L’addio di Alessio Ciacci a Messinambiente, che di fronte ad obiettivi e telecamere è avvenuto tra abbracci, pacche sulle spalle, sorrisi ed un “arrivederci” all’Amam – sembra nascondere motivazioni ben più gravi di quelle che sono state rese note nella conferenza stampa di giovedì 16 luglio (vedi qui). Se in quella circostanza, le uniche lettere distribuite ai giornalisti erano quelle di commiato, rispettivamente firmate dal sindaco e dall’ormai ex commissario liquidatore (vedi correlati), consegnate insieme ad una lunga nota con l’elenco dei traguardi raggiunti dalla società di via Dogali durante la gestione Ciacci, c’è una lettera ben più importante- e sicuramente più “scottante” – che è stata lasciata chiusa nei cassetti.
E’ la lettera che Alessio Ciacci ha firmato il 10 luglio – cioè solo 6 giorni prima di quella conferenza stampa – e ha trasmesso al sindaco Renato Accorinti e al Dirigente Dipartimento Sanità e Ambiente Domenico Signorelli, e per conoscenza anche all’assessore al ramo Daniele Ialacqua, all’assessore al bilancio Guido Signorino, al dirigente alle Aziende Partecipate Riccardo Pagano e al ragioniere generale Antonino Cama.
Nella missiva mon è possibile trovare alcun tipo di convenevole, ma solo parole di fuoco, che hanno per oggetto l’ Ordinanza Sindacale n. 138 del 30/06/2015, con cui Accorinti ha prolungato per altri tre mesi il regime di proroga di Messinambiente, precisamente dal 1 luglio al 30 settembre 2015.
Ciacci ha messo nero su bianco le sue riserve «strettamente di carattere economico» sul Capitolato d'Oneri annesso all'ordinanza sindacale, vincolando «la propria disponibilità ad eseguire l'ordinanza in questione, a condizione che venga effettuata una ulteriore previsione di impegno per il periodo, pari almeno ad euro 250.000,00 oltre iva mensile, ossia euro 750.000,00 oltre iva per il periodo in questione».
L’ex commissario – che sin dal primo giorno ha agito più come amministratore che come liquidatore della società – ha detto chiaro e tondo che «le somme stanziate e previste per effettuare i servizi ordinati nel periodo indicato, sono insufficienti rispetto ai costi che la società dovrà sopportare per l'espletamento dei servizi stessi».
«I costi stimati della stessa società – che tengono conto di quelli medi mensili finora sostenuti – si legge testualmente – si riferiscono esclusivamente ai costi necessari ed inerenti all'espletamento dei servizi ordinati dal Comune di Messina, nel territorio dello stesso. In tale stima non si è tenuto conto degli oneri e dei costi straordinari imputabili all'attuale situazione debitoria e deficitaria della Messinambiente, né tanto meno dei costi "della struttura" che rimangono in capo ai soci».
Ciacci ha spiegato a chiare lettere, che «la Messinambiente, in liquidazione, non può continuare a svolgere un servizio pubblico ed essenziale in emergenza, in esercizio provvisorio ed ancor più in perdita, dovendo obbligatoriamente coprire i costi della commessa con le somme previste dal committente per l'espletamento della stessa». Ha quindi chiesto maggiori risorse, da un lato imgnandosi a procedere «alla rendicontazione ed alla presentazione di un conto consuntivo entro 90 giorni dallo scadere dell'ordinanza», dall’altro chiedendo al Comune di sostetenere eventuali «ulteriori costi, giustificati e motivati».
L’uomo che l’amministrazione Accorinti ha fortemente voluto e nei confronti del quale ha sempre espresso pubblicamente stima e massima fiducia ha anche ipotizzato precise responsabilità civili e penali nei confronti dei creditori: «Fin quando le somme messe a disposizione per la commessa saranno inferiori ai costi sostenuti per l'espletamento della stessa, si continuerà a depauperare il patrimonio della societa a danno di tutti i creditori, e con precise responsabilità civili e penali anche nei confronti di questi ultimi».
Le parole del commissario pesano come macigni e danno chiaramente l’idea di come l’aspetto economico – al di là delle dichiarazioni di facciata – sia stato determinante nella decisione di lasciare “prematuramente” il suo incarico a Messinambiente, cedendo il posto a Giovanni Calabrò.
Senza il trasferimento da parte di Palazzo Zanca di somme aggiuntive (peraltro rivendicate anche dal suo predecessore, Armando Di Maria), Ciacci non era disposto a restare, nonostante il nuovo percorso amministrativo intrapreso dall’amministrazione, che nei prossimi mesi porterà in capo all’Amam la gestione dei rifiuti. Mister rifiuti zero era in totale disaccordo con la strategia economica messa a punto dalla giunta Accorinti per il trimestre luglio-settembre ed è andato via, repentinamente e senza ripensamenti. Del resto, sin dal primo giorno aveva sollecitato maggiori trasferimenti, ma aveva sempre trovato un muro davanti a sé.
Danila La Torre