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Venti di guerra: la testimonianza di una ucraina-messinese: “Il popolo non vuole lo scontro”

Attesa, paura. Sono questi i due sentimenti che animano il popolo ucraino in questi giorni in cui la crisi Usa-Russia è a un passo dalla guerra. Gli stessi sentimenti che vivono chi segue gli avvenimenti da Messina ma che ha lasciato il cuore e gli affetti in Ucraina.

Come Vitaliya Bruy, artista e mamma ormai messinese, sposata con un siciliano dieci anni fa ma nata e cresciuta in un paesino vicino Kiev. Dove sono rimasti i suoi genitori e gli amici. Sono loro a raccontare quel che sta accadendo davvero nella sua nazione, oggi diventata il centro degli equilibri mondiali.

“I miei vivono poco lontano da Kiev, le notizie dei fronti di guerra le apprendono dalla tv e i giornali come me, perché lì per le strade non si percepisce nulla che ha a che fare con la guerra. Le immagini delle armi, delle truppe schierate, entrano nelle loro case attraverso la tv come nella mia. Quindi sì, si segue con attenzione e apprensione gli sviluppi dei fatti, ma la gente non si sente in guerra”, spiega Vitaliya.

“Anche perché – prosegue – questa non è la loro guerra. Il popolo non la vuole, gli ucraini badano alle loro preoccupazioni. E’ chiarissima negli ucraini la percezione che questa non è una invasione, come si sente spesso raccontare qui, da fermare o favorire. E’ uno scontro tra due potenze che si contendono interessi loro, non nostri, passando sulle nostre teste”.

L’artista sente ogni giorno i suoi cari, si informa sulla loro situazione, è in apprensione per loro. “Ma non posso portarli qui – spiega – non è facile spostarsi da una nazione ad un’altra, loro non vogliono lasciare casa, ma soprattutto qui sarebbero più sicuri? Se mai scoppiasse una guerra del genere non so quale posto potrebbe essere più sicuro di un altro, dubito possa esserlo l’Italia, la Sicilia in particolare”.

Vitaliya ha lasciato l’Ucraina per formare una famiglia qui, in questi anni non vi ha mai fatto ritorno, a volte sono stati i suoi a raggiungerla. Sa che ci sono diversi suoi connazionali in città ma soprattutto in provincia, in particolare alle porte tirreniche del messinese. Sono soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni che stanno costruendo qui la loro vita, come ha fatto lei. Ma proprio perché impegnati e residenti in centri diversi, non vivono momenti “di comunità”.

“Siamo andati via per amore, non per lavoro, in Ucraina stiamo bene e nessuno aveva la percezione di doversene andare. E’ stata una vera e propria “propaganda” quella che è partita piano piano sui media una decina di anni fa che ha cominciato a mostrare l’Europa come il modello cui tendere e la Russia come una nazione non ideale. Ma il popolo ucraino stava bene dove stava e come stava”.

Il suo cuore teso tra lo Stretto e l’Ucraina, quindi, in questi giorni è in apprensione. L’Ucraina è casa, è l’amore della famiglia. Ma qui oggi ha una nuova famiglia e tanti amici, qui coltiva il suo amore per l’arte. E non vede grosse differenze tra la sua nuova casa e quella che ha lasciato. Anzi sì, forse qualcuna sì: “Lì c’è molto più verde, meno traffico, i trasporti pubblici funzionano. Ma soprattutto c’è molta, molta meno sporcizia”.

La Comunità di Sant’Egidio a Messina promuove una Preghiera per la Pace in Ucraina, venerdì 18 febbraio alle 19.30 nella Chiesa di San Giuseppe, in via Cesare Battisti 111.