Parafrasando Dante: “Messina, nave in gran tempesta, con i nocchieri che litigano tra loro”

Senza bisogno di scomodare Dante Alighieri “ahi, serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta”, è evidente che la barchetta della nostra città è in balia delle onde e della burrasca. I nostri nocchieri, mentre imperversano grandine,tuoni e lampi ed entra acqua da ogni parte, stanno nella sala comando a litigare, strattonarsi, puntarsi il dito l’uno con l’altro. A volte mi sembra di essere su un pullman guidato a turno da conducenti ubriachi o sotto l’effetto di qualche sostanza stupefacente. O ci ammutiniamo o non c’è scampo.

Di giorno in giorno la situazione è sempre più caotica e man mano che si avvicinano le amministrative del 5 giugno ed il referendum costituzionale le cose peggiorano. Su tutto incombe l’ombra delle Regionali 2017.

Un tempo lo scontro era lineare, c’erano i Fascisti contro i Comunisti. Poi sono arrivati i Democristiani e i Socialisti. E’ iniziata la stagione del consociativismo, quella dei due forni, fin quando dal cilindro degli ex dc sono usciti i centristi in grado di stare sempre a galla, infine si è arrivati al bipolarismo. La fine dalla Prima Repubblica ha reso lo scontro più chiaro tra berlusconiani e antiberlusconiani. Ogni tanto a confondere animi e acque era la Lega Nord. Infine è arrivato il M5S. Tutto sommato ancora ci si poteva capire qualcosa con la mappa geopolitica. Ma con l’avvento di Renzusconi, con il trasformismo diventato regola di governo, è scoppiato il caos. Da Roma a Palermo non si capisce più niente.

Messina, periferia dell’impero, è una macchina che sbanda. I passeggeri litigano per togliere il volante dalle mani di chi ce l’ha e nel contempo impedire agli altri di prendere il comando. Se fino ad ora eravamo a bordo di una macchina che arrancava, sbandava pericolosamente ad ogni curva, senza benzina e con le ruote sgonfie, adesso sembra la pallina di un flipper. C’è Accorinti ancorato alla guida con gli assessori che a turno, quando si distrae per guardare le stelle, prendono il volante per correggere il tiro. Intorno a lui c’è il caos. Per quasi 3 anni a far da stampella sono stati Udc, Forza Italia, Dr e mezzo Pd. Da dicembre con la trasmigrazione dell’area Genovesiana tra gli azzurri, a dar sostegno a chi guida sono i forzisti perché il Pd è sul fronte del no. Nel frattempo sull’aventino sono saliti Udc-Ncd e Sicilia Futura (ex Dr) che però non scendono in campo per evitare di far saltare il banco ed essere tutti costretti a scendere dall’auto. Tra di loro si detestano,si danno pizzicotti a vicenda ed a chiunque si avvicini alla guida. L’Udc guarda storto il gruppo Picciolo, amorevolmente ricambiato, ma non si fida totalmente di Ncd (per via del feeling biennale tra Germanà e Picciolo e del mite carattere di Garofalo che detesta gli scontri). Nell’auto è entrato Carbone che è riuscito in poco tempo a fare irritare tutti, dall’assessore alla pace Accorinti ad Eller, dal diplomatico D’Alia all’imperturbabile Genovese. Gli stessi che nel 2013 (Pd, Udc e Dr) erano tutti insieme appassionatamente, adesso vorrebbero volentieri buttare dal finestrino Carbone, soprattutto mentre l’auto corre. L’area Genovesiana ha un Gran Sasso nella scarpa e non vede l’ora di confrontarsi nelle urne con quel che resta del Pd, gli ex Dr-Sicilia Futura contano di mangiarselo in un boccone al momento delle elezioni per prendere la guida della macchina, i centristi infine lo considerano come il pulviscolo sul parabrezza. L’operazione Matassa e l’arresto di Paolo David hanno rimescolato le carte e dato un brusco stop al percorso di riunificazione del centro-destra. Le vecchie alleanze non ci sono più, le nuove durano lo spazio di un mattino e l’unica cosa certa sono le dimissioni di Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, piombate come un esempio cristallino in un’Aula rancorosa.

La mozione di sfiducia è finita in un frullatore e non si capisce più chi sta con chi, chi firma cosa e quando e perché. Ci sono mozioni di sfiducia per ogni stagione, quella balneare (targata Udc e forse Ncd) che però non avrà il sostengo di Pd e Sicilia Futura, che ritengono quella presentata a marzo la “primula” delle mozioni. C’è poi la mozione autunnale, con un posticipo sotto la neve di febbraio 2017.

I giorni dispari sono dedicati alle dimissioni, tanto che al Comune si sta istituendo lo sportello dei dimissionari. Basta compilare un modulo ed indicare la carica o il ruolo dal quale ci si vuole dimettere. I giorni pari sono quelli del ripensamento, si ritorna allo sportello per riprendersi il modulo. La domenica è dedicata alle dichiarazioni dei leader che a turno sparano cannonate sull’avversario e tutti le sparano su Accorinti.

Ogni mattina a Palazzo Zanca i consiglieri si contano per vedere se ci sono tutti o se qualcuno si è dimesso o è indagato. Nessuno parla più al telefono, si usa il linguaggio dei segni e c’è chi non pensa neanche per paura che esista l’intercettazione del pensiero. Qualcuno ha fatto il “fioretto” e non mangia più cioccolata pur di arrivare alla fine del mandato senza un avviso di garanzia e per le ferie 2016 invece delle Maldive è stato organizzato un pellegrinaggio a Santiago de Compostela.

La nave è nella burrasca, la cambusa è vuota, credito non ce ne fa più nessuno e dovremmo cominciare sul serio ad ascoltare la Corte dei conti che dice di fermarci, perché non abbiamo benzina e finiremo in panne.

L’ideale sarebbe un pit-stop prima che ci schiantiamo contro un albero. O un ammutinamento prima di affondare.

Come nella nave di Dante i nocchieri ci sono, ma sono troppo preoccupati a litigare per pensare a come superare la burrasca. Ed in fondo, era proprio quello che Dante raccontava.

Rosaria Brancato