Il dg Aliquò: Fuori dalla campagna elettorale l’Irccs e il diritto alla salute

Che si lasci fuori dalla campagna elettorale la sanità e l’Irccs, che hanno a che vedere esclusivamente con il diritto alla salute ed alla qualità dell’assistenza. Siamo stati i primi in Sicilia a portare a termine le procedure di stabilizzazione dei precari così come previsto espressamente dalla Legge Madia. E’ un fatto che fa onore alla città ed è un diritto per quelle famiglie che hanno atteso per anni questa risposta che pone fine al precariato. Mi fa piacere che si evidenzi quel che funziona a Messina e ne sono lieto, ma non si tiri dentro l’Irccs in logiche da campagna elettorale che non ci appartengono”.

Non ama le conferenze stampa e meno che mai le interviste Angelo Aliquò, direttore generale dell’Irccs, che da manager della sanità ha costruito, insieme ai direttori sanitario Alagna, amministrativo Fresta e scientifico Bramanti, pezzo per pezzo la nuova azienda sanitaria scaturita dalla legge regionale 24. Ma non ha alcuna intenzione di essere trascinato in meccanismi che nulla hanno a che vedere con la sanità. A più riprese il candidato sindaco Giuseppe Trischitta per colpire Bramanti ha puntato il dito sulla stabilizzazione dei precari all’Irccs Piemonte, annunciando la richiesta di accesso agli atti per verificare la correttezza della procedura seguita ed evidenziando l’inopportunità, a suo dire, di procedure portate a termine nei mesi scorsi e controfirmate, come da legge, anche dal direttore scientifico.

Noi all’Irccs lavoriamo 24 ore su 24, mica ci possiamo fermare perché c’è una campagna elettorale e continueremo a lavorare, la nostra è una struttura sanitaria che guarda oltre lo Stretto- prosegue Aliquò- Rispettiamo la legge non possiamo violare una norma perché altri pensano di fare campagna elettorale strumentalizzando i fatti, per giunta positivi. Non riesco neanche a comprendere certe logiche che guardano al posto di lavoro come uno scambio. Sono logiche che dovrebbero essere estranee a tutti. Quando sono arrivato in azienda la spesa per il personale era di 11 milioni e 200 mila euro. Oggi è di 37 milioni e mezzo, questo vuol dire che ci sono famiglie che lavorano, producono, in una realtà in crisi. Vuol dire che ci sono precari che adesso non lo sono più e hanno la serenità economica. E vuol dire anche che garantiamo un’assistenza migliore, qualitativamente superiore. Stabilizzando i precari che ne avevano diritto li abbiamo resi liberi da qualsiasi possibilità di ricatto o pressione”.

Per il manager palermitano (anche se il nonno fu l’unico della famiglia a sopravvivere al terremoto del 1908 e si trasferì nel trapanese) non è tollerabile chi pensa e agisce con la vecchia logica della promessa del posto in vista di competizioni elettorali, pratica assai diffusa in queste latitudini.

Le dirò di più, stabilizzando i precari abbiamo risparmiato. La percentuale dell’1,60% dello stipendio di un precario va infatti al fondo per la disoccupazione. Moltiplichiamo questa somma per il numero dei precari e per il numero di anni e arriviamo ad un risparmio anche per l’azienda oltre al fatto che finalmente abbiamo dato garanzie di stabilità ad eccellenti professionalità in ogni settore dell’azienda. In 3 anni abbiamo fatto quello che non era stato fatto in 20 anni e tutto questo non può finire nel tritacarne di discussioni che nulla hanno a che vedere con la sanità e con il lavoro di chi opera all’Irccs. Se qualcuno vuol verificare le delibere faccia pure, abbiamo l’obbligo e direi anche l’orgoglio della trasparenza. I dati sono sul sito ufficiale ma le nostre porte sono aperte a chi ufficialmente vuol venire a verificare. Oggi come ieri come domani. Ma niente campagna elettorale sui diritti e sulla pelle delle famiglie”.

Rosaria Brancato