampilieri, a Scaletta e nelle zone limitrofe. Prima della maledetta alluvione del 1 ottobre 2009, c’erano stati altri segnali ed altre piccole avvisaglie che lasciavano presagire che qualcosa di brutto sarebbe potuto accadere se non si fosse messo in sicurezza il territorio. L’ing. Gaetano Sciacca, da capo del Genio Civile, lo aveva detto nel 2007. E, se erano inevitabili, forse si potevano comunque attenuare gli effetti di quel disastro.

Ma, come spesso accade, fu una vox clamantis in deserto. Giampilieri e Scaletta sono tra quei pochi posti in cui la figura di Sciacca non è in discussione. Lo abbiamo riscontrato in uno dei nostri “viaggi” tra i cantieri della ricostruzione. Tra i residenti, qualche “lamentela” sulla lentezza dei lavori, ma soprattutto tanti ringraziamenti a quella persona che, insieme agli altri tecnici del Genio Civile, si è spesa in prima linea e sul campo per far rinascere quei territori dilaniati.

Ma Giampilieri e Scaletta non sono un caso isolato. Il 15 maggio 2013, poco più di un anno fa, mentre tutti festeggiavano l’apertura dello svincolo di Giostra, quasi ignorando che si trattasse di un’apertura “monca”, Sciacca ripeteva ancora una volta la soluzione per aprire anche l’altra parte dello svincolo, tramite il prolungamento delle rampe fino alla collinetta antecedente al viadotto Ritiro. Parole al vento, fin quando in una calda giornata di agosto la soluzione fu accolta da tutti. Da agosto son trascorsi dieci mesi e l’iter propedeutico alla ripresa dei lavori non si è ancora concluso, pur se ultimamente sembra che l’amministrazione comunale abbia trovato la quadra insieme ad Anas. Ma se si fosse partiti prima…

E poi ancora le palazzine di Montalto, il porticciolo di Marina Guardia, la Mortelle – Tono, la pista ciclabile in spiaggia a Sant’Agata, la continua costruzione di nuove case con l’emblematica storia di via Torrente Trapani. Sciacca ha dato fastidio a molti e forse è per questo che adesso viene trasferito. Il suo rapporto con le istituzioni politiche non è mai stato idilliaco e non sono mai mancate le bacchettate su tutti i fronti. La decisione era nell’aria da tempo. Anzi, per poco, si pensava fosse passata in cavalleria, visto che sembrava una vicenda caduta nel dimenticatoio. E invece no.

Tempo fa, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva parlato di una normale rotazione di dirigenti. Al momento, però, non si ha notizia di altri trasferimenti. Ed allora il dubbio resta sui motivi di questo passaggio. A maggior ragione, visto che tutta una serie di associazioni e movimenti messinesi si sono schierati dalla sua parte. Per ultima, la sezione provinciale di Confesercenti, tramite il suo presidente, Giovanni Calabrò, durissimo nei confronti della politica. “E’ più facile – scrive Calabrò – risolvere il problema andando alla radice, estirpandola, perché nulla cambi. Chi e su cosa abbia determinato il trasferimento non sarà tanto facile scoprirlo visto l’immane, obiettivo e corretto lavoro svolto da Sciacca in questi anni a tutti i livelli, ma il ‘mandante’ in ogni caso sarà da ricercare tra i tanti ‘niet’ che ha avuto il coraggio di esternare. A Messina si può tranquillamente applicare il postulato di Lavoisier ‘nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’. E pensare che qualcuno possa trasformare degli aspetti consolidati è pura follia”.

Sciacca andrà all’Urega, l’Ufficio regionale per le Gare d’Appalto. Al suo posto, arriverà l’ing. Leonardo Santoro, dirigente del servizio provinciale di Motorizzazione Civile. Ha diretto – leggiamo in una sua biografia pubblicata su internet – sin dalla sua fondazione il Servizio Sismico regionale ed operato, tra il 2005 e il 2009, nelle principali emergenze di protezione civile che hanno colpito il territorio nazionale e regionale. Ha insegnato Vulnerabilità sismica e prevenzione dei rischi presso la facoltà di Geologia dell’Università di Palermo ed è autore di diverse pubblicazioni su prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologico, sismico, vulcanico e da maremoto. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, ha collaborato al progetto di ricerca“Tsunet” promosso dall’Università di Bologna per la realizzazione, nel Mediterraneo, di una serie di stazioni con finalità di “early warning” per il rischio da maremoti, operando per la realizzazione della prima stazione di allertamento proprio nello Stretto di Messina. Su questo aspetto, almeno, Messina resterà in mani sicure.

(Marco Ipsale)