I civatiani: “Con le primarie non si elegge solo il segretario nazionale, si cambia la classe dirigente”

“Con le primarie dell’8 dicembre non si sceglie soltanto il segretario nazionale del Pd, ma anche una nuova classe dirigente”. I civatiani, nel presentare in conferenza stampa la lista dei delegati all’Assemblea nazionale, portano l’attenzione su alcuni aspetti che, purtroppo, sono finora messi in secondo piano. Il meccanismo delle primarie infatti non comporterà solo l’elezione del segretario nazionale, ma cambierà, in percentuale, il volto dell’Assemblea stessa. Chi vuol cambiare i quadri di partito ha solo questa occasione perché in base alle percentuali prese Renzi, Civati e Cuperlo, trascineranno le rispettive liste e quindi i delegati. A Messina in totale ne spetteranno 9 e saranno individuati in base alle percentuali raggiunte su scala provinciale dai tre candidati.

“Questo gruppo dirigente ha fallito- spiega Piero David, capolista dei civatiani a Messina- e nonostante ciò ci ritroviamo queste stesse persone nelle liste di Renzi e Cuperlo. Dietro loro ci sono Bersani, D’Alema, Fioroni, altro che rinnovamento. Questo Pd ha fallito, negli ultimi 4 anni ha governato con il centrodestra per 3 anni e non ha preso una sola decisione realmente di sinistra. L’unico in netta discontinuità, l’unico che non ha alcun collegamento con i signori delle tessere è Civati. Noi non vogliamo un partito degli eletti, che devono rispondere solo al capo corrente”.

Le primarie dell’8 dicembre sono aperte anche ai non tesserati, quindi riguardano gli elettori del Pd, che però, in questo caso hanno la possibilità, indirettamente, votando uno dei tre candidati alla segreteria anche di dare il voto ai componenti dell’Assemblea nazionale del partito (finora eletti solo dai tesserati). E’ un’occasione per cambiare la classe dirigente del Pd ed a Messina, come rilevato nel corso della conferenza stampa,le primarie saranno una cartina di tornasole: “ Basterà guardare la lista dei renziani, vedere quanti uomini di Genovese ci sono e in quale posto- prosegue David- per capire che quella non è discontinuità a Messina. Noi puntiamo a costruire il Pd di domani. Diciamo, votate Civati in prospettiva, abbiamo già i primi appuntamenti, il 7 ci sarà Mineo, il 17 Barca”.

Si vota dalle 8 alle 20.00, i non iscritti pagheranno 2 euro, potranno votare anche i giovani dai 16 ai 18 anni (basta iscriversi nel sito del Pd entro il 6 dicembre). Se nessun candidato dovesse ottenere il 50% dei voti più uno, il segretario sarà eletto dall’Assemblea nazionale.

“La verità è che oggi questo Pd ha una classe dirigente incompatibile con gli strumenti di partecipazione che lo stesso partito si è dato- spiega Giuseppe Grioli- Non è credibile una classe dirigente che la sera dice una cosa e il giorno dopo fa l’esatto contrario. Lo stesso tesseramento non è più legato alle idee, ma alle persone, alle leadership. Ci si iscrive perché si è con una persona, non con un’idea. Civati è l’anti-leader, l’anti-personaggio, ha sfidato i favoriti. Il Pd è stata una fusione a freddo tra due anime riuscita male perché si sono fuse forzatamente due classi dirigenti, due nomenclature, senza pensare agli elettori”.

A ribadire l’importanza del voto del’8 dicembre è stato Domenico Siracusano, perché non sarà un consenso che cambierà semplicemente la segreteria nazionale, ma automaticamente coinvolgerà le liste e quindi a futura classe dirigente del partito. Se si vota Civati, automaticamente il voto andrà alla lista a lui legata, che a Messina è così composta: Piero David, Pina Miceli, Giampiero Terranova, Francesca Pietropaolo, Alberto Ponturo, Antonella Nuccio, Bruno Lena, Sharon Schachter, Sebastiano Casablanca.

Dopo i civatiani domani sarà la volta dei renziani e sarà interessante vedere l’ordine dei candidati nella lista per capire nel braccio di ferro tra renziani della prima ora e quelli dell’ultimo secondo, chi ha avuto la meglio. Se il capolista, per intenderci, dovesse essere un genovesiano sarà guerra con i renziani della prima ora che hanno già chiarito che il primo posto in lista deve essere una donna e non certamente legata al leader del Pd. Il capolista deve essere un “renziano puro”, ribadiscono e quanto accaduto con i congressi di circolo e la segreteria non dovrà più ripetersi.

Rosaria Brancato