Felice Calabrò si candida alle primarie: “Qui nessuno vincerà facile”

“Scusate il ritardo”. Così ha esordito Felice Calabrò nel presentare la sua candidatura alle primarie del centro-sinistra, questa mattina nell’Aula consiliare di Palazzo Zanca. “Ho riflettuto fino all’ultimo perché quel che vedevo non mi piaceva- ha detto il coordinatore dei gruppi Pd al Comune- Scusate il ritardo, quindi, ma sono fermamente convinto che il candidato sindaco lo debbano scegliere i messinesi e l’unico strumento valido sono le primarie, che oggi, con 11 gazebo in 11 piazze, aperte a tutti gli elettori, ai 16enni ed agli extracomunitari sono trasparenti e inattaccabili. La coalizione regge, indipendentemente da chi viene da chi va”.

Ha scelto la sala consiliare per la conferenza stampa, la stessa dove per 8 anni non è mai mancato, né quando era in maggioranza, con Genovese sindaco, né all’opposizione, con Buzzanca e dove ha fatto le sue battaglie, “mai solitarie, ma tutti insieme, perché il noi è l’unica cosa che conta”. Ed il noi è quello che lo ha portato a correre in campo sostenuto da consiglieri comunali, non solo del Pd, consiglieri di quartiere. Accanto a Calabrò e nell’Aula c’erano i consiglieri Caprì, Zuccarello, Barbalace, Rodilosso, David, Contestabile, Cucinotta e poi in fondo alla sala Giuseppe Melazzo e Nello Pergolizzi, compagni inseparabili di tante battaglie consiliari. “Un “noi” che deve continuare anche durante l’amministrazione ed io spero che chi affiancherà il sindaco sarà migliore del sindaco stesso- continua Calabrò- Perché io sono società civile, tutti noi siamo società civile, basta con questo voler parlare come se i partiti fossero una cosa e la società un’altra”.

Il punto di partenza è quindi quel percorso non ancora finito “non a caso ho scelto questa Sala per presentare la mia candidatura perché qui è il cuore pulsante di tutto. Dopo tanti anni i problemi di questo Comune li conosco a menadito, ma guai a pensare in termini di “io”, se non c’è il noi non si va da nessuna parte. Nessuno pensi che dopo aver dato il voto chi viene eletto avrà in dono la bacchetta magica”.

Di divisioni interne al Pd e di contrapposizione tra lui e Grioli non vuol sentire parlare, perché troppe cose in comune, troppi progetti, troppi sogni e troppi punti li uniscono per poter pensare che adesso le primarie siano una guerra tra loro due.

“La bellezza di queste primarie è questa, che ci si confronta davvero tutti, il segretario cittadino ed il coordinatore dei gruppi consiliari- spiega Calabrò- e questa è la migliore risposta che possiamo dare a Crocetta e a Picciolo, perché proprio la presenza di tre candidati del Pd è la migliore garanzia che sono primarie aperte, trasparenti, senza giochetti. Qui nessuno vincerà facile. Probabilmente chi si è alzato dal tavolo di coalizione ha avuto paura di perdere. Ma nelle competizioni si può perdere o vincere. Forse qualcuno voleva vincere senza partecipare. Troppo facile. Se non giochi e non ti sfidi hai avuto paura”.

Secondo Calabrò ,paradossalmente, proprio la presenza di tre candidati del Partito democratico avrebbe potuto aprire la strada, se davvero qualcuno si fosse voluto scommettere, alla vittoria per altri esponenti, anche perché le regole, rispetto alle primarie di dicembre sono state radicalmente cambiate. Adesso, con 11 gazebo in 11 piazze, senza registro di iscritti e tesserati, con il voto aperto a tutti gli elettori, ai sedicenni ed agli extracomunitari, le primarie sono inappuntabili. “Chiunque può venire a votare. Se a Buzzanca piace la mia faccia e il mio programma può votarmi. Queste sono primarie trasparenti ed aperte. Io spero fino a domenica sera che le cose cambino, che Crocetta ci ripensi. Non sono affatto convinto che l’Udc non voglia le primarie. Vedo crepe tra i Democratici riformisti e nell’Udc. Non dimentichiamo poi che Picciolo, passando con Lombardo, alle regionali ha aumentato di gran lunga i voti. Con questi voti e con primarie aperte non dovrebbe esserci alcun timore. In ogni caso la coalizione c’è, c’è Sel, il Centro Democratico, siamo uniti e la coalizione esiste e regge indipendentemente da chi viene e chi va”.

Quel che conta e conterà davvero non è correre per vincere le primarie, ma per vincere le elezioni, e secondo l’esponente del Pd non si deve perdere di vista questo secondo passaggio e trasformare le primarie in una “conta”che farebbe solo del male. “E’ da quest’Aula del consiglio comunale, teatro di tante battaglie e di tante sconfitte che dobbiamo ricominciare, dalla conoscenza di una macchina che deve essere cambiata, di problemi che devono essere risolti e non accantonati. Ma la mia conoscenza dei fatti, la mia esperienza, non vale nulla se non continua ad intersecarsi con quella degli altri”.

Insomma se gli altri si sono alzati dal tavolo mentre ancora si stava giocando hanno perso una partita che ancora tutta da disputare e nient’affatto dall’esito scontato. E chi rinuncia è perchè "voleva vincere facile, senza giocare". Probabilmente sperando di avere, senza gareggiare, proprio gli stessi voti che si contestano a Genovese quando vengono destinati ad altri…

Rosaria Brancato