Messinambiente e Ato3 a confronto con i quartieri: tante buone intenzioni…da conferenza stampa?

“Si impegna, ma potrebbe fare di più”. Quasi a tutti i genitori sarà capitato di ascoltare, da maestre o professori, un giudizio del genere riferito al proprio figlio. La stessa frase, ma declinata al plurale, la riserviamo oggi, certo non in qualità di docenti ma di semplici osservatori, agli amministratori di Ato3 e Messinambiente, Antonio Ruggeri e Armando Di Maria. Quest’ultimi hanno preso parte alla conferenza stampa indetta per oggi dai presidenti di quartiere, trasformatasi alla fine in una sorta di improvvisato “tavolo tecnico”. Come perdere l’occasione di porre tutte le domande del caso ai due protagonisti/antagonisti, Di Maria e Ruggeri, sebbene quest’ultimo ritenga che «i toni della questione vengano spesso esasperati». Dalla stampa?

Prima di ogni altra cosa, occorre però partire dalle richieste dei quartieri, semplici, quanto mai legittime, e non diverse da quelle che negli ultimi tre anni e mezzo sono state poste alla società d’ambito, responsabile del controllo e della programmazione e a Messiambiente, braccio operativo e responsabile dei servizi di igiene ambientale e raccolta dei rifiuti in città. I presidenti delle circoscrizioni hanno stilato un documento in cui, in modo chiaro e senza possibilità di confusioni verbali, sono state poste domande ben precise in merito alla gestione del verde pubblico e dell’igiene cittadina. Vi riproponiamo le principali: quali sono le effettive responsabilità e competenze di Ato e Messinambiente? Quale programmazione esiste? Quale intenzione ha l’amministrazione in vista della proroga della scadenza del servizio? Quali sono le ragioni di questo confronto tra sordi che procede a suon di lettere e diffide solo a danno degli interessi della città?

Domande che i consiglieri di quartiere “girano” ai due rappresentanti, per poter essere nelle condizioni di rispondere alla legittima esasperazione dei cittadini che recandosi presso le diverse sedi circoscrizionali, (istituzioni territorialmente più vicine all’utenza) lamentano le condizioni di abbandono in cui versa la città, dove sempre più spesso ciò che dovrebbe rientrare nell’ordinarietà diventa “extra”. Ecco perché, nel corso dell’incontro, gli stessi presidenti di circoscrizione, ben consci delle differenze di veduta di Ruggeri e Di Maria, anche se il “panorama” è lo stesso, hanno ribadito l’esigenza di coinvolgere il sindaco Buzzanca, primo responsabile nei confronti della città.

Come anticipato, però, lo sforzo – se reale o “da conferenza stampa” saranno le strade a dirlo – che i due amministratori hanno mostrato (da ricordare che fino a qualche settimana fa, in precedenti incontri voluti dall’assessore Amata era già stata sbandierata una ritrovata sinergia – vedi correlato), ha spinto verso questa soluzione: da lunedì in poi i quartieri dovranno inviare tutte le richieste di intervento sia all’Ato3 che a Messinambiente. Secondo i più ottimisti, questo permetterà di risolvere ogni equivoco: la società d’ambito, infatti, sarà a conoscenza degli interventi effettuati dal personale di Di Maria che, dunque, come spesso rimproverato dallo stesso Ruggeri, non agirà più in autonomia. Ricordiamo, infatti, che una parte dei crediti che Messinambiente sostiene di vantare nei confronti dell’Ato, sono frutto di interventi che però la società d’ambito non riconosce perché non supportati da alcun ordine di servizio.

Stando così le cose, la situazione potrebbe dirsi risolta, Messinambiente godrebbe di piena autonomia, ogni intervento sarebbe riconosciuto dall’Ato e l’emergenza scongiurata. E se effettivamente tutto così dovesse essere viene da domandarsi: perché non pensarci già tre anni fa? Visione diversa, non a caso, quella dell’amministratore unico Armando Di Maria che, un po’ per “levare occasione” un po’ forse per dimostrare come la soluzione proposta non sia in realtà da considerare tale, afferma: «Proviamo questa strada ma a mio avviso i problemi non verranno risolti». Sicuramente non lo saranno sul fronte delle diatribe interne, perché il pagamento degli interventi non avviene su singolo intervento ma sulla base di perizie complessive, effettuate dall’una e dall’altra parte, che, come tutt’ora accade, potrebbero non combaciare perché diversamente valutate dai tecnici delle due società. Discorso analogo sul fronte dei tempi: la società d’ambito, infatti, come organo di controllo, ha il potere di verificare gli interventi e diffidare Messinambiente nel caso in cui, a seguito di ulteriori segnalazioni, il lavoro non risulti ancora effettuato. In sostanza, il crono-programma del gestore, concordato con i quartieri e perché no anche con la società d’ambito, potrebbe non corrispondere alle priorità di segnalazione che giungono agli uffici dell’Ato.

Insomma, ogni potenziale successo passa attraverso la “sinergia” tra Ruggeri e Di Maria che, però, sembrano continuare a viaggiare su due diverse lunghezza d’onda. Ne è prova, anche la decisione dell’Ato3, assolutamente legittima, lo precisiamo, in termini di legge e normative, di esternalizzare il servizio per “la messa in sicurezza, la pulizia e la manutenzione dei principali torrenti nel Comune di Messina Anno 2011”. A questo proposito per sgomberare il campo da confusioni (come dimostrano anche le interrogazioni rivolte da alcuni consiglieri all’Ato in considerazione dell’oggetto del bando, ovvero “messa in sicurezza”, che sembra far intendere la possibilità di interventi più concreti) abbiamo chiesto al commissario cosa si intenda per “messa in sicurezza”? «Ma si capisce -.risponde – ovviamente messa in sicurezza dai rifiuti».

Ma le nubi non sono destinate a diradarsi, visto che si vocifera anche di un altro decreto ingiuntivo che Messinambiente sarebbe sul punto di presentare all’Ato3 con riferimento ai servizi resi nel 2010.

Al di là di ogni considerazione, l’auspicio è che, ovviamente, un punto di equilibrio si trovi, in primis nell’interesse dei quartieri, (delocalizzazione delle funzioni?) e soprattutto dei cittadini. Se queste sono le circostanze, però, ora più che mai un intervento chiarificatore del sindaco sarebbe necessario. Anche perché, forse, non è la stampa ad esasperare i toni della discussione, ma i fatti. (ELENA DE PASQUALE)