Scandalo Formazione: i soldi per i fornitori finivano nei conti personali dei dirigenti

L’ennesimo scandalo, l’ennesima inchiesta, gli ennesimi arresti, sono l’ennesima prova di come il sistema della Formazione in Sicilia sia servito a tutto tranne che a fare formazione. Nato per creare sviluppo e lavoro, per aiutare i nostri giovani, ha avuto una tale trasformazione genetica da essere lontano ormai anni luce dalle intenzioni originarie. Questa volta a finire in manette non sono i politici ma i burocrati. A depauperare le casse pubbliche sarebbero stati stavolta gli stessi dirigenti e dipendenti della Regione, dirottando nei conti personali, le somme destinate a fornitori e imprese. Ulteriori guadagni li ottenevano gonfiando gli straordinari. Si chiama operazione Iban l’inchiesta che ha portato questa mattina all’arresto di 13 dipendenti della Regione e 2 imprenditori e portata a termine dai carabinieri del Comando provinciale di Palermo coordinati dal colonnello Pierangelo Iannotti. Le accuse sono di peculato, truffa aggravata, turbata libertà degli incanti, falsità materiale ed ideologica.

Le manette sono scattate per: Emanuele Currao, funzionario direttivo, Concetta Cimino, dirigente in pensione, Marco Inzerillo, funzionario direttivo, Gualtiero Curatolo, cassiere regionale, Maria Concetta Rizzo, istruttore direttivo, Maria Antonella Cavalieri, istruttore direttivo, Federico Bartolotta, istruttore direttivo, Vito Di Pietra, collaboratore, Giuseppina Bonfardeci, istruttore direttivo, Giampiero Spallino, collaboratore amministrativo, Carmelo Zannelli, collaboratore amministrativo, Michele Ducato, funzionario direttivo, Marcella Gazzelli, collaboratore amministrativo. Due gli imprenditori arrestati: Mario Avara e Amededo Filingeri.

L’inchiesta, scaturita dalle denunce dell’ex dirigente generale della Formazione Ludovico Albert, e coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto procuratore Alessandro Picchi, ha fatto luce su reati commessi tra il 2009 e 2011.

Un sistema, all’apparenza perfetto fin quando non è intervenuta la denuncia di Albert prima e le verifiche della polizia giudiziaria della procura poi. Un meccanismo semplice: gli uffici predisponevano i mandati di pagamento per le imprese o i fornitori, con tanto di iban corrispondente che però, successivamente veniva sostituito con l’iban personale ed i soldi finivano direttamente nei conti dei dirigenti e dei funzionari della Regione. Ovviamente le aziende, accorgendosi di non essere state saldate, pressavano la Regione che, un anno dopo, emetteva nuovi mandati di pagamento. Insomma, per lo stesso servizio la Regione finiva per pagare due volte. Complessivamente il raggiro supera i 500 mila euro. Un ulteriore rato riguarda poi le somme incassate per missioni o straordinari mai effettuati.

Ancora una volta i milioni di euro della Formazione sono stati trasformati invece che in un’opportunità per la Sicilia in un’opportunità per l’arricchimento personale. L’operazione Iban va così ad aggiungersi a tutte le altre inchieste-terremoto che hanno riguardato il pianeta Formazione in Sicilia in un anno, da Palermo a Messina passando per Catania. Si va dallo scandalo del Ciapi, a quelli di Aram, Ancol, Lumen, fino ai più recenti Anfas, Anfe, Iraps, Issvir, alle inchieste della Corte dei Conti sugli extra-budget, alle denunce su ogni forma di irregolarità presentate in procura da Crocetta e dall’assessore Scilabra, comprese le stranezze di fondi regolarmente erogati ad Enti che vedono poi i loro dipendenti protestare in piazza perché senza stipendi da mesi. Infine l’Olaf, gli ispettori dell’Unione europea che non ha più intenzione di foraggiare un’isola che utilizza le risorse per arricchimenti personali.

Nei vari filoni che, c’è da giurarci, non si esauriscono oggi, sono rimasti coinvolti politici, imprenditori e adesso anche impiegati e dirigenti. I reati sono i più disparati. Immobili affittati a cifre da palazzi imperiali, forniture pagate il doppio o il triplo per dovuto, affitti sborsati due volte, servizi di pulizia pagati a tariffe d’oro, fatture gonfiate, risorse sottratte, assunzioni di amici e parenti, finti docenti e finti iscritti, corsi inesistenti e corsi mai finiti, corsisti mai pagati (ma somme incassate dall’Ue), acquisti personali, fughe di notizie sui controlli, corsi finanziati per una cifra e costati poi di più, somme destinate ai fornitori e finite nelle tasche dei dipendenti.

E’ un vaso di Pandora senza fine, che lascia attoniti.

Rosaria Brancato