Il Piano di riequilibrio arriva in Aula con il parere negativo dei revisori. Il Comune ha debiti latenti per oltre 500 milioni di euro

Il Comune di Messina si prepara ad andare incontro al suo destino. Che si deciderà questa sera in Consiglio Comunale, dove – nell’ultimo giorno utile – approderà il Piano decennale di riequilibrio, strumento indispensabile per aderire al cosiddetto “salva-comuni nazionale”; accedere alle risorse impegnate per Messina nel Fondo di rotazione, circa55 milioni di euro da restituire in 10 anni; e tentare di salvare l’ente dal dissesto finanziario.

L’amministrazione Accorinti è stata costretta a mettere in piedi il documento di risanamento in pochissime ore, perché inizialmente il percorso da seguire doveva essere un altro e prevedeva la ripresentazione in Aula del vecchio piano di Riequilibrio, quello già approvato nel febbraio 2013 durante l'era del commissario Luigi Croce, rimasto successivamente monco del Contratto di servizio con l’Amam , in virtù del quale l’Azienda Meridionale Acque avrebbe dovuto rendere un canone annuo a favore del Comune pari a 10 milioni, per un totale di 145 milioni di euro in un decennio (per il primo anno era previsto un incasso di 5 milioni di euro).

La strategia messa a punto dall’amministrazione comunale e portata avanti sino a qualche ora fa e mirava infatti a sottoporre al voto dei consiglieri comunali una delibera con cui si prendeva atto del fallimento della Convenzione con l’Amam e si chiedeva di rigettare il vecchio piano. Sulla strada tracciata dall’amministrazione si sono però inaspettatamente frapposti il parere negativo dei revisori dei conti e le resistenze di quasi tutti i gruppi consiliari, che hanno obbligato la giunta ed il segretario/direttore Antonio Le Donne a virare e a presentare un piano ex novo.

Il Documento è stato trasmesso dapprima al Collegio dei revisori dei conti, che intorno alle 21 di sera hanno espresso parere negativo (il piano è stato considerato generico e un ruolo importante ha giocato anche il poco tempo a disposizione) e successivamente alla Presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, costretta ad indire in fretta e furia una seduta d’urgenza del Consiglio comunale, la cui convocazione -per legge – deve essere notificata ai consiglieri 24 ore prima.

Alle 21. 30 di stasera, dunque, il Consiglio comunale si riunirà per decidere cosa fare del Piano di riequilibrio targato Signorino . In caso di approvazione (improbabile visto il parere negativo dei revisori), il piano sarà trasmesso immediatamente al Ministero e alla Corte dei conti. In caso di bocciatura, il Comune potrà piangere con un occhio anzi forse con nessuno dei due, perché il diniego da parte dell’organo consiliare consentirebbe all’amministrazione Accorinti di puntare dritta all’obiettivo che si era prefissata quando aveva deciso di portare in Aula il piano di riequilibrio targato Croce, vale a dire aggrapparsi al comma 573 dell’ultima legge di stabilità ed usufruire della proroga sino al 30 marzo, sfruttando questo ulteriore tempo per provare ad agganciare anche il Dl 35. Il fondo istituito dal Governo Nazionale per aiutare le PA a saldare i debiti con le proprie imprese fornitrici consentirebbe all’esecutivo di spalmare una parte dei suoi debiti in 30 anni, con un tasso di interesse al 3%, e alleggerire il Piano di riequilibrio.

Ed a proposito di debiti, siamo riusciti a sapere dal vice-sindaco Signorino qualche dato contenuto nel piano. Quello più allarmante riguarda i cosiddetti debiti latenti, che ammontano ad oltre 500 milioni di euro. «Aprire i cassetti e sollevare i tappeti ha fatto venire fuori questi numeri , ma era un lavoro necessario che andava fatto ». Il vice di Accorinti spiega inoltre che nel Piano è stato utilizzato un sistema aziendale per il debito latente, con la costituzione di un Fondo di rischio del 25% . Nel piano sono riportati 133 milioni di euro. I «debiti espliciti, censiti e riconoscibili» dal Consiglio comunale ammontano invece a circa 107milioni di euro.

Le entrate previste vengono quantificate in 319 milioni di euro. Tra le misure messe in campo per imboccare un sentiero virtuoso figurano il piano di risparmio energetico, con una previsione di circa 3 milioni di euro l’anno; il piano di alienazione degli immobili, che rispetto al precedente piano è sceso da 43 a 30 milioni di euro; ed una rimodulazione delle zone catastali, che dovrebbe portare in cassa circa 40 milioni di euro.

Da questi numeri e da queste misure l’amministrazione può ripartire anche in caso di bocciatura del Piano da parte del Consiglio comunale, che potrebbe aprirgli le porte al comma 573 e al Dl 35. Sempre ammesso che la Corte dei conti non decida di mettersi di traverso. (Danila La Torre)