Le ragioni del sì e quelle del no al confronto organizzato da Sicilia Centrale

Il dibattito nella sala dell’Accademia dei Pericolanti all’Università, promosso dall’associazione Sicilia Centrale è stato un po’ lo specchio di quanto sta accadendo in Italia. Non sono mancati i toni accesi tra i due fronti che sono rimasti distanti su tutti i singoli punti.

“Sicilia Centrale può essere definita un collettivo politico- ha spiegato introducendo il dibattito Silvano Arbuse, in rappresentanza dell’associazione- Non c’è infatti un direttivo, un presidente, un segretario o schemi prestabiliti. Vogliamo semplicemente analizzare di volta in volta le conseguenze che sulla vita quotidiana dei cittadini hanno le scelte fatte a Roma piuttosto che a Bruxelles”.

Al tavolo due esponenti per il fronte del sì e due per il no, che si sono alternati. A seguire si sono registrati interventi di alcuni tra i presenti.

NO- Daniele Tranchida: “E’ stata una pessima campagna referendaria e non per gli eccessi verbali ma per il ritorno alla vecchia politica. Il governo ha infatti scelto la strada degli annunci e delle promesse elettorali, che è la strada del qualunquismo. Decine di annunci, dalle assunzioni all’abolizione di Equitalia, che in realtà sarà sostituita da un’Agenzia nazionale con possibilità di agire pignorando i beni ai cittadini ed i conti correnti. Ridefinire la Carta Costituzionale come vuole il governo equivale a far saltare l’equilibrio dei poteri e creare un totale accentramento dei poteri stessi. I rapporti con le Regioni comporteranno che vi saranno tutte decisioni imposte dall’alto. Non è vero che siamo al tutti contro Renzi, in realtà, dalla stampa nazionale ed estera alle banche c’è un tutti contro il no.

SI- Nunziello Nastasi: “La domanda che dobbiamo porci è: val la pena cambiare oppure possiamo accontentarci di una Costituzione che ha fatto il suo tempo? La Costituzione fu voluta in quel modo con una serie di equilibri contrapposti allo scopo di limitare l’esecutivo perché in quegli anni nessuna delle due parti sapeva chi avrebbe vinto. Oggi ci ritroviamo due Camere identiche con la conseguenza di una lentezza senza pari nelle decisioni. In questo modo il Paese è bloccato. Ho sentito alcuni del fronte del no essere contrari persino alla modifica delle norme sul Referendum propositivo. La modifica prevede infatti che saranno necessarie 800 mila firme e non più 500 mila, ma per essere valido dovrà essere raggiunto il quorum della maggioranza dei votanti alle ultime consultazioni elettorali. Bene, c’è chi, tra il no, è contrario perché con il sistema attuale, grazie all’astensionismo nei referendum si blocca qualsiasi quesito o abrogazione.

NO- Diego Celi: “Dobbiamo ricordarci cosa è accaduto dal 2013 ad oggi. Nel 2013, alle Politiche non fu smacchiato il giaguaro, come sappiamo, e Grillo raggiunse il 25%. Nel mese di dicembre 2013 arrivò poi la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum, sistema con il quale è stato eletto il Parlamento di quell’anno. I deputati, tutti d’accordo tranne i 5Stelle, furono presi dal panico e annunciarono di voler fare una nuova legge elettorale per tornare al voto. Invece hanno fatto questa riforma ed iniziato un percorso di propaganda e mascariamento della Costituzione. Il ragioniere generale dello Stato ha dichiarato che il risparmio sui costi della politica con questa riforma sarà di appena 50 milioni di euro, e non quanto invece annunciato dal governo in questi mesi. Lo stesso commissario per la spending review Roberto Perotti ha confermato che solo quando il sistema sarà a regime si potranno risparmiare al massimo 120 milioni di euro.

SI’-Enzo Garofalo: “ Quel che mi amareggia è che finora c’è stato solo uno scontro e quasi nessuno è entrato nel merito della riforma. Questa è invece l’occasione per dare al Paese un modo moderno per procedere. Anche qui oggi stiamo parlando del come si svolge il dibattito invece che su cosa. Il percorso della riforma è stato portato avanti da tutti i partiti, tranne i 5Stelle. Ci sono state ben 6 votazioni con l’approvazione del 57% dei deputati, anche di chi successivamente ha cambiato idea come i deputati di Forza Italia. Oggi abbiamo un bicameralismo paritario con due Camere identiche con la conseguenza che una legge può restare “appesa” per anni e fare la spola tra Camera e Senato come sta accadendo con la riforma del codice dela strada fermo dal 2013. Oggi si abusa degli unici due strumenti che si hanno per velocizzare l’iter: decreti legge e voto di fiducia. Con la riforma invece ritorniamo a quella democrazia parlamentare che era alla base della Costituzione. Andiamo verso un mondo che richiede rapidità di decisioni. A chi vota io faccio un invito alla consapevolezza. Perché il giorno dopo, il 5, capirà che il voto non è rimediabile.

INTERVENTI IN SALA

NO-Elvira Amata: “Noi siamo per una riforma che ammoderni il Paese, ma questa riforma non lo fa. Siamo per l’eliminazione totale del Senato e questa riforma non lo elimina. Questa riforma mette sullo stesso piano norme nazionali e norme internazionali, quando invece un Paese dovrebbe tutelare prima le proprie se quelle internazionali vanno a svantaggio del proprio territorio. In base alle modifiche inoltre, con il nuovo Senato il presidente della Repubblica finirebbe con l’essere eletto solo dai deputati della Camera e, dopo la settima votazione risultata nulla, basta una soglia talmente bassa che potrebbero eleggere un presidente poco meno di 100 deputati. Tornando al Senato, oggi c’è una norma che dispone il divieto della doppia poltrona. La riforma, trasformando alcuni consiglieri regionali e sindaci in senatori di fatto impone per legge la doppia poltrona……

SI’-Antonella Russo: “Siamo un popolo di navigatori, poeti, allenatori della nazionale e adesso ci siamo scoperti tutti esperti costituzionalisti. Eppure sin dagli anni ’70 si discute sulla necessità di apportare modifiche. E’ importante il cambiamento del Senato, perché porrà fine alla navetta, ai ping pong. Non importa l’entità della cifra del risparmio, perché comunque sarà un risparmio notevole. Con il nuovo Senato non avremo soltanto più rapidità nelle scelte ma anche più stabilità. Non dimentichiamo infatti che il voto di fiducia oggi è utilizzato come un modo per tenere sotto scacco i governi. Ormai questo dibattito si è trasformato in uno scontro tra favorevoli e contrari a Renzi. In ultimo voglio ricordare che in Europa solo due stati hanno questo bicameralismo: l’Italia e la Romania”.

Rosaria Brancato