Via Catanzaro, viaggio nel “terzo mondo”: dove un sacchetto dell’immondizia diventa il paese dei balocchi

Se ci venisse chiesto di spiegare attraverso un’immagine il significato della parola vergogna, non avremmo alcuna difficoltà nel dare una risposta. Perché la risposta ce la ritroviamo davanti agli occhi: Messina, 30 agosto (ieri ndr), h 12.00: una bimba di sei anni, si china verso una sacchetto dell’immondizia nella speranza di trovare qualche giocattolo che le permetta di trascorrere il resto della giornata in allegria. Una bambolina, un pupazzo, una macchina: qualsiasi cosa riuscirà a stringere nelle mani, per la bimba rappresenterà probabilmente il più bel regalo che possa desiderare.

Ecco perché vergogna è la parola più adatta da utilizzare. Sentimento che si amplifica, sfogliando, uno dopo l’altro (cliccando su photogallery tutto il servizio di Dino Sturiale), gli scatti che immortalano l’aberrante degrado di via Catanzaro e dintorni, dove quella bimba, e come lei tanti altri, trascorrono le loro giornate d’estate e d’inverno, con il sole e con la pioggia. Un intricato labirinto di stradine, quasi fossero una dimensione parallela, che tutte insieme costituiscono i pezzi di quel grande puzzle del risanamento cittadino di cui è difficile trovare l’incastro. Queste foto svelano, in modo decisamente crudo, cosa si “nasconde” dietro i tasselli mancanti che spesso si cerca di “tappare” con parole, progetti, intenzioni che lasciano però il tempo che trovano.

Il viaggio fotografico tra le vergogne di via Catanzaro, specchio di una città che a volte prova a nascondere la polvere sotto i tappeti, nasce da un’interrogazione che il gruppo Udc della III^ Circoscrizione, composto dai consiglieri Giannetto, Arlotta, Minutoli e Gioveni hanno inoltrato all’assessore al risanamento Roberto Sparso e all’arredo urbano Elvira Amata, a seguito di un sopralluogo effettuato nei giorni scorsi proprio su richiesta dei nuclei familiari che ancora risiedono in quei manufatti che prima o poi andranno demoliti. L’area in questione, nota anche come fondo Saccà, rientra infatti tra le aree oggetto di risanamento. Nei mesi scorsi, prima dell’inizio della stagione estiva, la ditta incaricata di abbattere le fatiscenti strutture attualmente esistenti ha effettuato i primi interventi per rendere le stesse baracche inagibili, privandole cioè degli infissi (porte e finestre)e sperando così di scoraggiare l’ingresso di nuovi inquilini.

Che invece, per tutta risposta, non hanno tardato troppo ad arrivare e soprattutto a lasciare tracce del loro passaggio, come ampiamente documentato. Le immagini, alcune delle quali, lo anticipiamo, particolarmente forti, testimoniano come gli spazi in questione siano diventati, nel giro di qualche settimana, meta ideale per quanti decidano di dare sfogo alle proprie “esigenze”. Le stanze, se tali possono essere definite, sono infatti diventate punto di ritrovo per numerosi extra-comunitari che trascorrono lì la nottata causando non pochi problemi a coloro che ancora abitano nelle vicine case-baracca. Sporcizia, spazzatura, materiale di risulta, contribuiscono ad aggravare una situazione che dal punto di vista igienico-sanitario è ormai praticamente impossibile tenere sotto controllo, considerando poi il proliferare di scarafaggi, zanzare, topi e animali randagi che sperano di poter trovare un riparo. Senza contare le decine di siringhe abbandonate su ciò che rimane di un pavimento ricoperto di stracci e carte sporche.

Alla luce di quanto visto e documentato, le indicazioni dei consiglieri di quartiere sono ovviamente dirette ad accelerare per quanto possibile gli interventi che consentano di bonificare l’area sottoponendola a disinfezione e disinfestazione, rimuovendo le carcasse d’auto presenti, anch’esse utilizzate come giacigli di fortuna, ma soprattutto abbattendo, al più presto, i tetti degli immobili che si prevede di abolire, evitando così che diventino “appetibili” occasioni di alloggi temporanei.

Queste, dunque, le richieste ufficiali a cui qualcuno si spera presto dia risposta. A noi invece non rimane che voltare pagina, pensando a quel rione, a pochi passi dal centro città, dove un sacco dell’immondizia diventa il paese dei balocchi e una lastra di eternit adibita a porta, la barriera dietro cui nascondersi per sfuggire allo sguardo di mamma e papà dopo aver fatto una marachella. (ELENA DE PASQUALE)

(SERVIZIO FOTOGRAFICO DINO STURIALE – TUTTI GLI SCATTI SU PHOTOGALLERY)